Etimologia ed origine
L'origine del nome pixie è
incerta. Alcuni pensano provenga dal dialettale svedese pyske,
ovvero piccola fata; altri non concordano con questa tesi,
sostenendo che data l'origine cornovalese della parola piskie,
questo è probabilmente di derivazione celtica, anche se non è stato
individuato l'esatto termine dal quale pixie dovrebbe
derivare.
Sebbene sembra fossero presenti nella
mitologia fin da prima dell'arrivo del Cristianesimo in Gran
Bretagna, i pixie entrarono in questa religione con la spiegazione
che erano le anime di bambini morti prima di essere battezzati.
Nel 1869 alcuni suggerirono che il nome
pixie fosse una reminiscenza razzista delle tribù pitte, che usavano
dipingere/tatuarsi di blu, una caratteristica spesso attribuita anche
ai pixie. Sebbene questa idea sia talvolta ripresa da scrittori
contemporanei, non ci sono connessioni certe e la derivazione
etimologica è incerta.
Alcuni ricercatori del diciannovesimo
secolo hanno elaborato altre ipotesi sulla derivazione del nome, o
connesso il termine a Puck, una creatura mitologica a volte descritta
come una fata, ma il nome Puck è anch'esso di origine incerta.
Fino all'avvento di racconti moderni,
il mito del pixie era localizzato in Bretagna. Alcuni hanno notato
alcune rassomiglianze alle "fate nordiche", le fae
germaniche o scandinave, ma i pixie sono distinte da queste dai miti
e dalle storie del Devon e della Cornovaglia.
Sud-Ovest Inghilterra
Prima della metà del diciannovesimo
secolo, pixie e fate erano tenute in gran considerazione in Devon e
Cornovaglia. I libri dedicati alle credenze locali dei contadini sono
pieni di incidenti dovuti a manifestazioni di pixie. Alcune località
devono il loro nome al mito dei pixie: ad esempio in Devon, vicino a
Challacombe, un gruppo di rocce deve il suo nome alla credenza che i
pixie abitino lì vicino. In alcune aree la credenza che pixie e fate
siano creature reali è ancora presente.
Nelle leggende provenienti da Dartmoor
si dice che i pixie si camuffino da mucchi di stracci per adescare i
bambini. I pixies di Dartmoor sono amanti della musica e del ballo e
amano cavalcare i puledri del paese. Questi pixie sono generalmente
amichevoli e aiutano gli esseri umani, a volte aiutando vedove
bisognose o altre nei lavori domestici. Comunque non sono totalmente
benigni, in quanto hanno anche la reputazione di portare i viandanti
fuori strada (e così il viandante diviene "pixy-led",
ovvero "guidato da un pixie", l'unico rimedio per il quale
consiste nell'indossare al contrario, con l'interno all'esterno, il
proprio cappotto).
La regina dei pixie della Cornovaglia
pare sia Joan the Wad ("Giovanna la Torcia"), considerata
molto fortunata. Nel Devon, i pixie sono considerati "così
piccoli da essere invisibili e innocui o amichevoli per l'uomo".
In alcune leggende e resoconti storici
sono descritti con una statura quasi pari a quella di un umano. Per
esempio, un membro della famiglia Elford a Tavistock, Devon, si
nascose dalle truppe di Cromwell nella casa di un pixie. Nonostante
l'entrata sia rimpicciolita col passare del tempo, la casa pixie, una
caverna di formazione naturale sullo Sheep Tor, è ancora
accessibile.
Si dice anche che a Buckland St. Mary,
nel Somerset, i pixie abbiano combattuto contro le fate: e proprio
per aver vinto ancora oggi visitano l'area, mentre le fate si dice se
ne andarono per sempre dopo la loro sconfitta.
Fin dai primi anni del diciannovesimo
secolo i loro contatti con gli umani sono diminuiti. Nel libro del
1824 Cornwall di Samuel Drew, troviamo questa osservazione:
"L'era dei pixie, come fu quella della cavalleria, è finita. Al
giorno d'oggi non ci sono molte case che si dica siano visitate da
questi. Persino i campi e le strade che prima frequentavano spesso
sembra siano state dimenticate. La loro musica può essere udita
molto raramente."
