Secondo la tradizione ebraica e
successivamente cristiana, gli angeli sono organizzati in una
gerarchia di differenti ordini, detti nel medioevo cori
angelici.
Queste gerarchie consistono in figure
intermedie tra Dio e gli uomini, in quanto collegano e descrivono il
rapporto esistente fra l'assoluta trascendenza divina e la sua
attività nel mondo.
Lo Pseudo-Dionigi l'Areopagita, nel
libro De coelesti hierarchia, indica alcuni passaggi del Nuovo
Testamento, nello specifico la Lettera agli Efesini e la
Lettera ai Colossesi, sulla cui base costruire uno schema di
tre gerarchie, sfere o triadi di angeli, ognuna delle quali contiene
tre ordini o cori. In decrescente ordine di potenza esse sono:
- Prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni
- Seconda gerarchia: Dominazioni, Virtù, Potestà
- Terza gerarchia: Principati, Arcangeli, Angeli
A partire da antiche tradizioni
misteriche, ogni gerarchia era identificata inoltre con una delle
orbite degli astri, dalle quali proveniva un coro, un'armonia
recondita conosciuta come «musica delle sfere».
Nel canto ventottesimo del Paradiso
dantesco è esplicita l'identificazione delle Gerarchie con le sfere
celesti, disposte in cerchi concentrici attorno a Dio: «un punto
vidi che raggiava lume /
acuto sì, che 'l viso ch'elli affoca /
chiuder conviensi per lo forte acume; /
e quale stella par quinci più poca, /
parrebbe luna, locata con esso /
come stella con stella si collòca» (vv. 16-21).
acuto sì, che 'l viso ch'elli affoca /
chiuder conviensi per lo forte acume; /
e quale stella par quinci più poca, /
parrebbe luna, locata con esso /
come stella con stella si collòca» (vv. 16-21).
Origini e fortuna della gerarchie angeliche
Un primo accenno alle Gerarchie si ha
nell'Antico Testamento, dove gli angeli, pur comparendo all'inizio
come semplici controfigure di Jahvè, ed acquistando solo in seguito
i connotati di entità distinte, nel sogno di Giacobbe appaiono
posizionati su una scala che unisce il cielo alla terra. La loro
presenza sarà più esplicita negli scritti ebraici diffusi fra il
III secolo a.C. e il V secolo successivo, quali Hekhalot, ed
il Libro di Enoch, dove l'ascesa al cielo dell'omonimo
patriarca è descritta come l'attraversamento di successive schiere
angeliche fino alla visione beatifica del Nome.
La figura degli angeli, tuttavia,
potrebbe avere anche un'origine pre-biblica, nutrendosi di antiche
conoscenze sapienziali, astrologiche, ed esoteriche riguardanti
esseri divini e soprannaturali, appartenenti alle culture persiana,
assiro-babilonese, egiziana, spogliandosi in seguito delle diverse
connotazioni politeistiche.
All'inizio dell'era cristiana
l'angelologia veniva coltivata soprattutto dagli gnostici. Paolo di
Tarso, pur polemizzando contro costoro, rappresentò la fonte
principale del Nuovo Testamento da cui attingerà la futura
angelologia cristiana utilizzando i suoi stessi accenni (Rom 8,38-40,
1 Cor 15,24, Col 1,16, Ef 1,21). Il testo di riferimento più famoso
su questo tema sarà appunto il De coelesti hierarchia.
Occorre considerare inoltre i contributi della filosofia classica e
neoplatonica, tra cui il concetto di dynamis della metafisica
di Proclo, negli influssi sull'angelologia cristiana.
La Chiesa cattolica cercò di limitare
il culto degli angeli ai tre soli citati nella Bibbia, dirigendo la
pietà dei fedeli verso il solo angelo custode. Si deve in ogni caso
a Papa Gregorio la diffusione in Occidente delle gerarchie angeliche
descritte dallo Pseudo-Dionigi l'Areopagita, anche se collocate in un
ordine diverso da quello indicato da quest'ultimo.
