Apollo (in greco antico:
Ἀπόλλων, Apóllōn; in
latino: Apollo) è una divinità
della religione greca.
Dio del Sole (di cui traina il carro),
di tutte le arti, della musica, della profezia, della poesia, delle
arti mediche (il dio della medicina è infatti suo figlio Asclepio),
delle pestilenze e della scienza che illumina l'intelletto, il suo
simbolo principale è il Sole o la lira. In seguito fu venerato anche
nella Religione romana.
In quanto Dio della poesia, è il capo
delle Muse. Viene anche descritto come un provetto arciere in grado
di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo
osteggiavano. In quanto protettore della città e del tempio di
Delfi, Apollo è anche venerato come Dio oracolare capace di svelare,
tramite la sacerdotessa, detta Pizia, il futuro agli esseri umani;
anche per questo era adorato nell'antichità come uno degli dei più
importanti del Dodekatheon.
Culto di Apollo
Apollo in Grecia
Apollo era uno degli Dèi più celebri
ed influenti nell'antica Grecia; ed erano due le città che si
contendevano il titolo di luoghi di culto principali del dio: Delfi,
sede del già citato oracolo, e Delo. L'importanza attribuita al dio
è testimoniata anche da nomi teoforici come Apollonio o
Apollodoro, comuni nell'antica Grecia, dalle molte città che
portavano il nome di Apollonia, dall'ideale del koûros
(κόρος, "giovane"), che gli appartiene e dà il "suo
carattere peculiare alla cultura greca nel suo complesso". Il
Dio delle arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto
sparsi, oltre che sul territorio greco, anche nelle colonie
disseminate sulle rive africane del Mediterraneo, nell'esapoli dorica
in Caria, in Sicilia e in Magna Grecia.
Come divinità greca, Apollo è figlio
di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello di
Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una
delle tre personificazioni della Luna (Luna crescente), insieme a
Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).
Nella tarda antichità greca Apollo
venne anche identificato come dio del Sole, ed in molti casi
soppiantò Helios quale portatore di luce e auriga del cocchio
solare. Nella Religione romana, non aveva nessuna controparte, ed il
suo culto venne introdotto a Roma circa nel 421 a.C. In ogni caso,
presso i Greci Apollo ed Helios rimasero entità separate e distinte
nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non nel culto, dove
Apollo era ormai stato assimilato con Helios.
Apollo a Roma
A differenza di altri Dèi, Apollo non
aveva un equivalente romano diretto: il suo culto venne importato a
Roma dal mondo greco, ma fu mediato anche dalla presenza nei pantheon
etrusco di un dio analogo, Apulu. Ciò avvenne in tempi
piuttosto antichi nella storia romana, infatti fonti tradizionali
riferiscono che il culto era presente già in epoca regia. Nel 431
a.C. ad Apollo fu intitolato un tempio in una località dove già
sorgeva un sacello od un'area sacra di nome Apollinar come
scrive Livio III, 63, 7, in occasione di una pestilenza che afflisse
la città. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero
istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del Dio. Il
culto venne incentivato poi, in epoca imperiale, dall'imperatore
Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere
un protetto del dio, che avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio
della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro Antonio;
tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli Dèi romani più
influenti. Dopo la battaglia di Azio l'imperatore fece rinnovare e
ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi
quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio
di Apollo Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta
di oracoli detta Libri Sibillini. In onore del Dio, e per compiacere
il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre
carmen saeculare.
Apollo presso gli Etruschi
Nella religione etrusca è possibile
trovare un corrispettivo di Apollo nel Dio dei tuoni Aplu o Apulo.
Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del Dio etrusco sia
derivata dal Dio greco. Quale dio della profezia presso gli Etruschi
però trovava un corrispettivo anche in Suri.
