Il Necronomicon è uno
pseudobiblium, cioè un libro mai scritto ma citato come se
fosse vero in libri realmente esistenti. Il Necronomicon,
infatti, è un espediente letterario creato dallo scrittore
statunitense Howard Phillips Lovecraft per dare verosimiglianza ai
propri racconti, che diventò gradualmente un gioco intellettuale
quando anche altri scrittori cominciarono a citarlo nei loro racconti
di genere horror o fantascientifico. Lo stesso Lovecraft fu quasi
costretto, a un certo punto, a confessare che il Necronomicon
era una sua invenzione quando si accorse che troppi suoi lettori lo
avevano preso sul serio; ed anche oggi non mancano persone che
credono alla reale esistenza del Necronomicon.
Secondo Lovecraft, il Necronomicon
(in arabo: Al Azif) sarebbe un testo di magia nera redatto
dall'"arabo pazzo" Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen
nell'VIII secolo e morto a Damasco in circostanze misteriose:
Lovecraft immagina che fosse stato fatto a pezzi in pieno giorno da
un essere invisibile. Il nome Alhazred sarebbe un raffinato
gioco di parole costruito sul significato nascosto dell'inglese "all
has read", ovvero "ha letto tutto".
Etimologia
In una lettera Lovecraft sostiene che
il titolo, apparsogli in sogno, significa La descrizione delle
Leggi dei Morti (o che governano i Morti), significato derivato
dalle parole greche nekros (cadavere), nomos (legge) ed
eikon (immagine, descrizione). La traduzione più comune è,
invece, Libro dei Nomi dei Morti, perché fanno derivare il
secondo segmento del titolo dal greco onoma (nome, titolo di
libro).
Altre ipotesi sono Le consuetudini
dei Morti (da nomos = legge, uso, costume) oppure Guida
alla terra dei Morti (da nom- = spazio, distretto,
regione) oppure ancora Il Libro del Legislatore Morto (da
nomikos = legislatore).
Secondo August Derleth, amico ed
editore di Lovecraft, il nome Necronomicon fu ricalcato dallo
scrittore sul titolo degli Astronomicon Libri del poeta romano
di età augustea Marco Manilio, per cui il significato sarebbe Libro
che riguarda la Morte.
Storia fittizia ideata dall'autore
«La notte s'apre sull'orlo
dell'abisso. Le porte dell'inferno sono chiuse: a tuo rischio le
tenti. Al tuo richiamo si desterà qualcosa per risponderti.
Questo regalo lascio all'umanità: ecco le chiavi. Cerca le
serrature; sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul
Alhazred: per primo io le ho trovate: e sono pazzo.»
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(dalla
prefazione al Necronomicon.)
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Secondo Lovecraft il titolo originale
dell'opera è Al Azif, un termine arabo che sarebbe usato per
indicare i suoni notturni prodotti da certi insetti, ma che la
tradizione popolare identifica con il linguaggio dei demoni.
L'autore di questo libro sarebbe un
certo Abdul Alhazred, un poeta pazzo di San'a, nello Yemen,
probabilmente vissuto nel periodo omayyade (VII-VIII secolo) e che
passò gli ultimi anni di vita a Damasco, dove scrisse il libro,
intorno al 730, e dove morì, nel 738, in circostanze misteriose. Il
libro conterrebbe un racconto mitologico sui Grandi Antichi, la loro
storia e i metodi per invocarli. Del libro fu fatta una traduzione in
greco ad opera di Teodoro Fileta (responsabile anche del nome greco
Necronomicon), forse un monaco ortodosso di Costantinopoli, nel 950 e
una in latino ad opera del danese Olaus Wormius nel 1228 (in realtà,
il vero Olaus Wormius/Ole Worm è vissuto tra il XVI e il XVII
secolo), il quale annota nella prefazione come l'originale arabo
fosse già considerato perduto ai suoi tempi.