Nel Medioevo altri schemi furono
proposti, spesso collegati a considerazioni di natura astrologica e
cosmologica. Riallaciandosi ancora a Dionigi, Tommaso d'Aquino
scriveva nel XIII secolo:
«Vediamo dunque, da prima,
il criterio della determinazione fatta da Dionigi. In proposito va
ricordato che, secondo lui, la prima gerarchia apprende le ragioni
delle cose in Dio stesso; la seconda, nelle loro cause universali;
la terza nell'applicazione di esse agli effetti particolari. E
poiché Dio è il fine non solamente dei ministeri angelici, ma di
tutto il creato, alla prima gerarchia spetta considerare il fine;
alla gerarchia di mezzo, disporre universalmente le cose da fare;
all'ultima, invece, applicare le disposizioni agli effetti, e cioè
eseguire l'opera. È evidente infatti che queste tre fasi si
riscontrano nel processo di ogni operazione. Perciò Dionigi, che
dai nomi degli ordini deriva le loro proprietà, nella prima
gerarchia pose quegli ordini i cui nomi indicano un rapporto con
Dio: cioè i Serafini, i Cherubini e i Troni. Nella gerarchia
intermedia pose invece quegli ordini i cui nomi significano un
certo universale governamento ovvero ordinamento: cioè le
Dominazioni, le Virtù e le Potestà. Nella terza gerarchia infine
pose quegli ordini i cui nomi designano l'esecuzione dell'opera:
cioè i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli.»
|
(Tommaso d'Aquino, Summa teologica, I, 108, 6) |
Secondo ulteriori concezioni
astrologiche ed esoteriche, risalenti a remote dottrine iniziatiche e
riprese anche da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia,
ogni gerarchia angelica dominava su una delle nove sfere celesti
ruotanti al di sopra della Terra, da intendere come le orbite
planetarie di luoghi celesti di cui i diversi pianeti non sarebbero
che una manifestazione riduttiva a livello fisico. È questa una
delle rappresentazioni più recenti dell'angelologia sviluppatasi a
partire dalla scuola antroposofica creata dall'esoterista Rudolf
Steiner.
Prima sfera
«[...] I cerchi primi
t'hanno mostrato Serafi e Cherubi.
Così veloci seguono i suoi vimi,
per somigliarsi al punto quanto ponno;
e posson quanto a veder son soblimi.
Quelli altri amori che 'ntorno li vonno,
si chiaman Troni del divino aspetto,
per che 'l primo ternaro terminonno.»
(Divina Commedia, Paradiso, XXVIII, 98-108)
t'hanno mostrato Serafi e Cherubi.
Così veloci seguono i suoi vimi,
per somigliarsi al punto quanto ponno;
e posson quanto a veder son soblimi.
Quelli altri amori che 'ntorno li vonno,
si chiaman Troni del divino aspetto,
per che 'l primo ternaro terminonno.»
(Divina Commedia, Paradiso, XXVIII, 98-108)
Serafini
I Serafini (nome ebraico Seraphim)
appartengono al più alto ordine di Angeli, quello situato nel cielo
Empireo, o cristallino, il più prossimo a Dio, da cui ricevono in
forma immediata le idee e le direttive con cui far evolvere un
complesso cosmico.
La Bibbia li raffigura come angeli
dotati di sei ali: due per volare, due per coprirsi il volto e due
per coprirsi i piedi. Cantano continuamente le lodi di Dio: «Santo,
Santo, Santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena
della Sua gloria».
È anche detto che cantano la musica
delle sfere, regolando il movimento del cielo, così come loro
comandato, e che ardendo di amore e zelo per Dio, emanano una luce
così potente e brillante che nessuno, se non occhi divini, può
guardarli.
Francesco d'Assisi viene anche
appellato "Serafico" perché, al momento di ricevere le
stigmate, il Signore gli apparve in una visione in cui si mostrava
Crocefisso e velato da sei ali come un Serafino; e dalle Sue mani,
piedi e costato, partirono i raggi che segnarono il corpo di
Francesco rendendolo simile a Lui. Sarebbe così stata esaudita la
preghiera di Francesco: "Fa' o Signore che io possa soffrire per
te tanto quanto lo può una creatura umana e amarti quanto lo può un
cuore umano".
I serafini vengono menzionati alcune
volte nella Bibbia solo nel libro di Isaia. Secondo Tommaso d'Aquino,
i serafini presiedevano alla carità e i cherubini alla scienza.