Origini del culto
Le origini del culto apollineo si
perdono nella notte dei tempi. È comunque opinione comune e
consolidata tra gli studiosi che il culto del Dio sia relativamente
recente e che, precedentemente ad Apollo, il santuario di Pito avesse
una sua antichissima religione ctonia, legata al culto della Dea
Madre. Lo stesso racconto di Eschilo su Apollo che riceve il
santuario da Gea, Febe e Temi, tenderebbe a confermarlo. Una teoria
però, basata sulla decifrazione degli enigmatici e tanto discussi
documenti greci di Glozel (Vichy, Francia), tenderebbe ad ampliare il
quadro mitico-storico interessante l'oracolo e collegherebbe la
nuova, non identificata divinità, alla vicenda cadmea di Europa e a
quella dell'alfabeto portato dallo stesso Cadmo in Beozia in periodo
premiceneo. Divinità semitica che di quell'alfabeto, di provenienza
siro-palestinese, era l'assoluta detentrice. Il santuario ctonio di
Pito era stato dunque occupato, in qualche modo, da una divinità non
greca (yh: da cui il noto successivo grido di IE, per Apollo "IEIOS")
la quale però, a sua volta, venne grecizzata, secondo quanto fa
intendere il noto racconto erodoteo (Historiae, I,61-62) sulla
cacciata dei Cadmei, ovvero dei semiti, da parte degli Argivi.
Tuttavia la divinità inglobata nella sfera della cultura greca
manteneva alcuni dei caratteri orientali della divinità, come ad
esempio l'ineffabilità, la figura androgina, l'aspetto di Dio
cacciatore ed inseguitore del lupo (da cui Apollo Liceo), le
qualità di Dio ambiguo od obliquo (Lossia) ma, per chi sapeva
capirlo rettamente, salvatore e liberatore. Con la calata dei Dori
(XII -XI secolo a.C.), una volta annientati i Micenei, il santuario,
verosimilmente, subì l'umiliazione e la distruzione dei vincitori e
solo verso il IX - VIII secolo a.C. fu riaperto e si risollevò, ma
con un Lossia del tutto trasformato e in linea con la nuova
Religione. Il potentissimo Dio androgino di origine semitica
entrerebbe così a far parte della sacra famiglia olimpica,
sdoppiandosi in Apollo e Artemide e diventando figlio
di Zeus e di Leto. Sempre secondo questa teoria, supportata da
accertati documenti, la famosa E apud Delphos (la lettera
alfabetica epsilon posta tra le colonne nell'ingresso del
santuario apollineo) di cui scrive Plutarco, la "E" che
stava alla base dell'epifonema esprimente 'acuto dolore' (Esichio)
dei fedeli, potrebbe fornire la prova che il nome di Apollo (mai
sufficientemente compreso e spiegato dagli studiosi: Farnell, Kern,
Hrozny, Nilsson, Cassola, ecc.) fosse derivato da un A/E -pollòn
(il grido di dolore "ah!,eh!" esclamato più volte, così
come testimoniano la letteratura greca tragica e paratragica).
Nell'età del bronzo greca non esistono
attestazioni (almeno nelle tavolette di lineare B note) ad Apollo. Ne
esistono invece numerose per il dio Paean (Παιών-Παιήων),
un epiteto di Apollo in età classica, noto in Acheo come pa-ja-wo-ne
(e collegato con numerosi santuari antichi di Apollo). Paean è il
guaritore degli Dèi, ed il Dio della magia e del canto (da cui
peana) magico-profetico. Come Dio della cura Paean compare anche
nell'Iliade, dove, significativamente, non è completamente
sovrapposto con Apollo (che parteggia esclusivamente per i troiani).
Infatti esisteva un importante Dio
anatolico, (forse connesso con l'antica religione indoeuropea, e
simile al Dio vedico Rudra o meglio alla coppia Rudra-Shiba) noto
come Aplu (stranamente lo stesso nome dell'Apollo etrusco) che è un
Dio terribile, legato alla malattia, ma anche alla cura, ed un
potente arciere, forse anche un protettore della caccia e degli
animali selvatici. Per gli Ittiti e gli Hurriti Aplu era il Dio della
peste e della fine della pestilenza (come nell'Iliade). Per gli
Hurriti soprattutto andava collegato agli Dèi mesopotamici Nergal e
Šamaš. Molti culti anatolici sono legati alla profezia ed alle
sacerdotesse (od anche ai sacerdoti) che cadono in trance mistica per
profetizzare, proprio come le sacerdotesse di Apollo a Delfi. Apollo,
come già ricordato, è uno degli Dèi che parteggiano per l'asiatica
ed anatolica città di Troia nell'Iliade, forse elemento che nasconde
una reminiscenza micenea, ovvero un Dio che durante la fine dell'età
del bronzo non sarebbe ancora greco, ma decisamente anatolico, e
sarebbe aggiunto agli olimpi solo in un momento successivo a quella
guerra (si veda anche di seguito).
