«Sia ne la fiamma
avventuroso il core
come Pirausta entr’à fornace ardente; che nel foco non pur non langue, ò muore, ma da l’incendio suo tragge diletto, e divien ne l’ardor viè più possente.» |
(Isabella Andreini, Rime, Sonetto LXXXVII, vv. 10-14) |
La pirausta (anche al maschile:
il pirausta; dal latino pyrausta o pyraustes, che sono
dal greco πυραύστης, composto di πῦρ, pŷr,
"fuoco" e αὔω, aúō, "accendere"),
chiamata anche pirali, piralide o pirallide
(latino pyrallis) o pirigone (latino pyrigon), è
una creatura leggendaria, descritta da vari autori dell'antichità e
dell'era moderna. Le descrizioni, pur centrate tutte sulla preminenza
del fuoco, divergono: la tradizione più diffusa vuole che la
pirausta sia un insetto poco più grande di una mosca, che nel fuoco
nasce e si sviluppa, osservato originariamente nelle fonderie del
rame di Cipro; una posizione minore, più modestamente, le
attribuisce invece i caratteri tipici di una falena: l'attrazione per
le fiamme e la conseguente morte per combustione.
Riferimenti storici
Nell'antichità
Eschilo
Una delle apparizioni più antiche del
termine si trova nell'opera del celebre tragediografo greco Eschilo,
che dedica alla pirausta un intenso trimetro:
(GRC)
«δέδοικα μωρὸν
κάρτα πυραύστου μόρον.»
|
(IT)
«grandemente pavento il
folle fato della pirausta.»
|
La creatura sembra qui essere una
comune falena, che, attratta dal bagliore della fiamma, vi vola
incontro fino a bruciare viva. Il verso di Eschilo è ripreso da
autori successivi (vedi infra), tra cui Eliano e Aldrovandi.
Aristotele
Nel libro V della sua Storia degli
animali, nel considerare le modalità e i luoghi della
riproduzione degli insetti, Aristotele parla di un insetto poco più
grande di un moscone, dotato di zampe e ali, che si genera e vive nel
fuoco. Il fuoco, distruttivo per le altre forme di vita, è
essenziale per questa piccola creatura: se infatti la si rimuove
dalle fiamme, essa spira.
(GRC)
«Ἐν δὲ Κύπρῳ,
οὗ ἡ χαλκῖτις λίθος καίεται, ἐπὶ
πολλὰς ἡμέρας ἐμβαλλόντων, ἐνταῦθα
γίνεται θηρία ἐν τῷ πυρί, τῶν μεγάλων
μυιῶν μικρόν τι μείζονα, ὑπόπτερα, ἃ
διὰ τοῦ πυρὸς πηδᾷ καὶ βαδίζει.
Ἀποθνήσκουσι δὲ καὶ οἱ σκώληκες καὶ
ταῦτα χωριζόμενα τὰ μὲν τοῦ πυρός,
οἱ δὲ τῆς χιόνος. Ὅτι δ´ ἐνδέχεται
καὶ μὴ καίεσθαι συστάσεις τινὰς
ζῴων, ἡ σαλαμάνδρα ποιεῖ φανερόν·
αὕτη γάρ, ὡς φασί, διὰ τοῦ πυρὸς
βαδίζουσα κατασβέννυσι τὸ πῦρ. »
|
(IT)
«A Cipro, nei luoghi dove fondono il minerale di rame, con
mucchi del minerale accumulati giorno dopo giorno, un animale è
generato nel fuoco, poco più grande di un moscone, dotato di ali,
capace di saltare o zampettare nelle fiamme. E i bruchi [di cui si
era parlato prima] e questi altri animali periscono quando si
tolgono i primi dalla neve e i secondi dal fuoco. Ora, la
salamandra è un chiaro indizio in proposito, per mostrarci che
esistono animali che il fuoco non può distruggere; perché questa
creatura, così si dice, non solo cammina nel fuoco ma, nel farlo,
lo spegne. » |
(Aristotele,
Storia degli animali,
libro V)
|
Seneca
Lucio Anneo Seneca, nelle sue
Quaestiones Naturales, potrebbe dare l'impressione che tali
creature siano generate dal fuoco; Aristotele tuttavia dice
chiaramente ἐν τῷ πυρί, "nel fuoco", e non
ἐκ τοῦ πυράς, "dal fuoco". Seneca,
ragionando sulla nascita degli esseri viventi dai diversi elementi,
dichiara di sfuggita:
(LA)
«[...] est ergo aliquid in
aqua vitale.
De aqua dico? Ignis, qui omma consumit, quaedam creat et, quod videri non potest simile veri, tamen verum est, animalia igne generari.» |
(IT)
«[...] c'è dunque nell'acqua un elemento vitale.Nell'acqua, ho detto? Il fuoco, che tutto consuma, crea anche, e – il che non sembra vero, eppure lo è – vi sono animali generati dal fuoco.» |
(Lucio Anneo Seneca, Questiones naturales, libro V, 5,2-6,1) |
Plinio il vecchio
Plinio il vecchio riprende Aristotele
nella sua Storia naturale, aggiungendo alcuni dettagli: la
piralide è dotata di quattro zampe e le sue ali sono atte al volo:
(LA)
«Gignit aliqua et
contrarium naturae elementum. Siquidem in Cypri aerariis
fornacibus et medio igni maioris muscae magnitudinis volat
pinnatum quadrupes; appellatur pyrallis, a quibusdam pyrotocon.