Cherubini
I Cherubini (nome ebraico Cherubim)
risiedono oltre il trono di Dio, nelle profondità del firmamento, o
cielo stellato dello zodiaco; sono perciò i guardiani della luce e
delle stelle. Essi rielaborano le intuizioni immediate dei Serafini
traducendole in riflessioni e pensieri di saggezza riguardanti
l'evoluzione dei sistemi planetari.
La Bibbia li raffigura come esseri con
quattro ali e quattro facce, ovvero una umana, una di bue, una di
leone ed infine una di aquila. I Cherubini vengono inoltre descritti
come angeli dediti alla protezione, posti a guardia dell'Eden e del
trono di Dio. Ad essi è attribuita una perfetta conoscenza di Dio,
superata soltanto dall'amore di Dio dei serafini.
Sempre secondo la Bibbia, le sculture
di due cherubini contrapposti erano rappresentate sul coperchio
dell'Arca dell'Alleanza. Essi vengono menzionati di solito al
plurale, ma anche al singolare.
Troni
I Troni (in ebraico ophanim, in
greco Thronoi) sono esseri angelici dalla forma mutevole e
dagli infiniti colori. Il loro luogo spirituale è il settimo cielo,
che corrisponde all'orbita di Saturno. Il loro compito è quello di
tradurre in opera la sapienza e il pensiero elaborato dai Cherubini.
Vengono descritti dalla Bibbia come
ruote intersecate ad altre ruote, delle quali se una si muove avanti
e indietro, l'altra si muove da un lato all'altro. Si tratta di ruote
dotate di innumerevoli occhi, secondo l'immagine presente nel libro
di Ezechiele, dove il profeta Ezechiele descrive la visione dei
cieli; il profeta non descrive esplicitamente queste ruote come
angeli, ma come oggetti o "creature viventi" che possiedono
uno spirito.
L'apostolo Paolo usa il termine troni
nella lettera ai Colossesi. Secondo Steiner, si deve ai Troni il
fatto che l'universo esista in forma fisica così come lo conosciamo,
grazie all'emanazione della loro stessa sostanza di calore,
sviluppatasi in densità.
Seconda sfera
«In essa gerarcia son l'altre
dee:
prima Dominazioni, e poi Virtudi;
l'ordine terzo di Podestadi èe.»
(Divina Commedia, Paradiso, XXVIII, 121-123)
prima Dominazioni, e poi Virtudi;
l'ordine terzo di Podestadi èe.»
(Divina Commedia, Paradiso, XXVIII, 121-123)
Dominazioni
Le Dominazioni (in ebraico hashmallim,
in greco Kyriotetes) esercitano la loro influenza a partire
dalla sfera orbitante di Giove. Essi hanno il compito di regolare i
compiti degli angeli inferiori. Ricevono i loro ordini dai Serafini,
Cherubini o direttamente da Dio, e devono assicurarsi che il cosmo
sia sempre in ordine.
Pseudo Dionigi usò il nome di
Dominazioni per indicare una categoria di "intelligenze
celesti" libere da qualsiasi legame con le dimensioni più
basse, e volta interamente verso l'Essere Sovrano.
Sono gli angeli ai quali Dio affida la
forza del dominare. Si suppone essi compongano l'esercito
dell'Apocalisse, e da loro dipendano l'ordine universale e la
disciplina ferrea alla quale gli angeli inferiori si rivolgono per
mantenerlo.
Il termine dominazioni è usato
da Paolo di Tarso nella lettera ai Colossesi.
Virtù
Le Virtù, anche chiamate "Fortezze"
(in greco Dynameis) risiedono nella sfera orbitale di Marte.
Per Dionigi, «il nome delle sante
Virtù significa coraggio saldo e intrepidità in tutte le attività,
un coraggio che mai si stanca di accogliere le illuminazioni donate
dal Principio divino».
Sono menzionati da Paolo di Tarso nella
Lettera agli Efesini (1,21). Spiriti combattenti, che
presiedono ai grandi cambiamenti della storia, nella prospettiva
esoterica dell'antroposofia di Rudolf Steiner le Virtù definiscono
l'archetipo, in termini di qualità specifiche, degli elementi
creati, in quanto si deve a loro tutto ciò che nel creato muta e si
evolve, come ad esempio la trasformazione del seme in una pianta.