Sempre in età arcaica, con probabili
connessioni al periodo miceneo, esistono dei riferimenti ad Apollo
Smintheus, il Dio "ratto" legato all'agricoltura (forse una
divinità pre-indeuropea, assunta a epiteto del Dio Apollo), ed in
particolare ad Apollo Delfino. Questo epiteto di Apollo, molto
venerato a Creta ed in alcune isole egee, potrebbe essere un Dio
marino minoico. Ma Apollo poteva trasformarsi in tutti gli animali,
fra cui proprio nei delfini, sovente raffigurati nell'arte minoica.
Delfino (Delphinios) è un'etimologia alternativa a grembo (Delphyne)
per il principale santuario del dio a Delfi. Sempre nella, per ora
pressoché sconosciuta, Religione minoica esisteva una signora degli
animali, collegabile ad Artemide-Diana, od anche a
Britomarti/Diktynna (nome a sua volta presumibilmente di etimologia
minoica), che presumibilmente avrebbe dovuto avere un doppio
maschile. E se la divinità femminile è antesignana di Artemide,
quella maschile è da porsi in riferimento ad Apollo. Inoltre i
sacerdoti di Apollo a Delfi si definivano Labryaden, nome che a sua
volta rimanda alla doppia ascia ed al labirinto, simboli religiosi
importanti per i Cretesi. Tutti questi riferimenti secondo questa
meticolosa ma discutibile analisi portano ad ipotizzare che
nell'Apollo classico siano confluiti uno o più Dèi minoici o
comunque pre-indeuropei della Grecia ed almeno un Dio anatolico.
Attributi ed epiteti
Apollo è normalmente raffigurato
coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la quale alcune
leggende volevano che il Dio fosse nato e anche in virtù
dell'epilogo del suo infatuamento per Dafne (che in greco significa
lauro, alloro). Suoi attributi tipici sono l'arco, con le sue
portentose frecce, e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il
tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri profetici. Animali sacri
al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a
simboleggiare la musica ed il canto), ed ancora i falchi, i corvi, i
delfini, in cui spesso il dio amava trasformarsi ed i serpenti,
questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E ancora il
gallo, come simbolo dell'amore omosessuale, diversi, infatti, gli
uomini di cui il Dio s'innamorò. Altro simbolo di Apollo è il
grifone, animale mitologico di lontana origine orientale.
Come molti altri Dèi greci, Apollo ha
numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli, poteri ed
aspetti della personalità del Dio stesso. Il titolo di gran lunga
maggiormente attributo ad Apollo (e spesso condiviso dalla sorella
Artemide) era quello di Febo, letteralmente "splendente"
o "lucente", riferito sia alla sua bellezza sia al suo
legame con il sole (o con la luna nel caso di Artemide).
Quest'appellativo venne mutuato ed utilizzato anche dai Romani.
Altri epiteti del Dio sono:
- Akesios o Iatros, dal comune significato di guaritore e riferiti al suo ruolo di protettore della medicina, in quanto padre di Esculapio. In questo senso, i Romani gli diedero invece l'epiteto di Medicus, ed un tempio della Roma antica era dedicato appunto all'Apollo Medico.
- Alexikakos' o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia - o tiene lontano - il male". Un simile significato ha anche l'appellativo di Averruncus che gli diedero i Romani. Questi appellativi si riferivano, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, al suo potere di scatenare - e dunque anche di tener lontane - malattie e pestilenze.
