I decani
sono 36 stelle del cielo a cui era associata un'ora della notte.
L'osservazione di queste stelle fu introdotta dagli antichi Egizi per
conteggiare le ore della notte. Le stelle dei decani si trovavano
nella fascia di cielo a sud dell'eclittica e consentivano il
conteggio del tempo scandito in 40 minuti prima della levata della
stella successiva.
Non si ha certezza su quali fossero
precisamente le stelle appartenenti ai decani. Si sa solo che la
stella Sirio ne faceva parte.
Uso in astrologia
I decani, in astrologia, rappresentano
la suddivisione della sfera celeste in 36 porzioni, fatte a spicchio,
ciascuna delle quali raggiunge la sua ampiezza massima dell'equatore
celeste, con un'apertura di 10°.
La ripartizione decanale è
antichissima e troviamo le sue tracce in tutte le antiche civiltà e
religioni del mondo. Sempre presenti nelle raffigurazioni della
cultura egizia, i decani venivano da loro definiti come "i
reggitori del Mondo" e considerati i dispositori degli dei,
avendo il potere di determinare gli eventi.
La presenza dei decani la si ritrova
nella corrente ellenistica dell'ermetismo, che li descrive come una
forza viva e operante:
«Così, figlio mio, la
forza che opera in tutti gli accadimenti di portata universale,
viene dai decani: ad esempio (ascolta bene le mie parole)
cambiamenti di sovrani, sollevamenti di città, carestie, peste,
riflussi del mare, terremoti, nulla di tutto questo, figlio mio,
ha luogo senza l'influenza dei Decani. Fai anche attenzione a
questo: poiché i Decani sono preposti dall'alto ai corpi, e dato
che noi siamo sotto l'influsso dei Sette, nota come si estende
sino a noi una certa influenza dei decani, sia in quanto figli dei
decani, che per intermediazione di alcuni esseri. […] Ebbene, il
volgo, li chiama demoni: poiché i demoni non costituiscono una
classe di esseri particolare, […] non sono mossi da un'anima
come la nostra, ma sono semplicemente delle forze emanante da
questi trentasei dei.»
|
(Ermete Trismegisto, Kore Kosmou, scritti teologico-filosofici, in Discorsi di Ermete a Tat, estratto VI, Mimesis, Milano 1989) |
Essendo una ripartizione della sfera
celeste, ciascun decano contiene in sé un certo numero di corpi che,
in relazione allo spostarsi di un grado ogni 72 anni del firmamento,
a causa del meccanismo della precessione degli equinozi, è pertanto
assoggettato allo stesso movimento.
Pur essendo in relazione a dei corpi
celesti presenti nel firmamento, i decani furono identificati nelle
decadi, ossia le porzioni di 10° di ciascun segno dello zodiaco,
appartenenti alla ripartizione dell'eclittica solare e dei dodici
segni dello Zodiaco che contiene.
L'iconografia dei decani riprese vigore
nel Rinascimento.
«I decani, come vennero chiamati in età ellenistica, erano, di fatto, divinità sideree egiziane del tempo, che erano state assorbite nell'astrologia caldea e collegate con lo zodiaco. Tutti avevano proprie immagini, varianti a seconda delle diverse liste in cui venivano elencati, e queste liste delle immagini miracolose dei decani provenivano tutte dagli archivi dei templi egiziani. I decani avevano vari aspetti. Essi avevano un preciso significato astrologico, in quanto "Oroscopi" che presiedevano alle forme di vita nate nei periodi di tempo da essi controllati; erano inoltre assimilati ai pianeti posti sotto il loro dominio, e ai segni dello zodiaco (tre decani erano collegati con ciascun segno, del quale costituivano le tre "facce"). Ma erano anche dèi, potenti dei egiziani, e questa loro natura, mai dimenticata, attribuiva ad essi una misteriosa importanza.» |
(Frances Amelia Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, pag. 61, Laterza, Bari 1985) |
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