Quamdiu est in igni, vivit; cum evasit longiore paulo volatu,
emoritur.»
|
(IT)
«Alcune creature sono
generate anche dall'elemento naturale contrario. Infatti nelle
fonderie del rame di Cipro anche nel mezzo delle fiamme vola una
creatura con le ali e quattro zampe, della taglia di una grossa
mosca; è chiamata piralide, o pyrotocon da altri. Finché
rimane nel fuoco essa vive; ma, quando lo lascia con un volo
piuttosto lungo, muore.»
|
(Plinio il vecchio, Storia naturale, libro XI, 42) |
Eliano
Claudio Eliano, nel suo De animalium
natura, parla della pirausta e della pirigone in due passi
diversi. Le due creature tuttavia non coincidono, e anzi presentano
caratteri opposti. Il primo è il passo della pirigone:
(LA)
«In montibus, terra,
marique nasci animalia nihil mirum; nam materia, et nutrimentum,
et natura horum causa est. Ex igne vero generatos volucres
exsistere nuncupatos Pyrigonos, et in eo ipso igne vivere et ali,
hucque et illuc volare, hoc admirandum est. Illud item
admirationem excitat, cum ex igne nutricio egrediuntur, et
frigidum coelum attingunt, statim exeunt e vita. Quae autem causa
sit, igne ut nascantur, contraque aere extinguantur, aliis
dicendum relinquo.»
|
(IT)
«Non è una grande
meraviglia che gli esseri viventi nascano sulle montagne, in terra
e nei mari, giacché le cause sono la materia, il cibo e la
natura. Ma è stupefacente che dal fuoco sorgano creature che gli
uomini chiamano pirigoni, e che queste vi vivano e vi prosperino,
volando avanti e indietro in esso. E, il che è la cosa più
straordinaria, quando queste creature rimangono al di fuori
dell'area del calore cui sono abituate, e respirano aria fredda,
muoiono di colpo. Il perché queste nascano nel fuoco e muoiano
nell'aria lascio che siano altri a spiegarlo.»
|
(Claudio Eliano, De animalium natura, libro II, 2) |
(LA)
«Pyrausta animal est, quod
igitur fulgore gaudet; et ad lucernas advolat, cum flamma maxime
viget, atque inde se aliquid adepturum putat: magno autem impetu
in eam illapsus comburitur.»
|
(IT)
«La pirausta è una
creatura che gode del fulgore del fuoco; e vola verso le lampade
che ardono con la fiamma più intensa, e poi ci finisce dentro per
la propria irruenza, e vi brucia a morte.»
|
(Claudio Eliano, De animalium natura, libro XII, 8) |
A chiusura di questo passo Eliano cita
il passo di Eschilo di cui sopra. Alcuni traduttori hanno voluto
identificare questa seconda creatura con la tarma minore della cera.
Nel rinascimento
Erasmo da Rotterdam
Erasmo da Rotterdam dedica alla
pirausta un paragrafo dei suoi Adagi.
Aldrovandi
Ulisse Aldrovandi, citando molti autori
dell'antichità, parla della pirausta nel suo De animalibus
insectis libri septem.
Nel seicento
Alexander Ross
Alexander Ross cita la pirausta in
Arcana microsmi per argomentare le proprie tesi contro Thomas
Browne:
(EN)
«That some mens bodies have
endured the fire without pain and burning, is not more strange
then true; which may be done three manners of ways: [...] 3. The
body is made sometimes to resist fire by natural means, as by
unguents; [...] The Salamander also liveth sometimes in the fire,
though not so long as some have thought. Pyraustæ are
gendred in the fire; So Aristotle and Scaliger.»
|
(IT)
«Che alcuni corpi abbiano sopportato il fuoco senza soffrire
né bruciarsi, non è più strano che vero; la qual cosa può
essere fatta in tre diversi modi: [...] 3. Il corpo è reso in
quei momenti resistente al fuoco per vie naturali, come per mezzo
di unguenti; [...] Anche la salamandra vive a volte nel fuoco, per
quanto non a lungo come taluni hanno creduto. Le pirauste si
generano nel fuoco; così [dicono] Aristotele e Scaligero.» |
(Alexander Ross, Arcana Microcosmi, libro II, capitolo 1, 1) |
Influenza culturale
Letteratura italiana
La pirausta, in entrambe le sue
caratterizzazioni, ricorre nell'uso poetico e letterario italiano, in
particolare nel periodo barocco. Nel linguaggio mistico, la pirausta
è spesso immagine dell'anima che anela all'Empireo o vi è immersa.
Tra gli autori che parlano della
pirausta come creatura che vive nel fuoco sono Isabella Andreini nel
suo Sonetto LXXXVII, Giovan Battista Marino nel poema L'Adone,
Giovanni Battista Andreini ne L'olivastro, overo il poeta
sfortunato, Francesco Fulvio Frugoni ne Il cane di
Diogene, Annibale Marchetti in Iddio rintracciato per le sue
orme, Giovanni Rho in Della Santissima Eucaristia, Tommaso
Campanella in Del senso delle cose.
La pirausta è invece nominata come
creatura attratta e uccisa dalle fiamme da Giacinto Maria Anti.
Descrizioni moderne
Lo zoologo Karl Shuker, nel suo Draghi:
una storia naturale, fornisce una descrizione più dettagliata
della piralide:
«Questo eccezionale animale, non più grande di una grossa mosca, somigliava a un insetto con quattro zampe, corpo di colore bronzo brunito e ali dorate. La testa, però, era quella di un drago.» |
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