Giornata dei Pixie
La celebrazione della Giornata dei
Pixie (Pixie Day) è una vecchia tradizione che ha luogo ogni
anno in giugno nella città di Ottery St. Mary, nell'East Devon. La
festa si basa su una leggenda secondo la quale i pixie furono banditi
dalla città a una grotta là vicino, conosciuta come 'Salone dei
Pixie' (Pixie's Parlour).
La leggenda risale ai primi anni del
Cristianesimo, quando il vescovo locale, avendo deciso di far
costruire una chiesa a Ottery St. Mary, ordinò un set di campane dal
Galles e dispose che gli strumenti musicali fossero scortati da
monaci durante l'intero tragitto. Venendo a conoscenza di questa
cosa, i pixie si preoccuparono molto, sapendo che le campane, una
volta installate, avrebbero battuto le ultime ore del loro dominio su
quelle terre. Così gettarono un incantesimo sui monaci,
indirizzandoli dalla strada per Otteri a quella che portava alle
scogliere di Sidmouth. Proprio quando i monaci stavano per cadere nel
mare, uno dei monaci sbatté l'alluce su una roccia, ed esclamò "Dio
benedica la mia anima": fu questa invocazione a rompere
l'incantesimo. Le campane furono portate a Otteri e montate. In ogni
caso, l'incantesimo dei pixie non fu rotto del tutto; ogni anno in un
giorno di Giugno i pixie escono allo scoperto e portano le campane
nella loro caverna, da dove devono essere prese dal Vicario di Ottery
St. Mary. Questa leggenda è re-inscenata ogni anno dai gruppi di
Lupetti e Coccinelle del paese, con una speciale ricostruzione del
'Salone dei Pixie' nella piazza del paese, mentre la vera grotta è
situata lungo le rive del Fiume Otter.
Caratteristiche
I pixie sono stati descritti in molti
modi diversi sia nel folklore che nei racconti.
Si dice che i pixie siano
incredibilmente belli, nonostante ve ne siano alcuni che hanno
apparenze strane e distorte; una specie di pixie pare abbia il
carattere di un puledro, un'altra alcune caratteristiche in comune
con le capre. Il modesto pixie è una creatura incompresa: spesso
confusa con fate, spiriti o altre creature, è in realtà da queste
molto differente. Gran parte di questa confusione può essere
imputata alla Disney, che usa indifferentemente i termine 'pixie' e
'fata'. Anche Anna Eliza Bray ipotizzò che pixie e fate erano specie
distinte. A parte le specie più elevate di pixie, la maggior parte
può essere descritta come secca e ossuta, il cui sesso a volte è
impossibile da distinguere. Il loro viso ha forma di cuore, o molto
spigoloso, il loro corpo è descritto da linee dritte e hanno una
corporatura tozza, specialmente quelli più affini agli alberi e alla
terra, mentre i pixie dell'aria o dell'acqua paiono fragili e più
effimeri. Hanno dimensioni piuttosto varie, da alcuni centimetri per
gli abitanti degli alberi fino a raggiungere l'altezza di un bambino.
I pixie sono spesso poco vestiti o
completamente nudi. Nel 1890, William Crossing annotò la preferenza
dei pixie per parti di abiti eleganti: "Difatti, pare esista fra
di loro una specie di debolezza per gli ornamenti e un pezzo di
fiocco pare sia... altamente valutato da loro". ("Indeed,
a sort of weakness for finery exists among them, and a piece of
ribbon appears to be ... highly prized by them.") La
mancanza di gusto estetico è stata presa da Rachael de Vienne, un
moderno scrittore del genere fantastico, per indicare che i pixie
vanno generalmente in giro nudi, sebbene capiscano l'umano bisogno di
coprirsi. Nel libro di de Vienne, la protagonista, una bambina pixie,
si diverte a giocare con dei fiocchi fatti da lei con la camicia del
padre.
Si dice anche che alcuni pixie rubino i
bambini o che portino i viaggiatori fuori strada. Queste usanze pare
in origine fossero riferite alle fate e non ai pixie; nel 1850,
Thomas Keightley osservò che la maggior parte della mitologia pixie
potrebbe essere stata originata dai miti sulle fate. Si dice anche
che i pixie ricompensino chi si cura di loro e puniscano chi si
comporta male, tesi per la quale Keightley fa degli esempi. Inoltre,
con la loro presenza portano benedizione su chi è affezionato a
loro.
