Con il termine streghe di
Zugarramurdi si fa riferimento ad un fatto storico, che vide 31
persone del villaggio spagnolo di Zugarramurdi, in Navarra, essere
sospettate di praticare la stregoneria nella grotte locali e, per
questo motivo, processate nel 1610 dall'Inquisizione a Logroño: 6 di
queste furono condannate al rogo.
All'inizio del XVII secolo, una donna
di Zugarramurdi, tale María de Ximildegui, di ritorno dopo un
soggiorno in Francia, dove aveva lavorato come cameriera, confessò,
dopo la propria conversione alla fede cattolica, di aver fatto parte,
durante quel soggiorno, di un gruppo di donne dedite alla
stregoneria.
La donna fu quindi convocata dalle
autorità ecclesiastiche nel 1608: la donna dichiarò di essere stata
costretta a rinnegare la propria fede cristiana e a partecipare a
degli akelarre (parola basca che significa "sabba"),
dove veniva invocato il demonio.
La confessione della donna portò ad
una serie di indagini nei paesini di Zugarramurdi e Urdax condotta a
partire dagli inizi del 1609 da Alonso Becerra Holguín e Juan Valle
Alvarado, due membri dell'Inquisizione di Logroño.
Le prime indagini portarono all'arresto
di quattro donne. In seguito, l'arrivo di un terzo membro
dell'Inquisizione, Alonso de Salazar y Frías, nel giugno dello
stesso anno, portò all'arresto di altre 26 persone. In realtà lo
stesso de Salazar avrebbe in seguito riportato alle autorità
religiose una valutazione ufficiale secondo cui non c'era stata
realmente stregoneria, come dimostrato dal recente saggio biografico
di Henningsen, "L'avvocato delle streghe".
Complessivamente, furono indagate per
stregoneria 280 persone, ma soltanto 31 furono portate a giudizio.
L'autodafé si tenne il 7 e l'8
novembre 1610. Il processo vide imputate in tutto 53 persone del
villaggio, 31 delle quali accusate appunto di stregoneria, mentre le
restanti erano accusate di eresia.
Sei delle 31 persone accusate di
stregoneria, un uomo e cinque donne, furono mandate al rogo.
La maggior parte delle altre persone
condannate morì invece in carcere.
Due anni dopo, fu dato alle stampe da
Juan de Mongastón un resoconto del processo come monito per i
cristiani.
Non si sa tuttavia se le persone di
Zugarramurdi praticassero effettivamente la stregoneria: è possibile
infatti che la preparazione di erbe medicinali, usate semplicemente
per combattere delle malattie, possa essere stata confusa con atti di
stregoneria.
Alle streghe di Zugarramurdi è
dedicato un museo nel villaggio navarro, El Museo de las Brujas
("Il museo delle streghe"), inaugurato nel 2007.
Nel museo, tra l'altro, viene
proiettato il filmato La caccia alle streghe.
Le streghe di Zugarramurdi vengono tradizionalmente ricordate con
una festa estiva, in cui si cucina dell'agnello arrosto.
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