- Aphetoros (dio dell'arco) ed Argurotoxos (dio dall'arco d'argento), in quanto patrono degli arcieri e provetto tiratore lui stesso. I Romani lo definivano invece Articenens, "colui che porta l'arco".
- Archegetes, "colui che guida la fondazione", in quanto patrono di molte colonie greche oltremare.
- Lyceios e Lykegenes, che possono essere sia un riferimento al lupo, animale a lui sacro, che alla terra di Licia, la regione nella quale alcune leggende riportavano che Apollo fosse nato.
- Loxias (l'oscuro) e Coelispex (colui che scruta i cieli) con riferimento alle sue capacità oracolari.
- Musagete (guida delle Muse) in quanto fu lui a convincerle ad abbandonare la loro antica dimora, il monte Elicona, portandole a Delfi e divenendo il loro protettore.
- Targelio in quanto apportatore del fecondo calore che matura i prodotti della terra.
Mitologia
Vengono di seguito riportati i fatti più rilevanti riferiti ad Apollo dai miti tradizionali greci.Nascita
Apollo nacque, come sua sorella gemella
Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con Leto. Quando Era
seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta proibì alla
partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi terra, fosse
essa un continente o un'isola. Disperata, la donna vagò fino a
giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al
mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al suolo. Essendo
perciò Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce
Apollo ed Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto.
Altri miti riportano che la vendicativa
Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire Ilizia, dea del
parto. Solo l'intervento degli altri Dèi, che offrirono alla regina
dell'Olimpo una collana di ambra lunga nove metri, riuscì a
convincere Era a desistere dal suo intento. I miti riportano che
Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia in seguito
aiutato la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una notte di
plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato, nel
momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra
l'isola, facendone sette volte il giro, poiché era il settimo giorno
del mese.
Ancora altri dicono che Era avesse
mandato un serpente sulla Terra per seguire Leto tutta la vita
impedendo così a chiunque di ospitarla e darle un rifugio. Leto vagò
per molto tempo ma Poseidone, impietosito dalla sua situazione,
lasciò che si rifugiasse in mare (dato che letteralmente non era
terra) visto che lui, essendo il fratello di Zeus, poteva permettersi
di sfidare Era.
Giovinezza: L'uccisione di Pitone e istituzione dell'Oracolo di Delfi
Poco più che bambino, Apollo si
cimentò nell'impresa di uccidere il drago Pitone, colpevole di aver
tentato di stuprare Leto mentre questa era incinta del dio. Partito
da Delo, Apollo subito si diresse verso il monte Parnaso, dove si
celava il serpente Pitone, nemico di sua madre, e lo ferì gravemente
con le sue frecce forgiate da Efesto. Pitone si rifugiò presso
l'oracolo della Madre Terra a Delfi, città così chiamata in onore
del mostro Delfine, compagna di Pitone; ma Apollo osò inseguirlo
anche nel tempio e lo finì dinanzi al sacro crepaccio. La Madre
Terra, oltraggiata, ricorse a Zeus che non soltanto ordinò ad Apollo
di farsi purificare a Tempe, ma istituì i giochi Pitici in onore di
Pitone, e costrinse Apollo a presiederli per penitenza. Apollo,
invece di recarsi a Tempe, andò a Egialia in compagnia della sorella
Artemide, per purificarsi; e poiché il luogo non gli piacque, salpò
per Tarra in Creta, dove re Carmanore eseguì la cerimonia di
purificazione. Al suo ritorno in Grecia, Apollo andò a cercare Pan,
il dio arcade dalle gambe di capra e dalla dubbia reputazione, e dopo
avergli strappato con blandizie i segreti dell'arte divinatoria, si
impadronì dell'oracolo delfico e ne costrinse la sacerdotessa, detta
pitonessa o la Pitia, a servirlo.