I pixie praticano l'equitazione per
divertimento e annodano le criniere in grovigli inestricabili. Hanno
fama di "grandi esploratori, conoscono le grotte dell'oceano, le
fonti delle correnti e le insenature delle terre".
Alcuni credono che i pixie abbiano
origine umana, o che "facciano parte della natura umana",
al contrario delle fate la cui mitologia fa risalire a forze
immateriali e spiriti maligni. In alcune discussioni i pixie sono
presentati con creature senza ali e simili ai pigmei, anche se questa
è probabilmente una recente aggiunta alla mitologia "classica".
Uno studente inglese prese il mito dei
pixie abbastanza sul serio da affermare che "i pixie sono
certamente una razza più piccola, e, dalla grande cupezza delle
storie a loro proposito, credo che siano anche una razza più antica.
Interpretazioni letterarie
Molti poeti dell'epoca vittoriana
concepivano i pixie come creature magiche. Un esempio è Samuel
Minturn Peck: nel suo poema The Pixies, scrive:
- ‘Tis said their forms are tiny, yet
- All human ills they can subdue,
- Or with a wand or amulet
- Can win a maiden's heart for you;
- And many a blessing know to stew
- To make to wedlock bright;
- Give honour to the dainty crew,
- The Pixies are abroad tonight.
La poetessa inglese del tardo novecento Nora Chesson raccoglie la
mitologia pixie abbastanza bene nel poema intitolato The Pixies,
dove riassume le speculazione e i miti sui pixie in versi:
- Have e'er you seen the Pixies, the fold not blest or banned?
- They walk upon the waters; they sail upon the land,
- They make the green grass greener where'er their footsteps fall,
- The wildest hind in the forest comes at their call.
- They steal from bolted linneys, they milk the key at grass,
- The maids are kissed a-milking, and no one hears them pass.
- They flit from byre to stable and ride unbroken foals,
- They seek out human lovers to win them souls.
- The Pixies know no sorrow, the Pixies feel no fear,
- They take no care for harvest or seedtime of the year;
- Age lays no finger on them, the reaper time goes by
- The Pixies, they who change not, grow old or die.
- The Pixies though they love us, behold us pass away,
- And are not sad for flowers they gathered yesterday,
- To-day has crimson foxglove.
- If purple hose-in-hose withered last night
- To-morrow will have its rose.
Chesson accenna a tutte le caratteristiche basilari, includendo anche
le più moderne. I pixie sono esseri "a metà", non
maledetti da Dio o benedetti. Loro fanno l'imprevedibile, benedicono
il territorio e sono creature della foresta che altre creature
selvagge trovano affascinanti e che non spaventano. Amano gli umani,
prendendone alcuni per compagni e sono quasi immortali; sono alati e
volano di posto in posto.
La tradizione della "Giornata dei
Pixie" nella città natale di Samuel Taylor Coleridge., Ottery
St Mary, ispirò il suo poema Song of the Pixies.
La scrittrice dell'epoca vittoriana
Mary Elizabeth Whitcombe divide i pixie in tribù a seconda di
personalità e scopi.
Nella scrittura moderna, l'autrice
fantasy Rachael de Vienne è fedele alla mitologia pixie,
intrecciando numerosi elementi di questa nei suoi lavori. Altri
scrittori fanno un tributo ai pixie utilizzandone il nome, sebbene
spesso si distacchino dalla mitologia stessa.
In epoca moderna
Animazione
Nel film Disney, Le avventure di
Peter Pan, Campanellino è descritta come una pixie, sebbene, nel
racconto di J.M.Barrie su cui si basa il film, sia in realtà una
fata. Nelle versioni Disney lei usa sempre la "polvere di pixie"
anziché la polvere di fata presente nel racconto. Nel racconto
originale di Barrie, Campanellino è tradizionalmente presentata come
un puntino luminoso volante emesso da lontano. La Disney continua ad
usare i termini "pixie" e "fata" in modo
intercambiabile per Campanellino, e spin-off associati. In Due
Fantagenitori, i pixie (tradotti nella serie come folletti), sono
ottusi, indossano dei completi grigi, parlano con voce monotona,
indossano cappelli a punta e, a differenza delle fate, trattano la
magia come un affare e al posto delle bacchette magiche usano dei
telefoni cellulari.
Curiosità
Un piccolo ma altamente ingegnoso
transricettore QRP è stato chiamato Pixie in loro onore.
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