La versione latina fu stampata due
volte: una prima volta in caratteri gotici, presumibilmente in
Germania, nel XV secolo; una seconda volta nel XVII secolo,
probabilmente in Spagna. Il mago elisabettiano John Dee e il suo
assistente Edward Kelley entrarono in possesso di una copia del
Necronomicon a Praga, durante una visita all'imperatore "occultista"
Rodolfo II e si ritiene che ne abbiano fatto una traduzione in
inglese, della quale rimangono solo alcuni frammenti. Sembra che già
dal medioevo il libro fosse stato messo all'indice dalla Chiesa
cristiana e poi, via via, da tutte le religioni organizzate del
mondo.
Cronologia
- 730 - Abdul Alhazred scrive a Damasco il libro Al Azif.
- 950 - Teodoro Fileta a Costantinopoli traduce in greco Al Azif con il titolo Necronomicon.
- 1050 - Il Patriarca Michele ordina la distruzione delle copie tradotte in greco. Il testo arabo originale sparisce.
- 1070 - Teofilatto traduce di nuovo in greco Al Azif.
- 1228 - Olaus Wormius traduce in latino il testo in greco del Necronomicon.
- 1232 - Papa Gregorio IX ordina la distruzione delle copie in greco e latino del Necronomicon.
- XV secolo - Edizione tedesca in caratteri gotici della traduzione latina.
- 1472 - Edizione di Lione (Francia) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- 1550 - Edizione italiana del testo in greco.
- 1580 o 1586 - Traduzione inglese del Necronomicon latino, frammentaria e mai stampata, ad opera di John Dee e Edward Kelly.
- 1598 - Altra versione inglese del Necronomicon latino, ad opera del barone Federico I del Sussex che la intitola Cultus Maleficarum, meglio nota come Manoscritto del Sussex.
- 1622 - Edizione spagnola della traduzione latina.
Storia nel mondo reale
C'è incertezza su quale possa essere
stata la fonte ispiratrice di Lovecraft per la creazione del
Necronomicon. Secondo Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco
sarebbe stata la Chiave di Salomone, un celebre grimorio che
l'autore di Providence avrebbe conosciuto attraverso Ceremonial
Magic, un libro di Arthur Edward Waite del 1898, mentre secondo
lo studioso statunitense Roger Bryant il Necronomicon sarebbe
un adattamento del Picatrix, un testo arabo di magia del XII
secolo. Per Domenico Cammarota, invece, il Picatrix non può
essere la fonte del Necronomicon perché non è un testo di
magia, ma di alchimia e di erboristeria. Lovecraft, però, si sarebbe
ispirato al suo autore, l'alchimista iracheno ‘Abd al-Latīf, per
creare la figura di Abdul Alhazred.
Il libro cominciò ad uscire dalla
finzione letteraria per entrare nel mondo reale nel 1941, quando un
antiquario di New York, Philip Duchesne, mise nel proprio catalogo un
riferimento al Necronomicon, di cui forniva la descrizione e
fissava il prezzo a 900 dollari. Nel 1953 il giornalista Arthur
Scott, in un articolo sul mensile statunitense Sir!, sostenne
che il Necronomicon fosse scritto su fogli di pelle umana
prelevata da persone uccise con fatture stregonesche.
Da quel momento si moltiplicano i
riferimenti al Necronomicon sui bollettini dei bibliofili e
perfino nel catalogo della Biblioteca Centrale dell'Università della
California. Alla fine degli anni sessanta Lyon Sprague De Camp,
durante un viaggio in Asia, acquista uno strano manoscritto
proveniente da un villaggio del nord dell'Iraq e al ritorno lo fa
esaminare da alcuni esperti americani che però lo avvertono che il
testo è una sequenza di segni priva di significato, che cerca di
assomigliare al persiano e che risale al XIX secolo: un imbroglio,
insomma. Sprague De Camp decide comunque di pubblicarlo in facsimile,
raccontando la vicenda e facendolo passare per il Necronomicon,
aggiungendo particolari inquietanti per rendere il tutto verosimile.
