«Gul: specie di demone arabo e turchesco, maschio o femmina; si sposta con facilità fra cielo e terra e ama frequentare i cimiteri. [...] l'occupazione principale dei ghoul consiste nel battere le campagne, far abortire le donne incinte, succhiare il sangue dei giovani, divorare i cadaveri, urlare nel vento, aggirarsi fra i ruderi, gettare il malocchio, provocare sventure.» |
(Dictionnaire Infernal di Jacques Collin de Plancy) |
La ghul o gul
(in arabo: الغول),
talora scritto secondo la grafia inglese ghoul,
italianizzato in gula, è secondo i musulmani un'entità
soprannaturale o uno spirito, le cui origini sono precedenti
all'avvento dell'islam.
La stella Algol ha preso il nome da
questa creatura.
Etimologia
Ignota l'etimologia del sostantivo
ghūl, anche se alcuni ritengono che il termine derivi dalla
radice araba <gh-w-l>, "catturare",
"afferrare", secondo l'Oxford English Dictionary,
mentre altre fonti indicano come significato dell'ipotizzata radice,
"uccidere".
Religione islamica e folclore
Le descrizioni della ghūl nelle
storie del folclore arabo sono spesso contraddittorie.
Nelle storie preislamiche e islamiche è generalmente un jinn, entità a metà via tra uomini e demoni, che muta spesso forma. Se i jinn sono di entrambi i sessi, la ghūl è esclusivamente di sesso femminile, abitante dei deserti, decisamente dedita all'aggressione dei viaggiatori. Una delle possibili fonti di ispirazione per il concetto della ghūl potrebbe essere derivato dal contatto dei beduini arabi con le civiltà mesopotamiche e dall'essere stato influenzato dal demone gallu, che rapì la divinità accadica Damuzi per portarla nel reame dei morti.
Nelle storie preislamiche e islamiche è generalmente un jinn, entità a metà via tra uomini e demoni, che muta spesso forma. Se i jinn sono di entrambi i sessi, la ghūl è esclusivamente di sesso femminile, abitante dei deserti, decisamente dedita all'aggressione dei viaggiatori. Una delle possibili fonti di ispirazione per il concetto della ghūl potrebbe essere derivato dal contatto dei beduini arabi con le civiltà mesopotamiche e dall'essere stato influenzato dal demone gallu, che rapì la divinità accadica Damuzi per portarla nel reame dei morti.
In diversi detti attribuiti a Maometto
compaiono le ghūl, intese come demoni o geni che uccidono,
rubano o terrorizzano i viandanti che percorrono i luoghi desertici.
L'autenticità di questi racconti è curiosamente messa in dubbio da
alcuni studiosi, tra cui un ḥadīth tramandato da Jābir b.
ʿAbd Allāh, che ne nega l'esistenza: «Non esiste 'ghūl', non
esiste 'adwā' e non esiste 'ṭayrra'», a dispetto del fatto che
dei jinn (di cui fa parte la ghūl) parli più volte il
Corano e che la loro esistenza non sia in alcun modo messa in dubbio
dall'islam sunnita e sciita.
La credenza in queste creature continua
ancor oggi ad essere ampiamente diffusa, e non solo nel XVIII e XIX
secolo, in cui alcune testimonianze di viaggiatori occidentali
riportavano storie che si possono far risalire alla ghūl.
La ghūl nella cultura moderna
L'idea della ghūl come
abitatrice dei cimiteri che si nutre di cadaveri è ben precedente
alla versione delle Mille e una notte di Antoine Galland, il
quale si prese molte libertà nella sua traduzione. Nel racconto
Storia di Sidi-Nouman presentò la ghūl come mostro
che dissotterra i cadaveri dai cimiteri per nutrirsene e gli autori
successivi ripresero le caratteristiche cannibalistiche di tale jinn.
Nella letteratura anglofona, il termine
fu usato per la prima volta nel romanzo Vathek di William
Beckford (pubblicato in francese nel 1786 e tradotto in inglese
l'anno successivo da Samuel Henley).
Nei suoi romanzi H.P. Lovecraft
presentò i ghoul come i membri di una razza notturna
sotterranea, esseri umani che si trasformano in orripilanti umanoidi
in seguito all'abitudine di cibarsi di cadaveri umani. Per quanto
terrificanti, non sono mostri necessariamente malvagi; non uccidono
(si limitano a cibarsi di chi è già morto) e in alcune storie
sostengono conversazioni intelligenti con le persone normali. Richard
Upton Pickman, un pittore di Boston che scompare in circostanze
misteriose nella storia Il modello di Pickman, riappare come
ghoul nel romanzo breve La ricerca onirica dello sconosciuto
Kadath. In conseguenza della popolarità di Lovecraft, molte
altre opere moderne usano il termine ghoul riferendosi a creature
umanoidi degenerate e cannibali.
A partire da La notte dei morti
viventi (1968) di George Romero le caratteristiche dello zombie,
fino ad allora semplicemente uno schiavo privo di volontà sottoposto
alla volontà del suo creatore, si fusero con quelle della ghul
mangiatore di cadaveri, generando lo zombie moderno mangiatore
di carne umana.
Nel manga ed anime Tokyo
Ghoul si parla dei ghoul come esseri dalle sembianze
umane, ma quando il loro organismo necessita della piena potenza,
assumono un aspetto caratterizzato da occhi neri con iridi rosse
detto kakugan, e un kagune, cioè un organo predatorio utile
sia per l'offesa che per la difesa specifico per ogni ghoul;
in altre situazioni riescono a confondersi tra le persone normali. La
condizione di ghoul non impone la non esistenza di valori
morali: infatti queste creature possono decidere di sfamarsi
aggredendo individui inconsapevoli, oppure di cibarsi della carne di
coloro che hanno scelto di togliersi la vita, in modo da non causare
scompiglio nel distretto di appartenenza. Alcuni di loro praticano
anche il cannibalismo, ovvero la pratica secondo la quale un ghoul
si ciba della carne di un altro ghoul, si dice che questo
sviluppi in loro delle capacità superiori a quelle degli altri, ma
li porti alla pazzia.
Nel romanzo Il figlio del cimitero,
di Neil Gaiman, i ghoul si radunano in una città sotterranea
o comunque "altra" rispetto al mondo dei viventi e dei
defunti ordinari. Vi accedono mediante un portale rappresentato, in
ogni cimitero, da una tomba più rovinata delle altre. Sostengono fra
loro conversazioni pompose e al contempo irriverenti. Anche in questo
caso, si cibano di cadaveri. Infine, nella rivisitazione di Gaiman
essi temono i Gaunt della notte, creature volanti di origine
lovecraftiana, e i Mastini di Dio (come la signorina Lupescu,
istitutrice del protagonista).
I membri della band heavy
metal svedese Ghost sono caratterizzati dal più totale
anonimato: mentre il cantante è noto come "Papa Emeritus"
e pesantemente truccato in volto, gli strumentisti sono noti solo
come "Nameless Ghouls" ("ghoul senza nome")
e portano delle maschere.
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