Potestà
Le Potestà (in ebraico Elohim,
in greco Exusiai) estendono il loro dominio sul Sole.
Descritti dalla Bibbia come esseri angelici dai molti colori, simili
a vapori nebbiosi, sono gli elementi portanti della coscienza e i
custodi della storia. Sono descritti da Dante come accademicamente
guidati e interessati alla sapienza, a discipline quali filosofia,
teologia, religione, e ai documenti che appartengono a questi studi.
In una prospettiva esoterica, le Potestà si occupano di guidare
l'evoluzione della Terra verso una successiva epoca cosmica,
pianificando e sorvegliando lo sviluppo e la distribuzione di poteri
all'umanità. Nella credenza popolare essi sono gli angeli che
accompagnano le decisioni dei padri e li consigliano nella cura della
famiglia.
Paolo di Tarso usa il termine potestà
nella lettera ai Colossesi e nella lettera agli Efesini. Egli
tuttavia usa sia il termine potenza che autorità nella
lettera agli Efesini, per riferirsi a questo tipo di angeli: le
potenze svilupperebbero le ideologie, laddove le autorità scrivono i
documenti e le dottrine.
Entrambe sono comunque coinvolte nella
formulazione delle ideologie. Mentre però le potenze comprendono
tutto, le autorità si focalizzano su particolari linee di
conoscenza, specializzandosi nel codificare quelle idee, e nella
produzione di documenti concettuali a quelle inerenti. Secondo la
dottrina della chiesa cattolica, le Potestà frenano l'azione dei
demoni e con la loro virtù possono anche scacciarli.
Terza sfera
«Poscia ne' due penultimi
tripudi
Principati e Arcangeli si girano;
l'ultimo è tutto d'Angelici ludi.»
(Divina Commedia, Paradiso, XXVIII, 124-126)
Principati e Arcangeli si girano;
l'ultimo è tutto d'Angelici ludi.»
(Divina Commedia, Paradiso, XXVIII, 124-126)
Alla terza sfera appartengono quegli
angeli che assolvono la funzione di messaggeri del Cielo.
Principati
I Principati (in greco Archai)
esercitano i loro influssi dall'orbita di Venere. Esseri angelici
dalla forma simile a raggi di luce, si trovano oltre il gruppo degli
arcangeli. Sono gli spiriti della storia e del tempo, guardiani delle
nazioni e delle contee, e di tutto quello che concerne i loro
problemi ed eventi, inclusa la politica, i problemi militari, il
commercio e lo scambio.
Paolo usa il termine principati nelle lettere ai Colossesi
e agli Efesini.
Il compito dei Principati consiste
nell'ispirare la nascita di nuove idee o invenzioni in grado di
segnare una certa epoca, facendo anche in modo che l'uomo acquisisca
sempre più consapevolezza del suo periodo storico, per trovare in
questo il suo posto, non lasciandosi trascinare dal progresso della
civiltà, bensì appropriandosene, per vivere pienamente il destino
in cui si trova collocato.
Arcangeli
Gli Arcangeli, il cui influsso giunge
fino a Mercurio, appartengono al secondo ordine della terza sfera;
questi angeli tendono ad essere i più grandi consiglieri e
amministratori inviati dal Cielo. Un arcangelo ha normalmente un
ruolo di grande importanza nei riguardi dell'uomo. Secondo
l'angelologia dello Pseudo-Dionigi, tuttavia, gli arcangeli stanno
appena sopra l'ordine più basso, quello degli angeli comuni. Nella
prospettiva antroposofica, i compiti degli arcangeli consistono
nell'ispirare e proteggere grandi gruppi di persone, come nazioni,
popolazioni o gruppi etnici; essi perciò sono chiamati anche spiriti
del popolo. Ciò li distingue dagli Angeli, che invece si occupano
dei singoli individui (angeli custodi) o dei piccoli gruppi.