Negli anni settanta Colin Wilson
sostiene che Lovecraft mentiva quando affermava che il Necronomicon
non esiste, per coprire le responsabilità del padre, affiliato alla
massoneria egiziana fondata da Cagliostro e possessore di una copia
del Necronomicon (probabilmente, nella traduzione inglese
effettuata da John Dee).
Roberto Volterri sostiene che il
Necronomicon non sia del tutto un'invenzione letteraria di
Lovecraft, ma che abbia tratto spunto da informazioni avute da Sonia
Greene, già discepola di Aleister Crowley, per pochi anni consorte
del "Solitario di Providence".
Copie conosciute
È stato possibile stilare un elenco delle copie conosciute del Necronomicon (nella finzione letteraria, ovviamente) in base alle tracce fornite nei loro racconti dai seguenti scrittori: Bergier, Derleth, Di Tillio, Edwards, Elliott, Hamblin, Herber, Kuttner, Lovecraft, Lumley, Schorer, Willis, Wilson.- Una copia, unica al mondo, dell'edizione originale araba, si dovrebbe trovare nella biblioteca della grande lamaseria della Città Senza Nome, in Mongolia.
- Bibliotèque nationale di Parigi, Francia. Edizione spagnola (Madrid, 1630 circa) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- Museo Egizio del Cairo, Egitto. Edizione italiana (Roma, 1550 circa) della versione greca di Teodoro Fileta.
- Chiesa della Saggezza Stellare di Providence, Rhode Island, USA. Edizione del XVII secolo (incerto se si tratti della edizione tedesca o spagnola) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- Field Museum, Chicago, Illinois, USA. Copia in lingua ed edizione ignote.
- Widener Library, Harvard University, Cambridge, Massachusetts, USA. Edizione spagnola (Madrid, 1630 circa) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- Kester Library, Salem, Massachusetts, USA. Edizione tedesca in caratteri gotici (Norimberga, fine XV secolo) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- Magyar Tudomanyos Akademia Orientalisztikai Kozlemenyei, Budapest, Ungheria. Copia manoscritta dell'originale arabo Al-Azif (dispersa)
- Miskatonic University, Arkham, Massachusetts, USA. Edizione spagnola completa (Madrid, 1630 circa) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- Miskatonic University, Arkham, Massachusetts, USA. Manoscritto parziale in inglese intitolato Al-Azif, appartenuto fino al 1924 ad Ambrose Dewart.
- Miskatonic University, Arkham, Massachusetts, USA. Copia frammentaria della traduzione di John Dee appartenuta alla famiglia Whateley fino al 1928.
- British Museum, Londra, Regno Unito. Edizione tedesca in caratteri gotici (Norimberga, fine XV secolo) della traduzione latina di Olaus Wormius, con traduzione in inglese ad opera di Henrietta Montague.
- San Marcos University, Lima, Perù. Edizione italiana (Roma, 1550 circa) della traduzione in greco di Teodoro Fileta.
- Università di Buenos Aires, Argentina. Edizione spagnola (Madrid, 1630 circa) della traduzione in latino di Olaus Wormius.
- Biblioteca Vaticana, Città del Vaticano. Edizione tedesca in caratteri gotici (Norimberga, fine XV secolo) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- Biblioteca Vaticana, Città del Vaticano. Manoscritto greco attribuito a Michele Psello ma in realtà traduzione di Teofilatto di Al Azif.
- Zebulon Pharr Collection, Costa Occidentale degli USA. Copia non identificata della traduzione in latino.
- Biblioteca Centrale dell'Università della California, Los Angeles, USA. Edizione spagnola (Toledo, 1647) della traduzione latina di Olaus Wormius.
- Biblioteca Pio XII, Università di Saint Louis, Louisiana,
USA. Microfilm della edizione tedesca in caratteri gotici
(Norimberga, fine XV secolo) della traduzione latina di Olaus
Wormius, conservata presso la Biblioteca Vaticana.
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