La parola "arcangelo" è
usata solamente due volte nelle Scritture (ma diverse volte nel
Septuaginta). Alcuni insistono sul punto che gli arcangeli non sono
divisi in separati ordini, ma nella tradizione cattolica gli
arcangeli (Michele, Raffaele, Gabriele, e in alcuni casi Uriel), sono
cherubini o serafini, oltre che essere arcangeli. Come è scritto
nella Bibbia, Lucifero era "come un cherubino"; in
seguito alla sua ribellione a Dio, fu affrontato, sconfitto e gettato
(per l'eternità) nel pozzo infernale da parte dell'arcangelo
Michele.
Angeli
Gli Angeli appartengono all'ordine più
basso della gerarchia; sono i più vicini agli uomini e ai singoli
individui, sovraintendendo a tutte le loro occupazioni. Risiedono
infatti nello spazio cosmico più prossimo alla Terra, quello della
Luna.
Rappresentano la coscienza della
singola persona, custodendo la memoria della sua vita e, in un'ottica
esoterica, delle sue diverse incarnazioni. All'interno della
categoria degli angeli ci sono, in ogni caso, differenze di molti
tipi. Gli angeli vengono sovente inviati come messaggeri agli uomini.
La parola "angelo" proviene dal greco anghelos, cioè
"messaggero".
Nel cattolicesimo, tutte le gerarchie
angeliche vengono lodate dall'umanità grazie alla corona angelica,
una corona simile ad un rosario, con la quale si pregano gli angeli
di ogni gerarchia e si chiede loro di intercedere presso Dio per
ottenere delle grazie. Essa consente inoltre di ricevere, in
particolari giorni, anche indulgenze, se opportunamente benedetta da
un sacerdote.
Gerarchia angelica ebraica
Maimonide, nel suo Mishneh Torah:
Yesodei ha-Torah, conta dieci ranghi di angeli nella gerarchia
angelica ebraica, iniziando dal più alto:
Rango | Angelo | Note |
---|---|---|
1 | Chayot Ha Kodesh | |
2 | Ophanim | |
3 | Erelim | Vedi Libro di Isaia 33:7 |
4 | Hashmallim | Vedi Libro di Ezechiele 1:4 |
5 | Seraphim | Vedi Libro di Isaia 6 |
6 | Malakhim | Messaggeri, angeli |
7 | Elohim | "Esseri divini" |
8 | Bene Elohim | "Figli di esseri divini" |
9 | Cherubini | Vedi Talmud Hagigah 13b |
10 | Ishim | "esseri antropomorfi", vedi Libro di Daniele 10:5 |
Gerarchia angelica cabalistica
Nell'ebraismo, inoltre, l'angelologia
cercò indizi di supporto nella Bibbia e trovò la sua piena
fioritura nella cabala. Nella scuola cabalistica di Girona, ambiente
catalano del XII secolo, l'assegnazione di un angelo a 72 segmenti
dello zodiaco, ognuno di 5°, consentì la formulazione di oroscopi
inculturando le tradizioni astrologiche pagane, diffuse dal
Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, e aggirando così il divieto
per i pii ebrei di prestar fede alle stelle dello zodiaco. Il numero
72 o il suo multiplo 216 era associato al nome di Dio
Shemhamphorasch, creato prendendo una o tre lettere dai nomi
dei 72 angeli.
Secondo la Cabala, come descritta
dall'Ordine ermetico dell'alba dorata, associazione esoterica
del XIX secolo, ogni coro di angeli della gerarchia ebraica è
comandato da un arcangelo ed è in corrispondenza con uno dei
sephirot.
Rango | Coro di Angeli | Traduzione | Arcangelo | Sephirah |
---|---|---|---|---|
1 | Hayot Ha Kodesh | Animali Santi | Metatron | Keter |
2 | Ophanim | Ruote | Raziel | Chokmah |
3 | Erelim | Troni | Tzaphkiel | Binah |
4 | Hashmallim | Gli Elettrici | Tzadkiel | Chesed |
5 | Seraphim | Gli Ardenti | Khamael | Gevurah |
6 | Malakhim | Messaggeri, angeli | Raffaele | Tipheret |
7 | Elohim | Dei | Haniel | Netzach |
8 | Bene Elohim | Figli divini | Michele | Hod |
9 | Cherubini | I Forti | Gabriele | Yesod |
10 | Ishim | Persone | Sandalphon | Malkuth |
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