Apollo e Tizio
Leto si era recata con Artemide a
Delfi, dove si appartò in un sacro boschetto per adempiere a certi
riti. Era, per vendicarsi di Leto suscitò un forte desiderio al
gigante Tizio, che stava tentando di violentarla, quando Apollo e
Artemide, udite le grida della madre, accorsero e uccisero Tizio con
nugolo di frecce: una vendetta che Zeus, padre di Tizio, giudicò
atto di giustizia. Nel Tartaro Tizio fu condannato alla tortura con
le braccia e le gambe solidamente fissate al suolo e due avvoltoi gli
mangiavano il fegato.
Apollo, Marsia e i figli di Niobe
Altre azioni che gli sono state
attribuite dai miti durante la giovinezza, non furono così nobili:
il Dio sfidò il satiro Marsia (o, secondo altre fonti, venne da
questi sfidato) in una gara musicale di flauto; in seguito alla
vittoria, per punire l'ardire del satiro, che si era impudentemente
vantato di essere più bravo di lui, lo fece legare a un albero e
scorticare vivo. Un altro mito racconta invece come si vendicò
terribilmente di Niobe, regina di Tebe, la quale, eccessivamente
fiera dei suoi quattordici figli (sette maschi e sette femmine),
aveva deriso Leto per averne avuti solo due. Per salvare l'onore
della madre, Apollo, insieme a sua sorella Artemide, utilizzò il suo
terribile arco per uccidere la donna ed i suoi figli, risparmiandone
solo due.
Apollo ed Admeto
Quando Zeus uccise Asclepio, figlio di
Apollo, come punizione per aver osato resuscitare i morti con il suo
talento medico, il dio per vendetta massacrò i ciclopi, che avevano
forgiato i fulmini di Zeus. Stando alla tragedia di Euripide Alcesti,
come punizione per questo suo gesto Apollo venne costretto dal padre
degli dèi a servire l'umano Admeto, re di Fere, per nove anni.
Apollo lavorò dunque presso il re come pastore, e venne da costui
trattato in modo tanto gentile che, allo scadere dei nove anni, gli
concesse un dono: fece sì che le sue mucche partorissero solo figli
gemelli. In seguito, il Dio aiutò Admeto a ottenere la mano di
Alcesti, che per volere del padre sarebbe potuta andare in sposa solo
a chi fosse riuscito a mettere il giogo a due bestie feroci: Apollo
gli regalò dunque un carro trainato da un leone ed un cinghiale.
Apollo ed Orfeo
Orfeo era un suonatore di cetra. Perse
sua moglie Euridice, per cui tentò di salvarla dagli Inferi ma non
ci riuscì. Sedusse Persefone con la sua musica e in cambio chiese di
riportare in vita Euridice e lei acconsentì ad un solo prezzo: non
dovette guardare sua moglie finché non fossero stati all'uscita
degli Inferi. Ma lui, quasi alla fine del corridoio che conduceva
alla salvezza, si girò e lei morì per sempre. Disperato tentò il
suicidio e distrusse la sua cetra. Così Apollo, lo prese con sé e
lo portò sull'Olimpo.
Apollo ed Ermes
Un mito degli inni omerici racconta
dell'incontro tra il giovane Ermes e Apollo. Il Dio dei ladri, appena
nato, sfuggì infatti alla custodia della madre Maia ed iniziò a
vagabondare per la Tessaglia, fino a imbattersi nel gregge di Admeto,
custodito da Apollo. Ermes riuscì con uno stratagemma a rubare gli
animali e, dopo essersi nascosto in una grotta, usò gli intestini di
alcuni di essi per confezionarsi una lira; un'altra leggenda a questo
proposito parla invece di un guscio di tartaruga. Quando Apollo,
infuriato, riuscì a rintracciare Ermes e a pretendere, con
l'appoggio di Zeus, la restituzione del bestiame, non poté fare a
meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono, ed accettò
infine di lasciare ad Ermes il maltolto, in cambio della lira, che
sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli sacri. Divenne
quindi il Dio della musica, mentre Ermes venne considerato anche come
il Dio del commercio. La lira poi passò a Orfeo; alla morte di
questi, Apollo decise di tramutarla in cielo nell'omonima
costellazione.
Apollo ed Oreste
Apollo ordinò a Oreste, tramite il suo
oracolo di Delfi, di uccidere sua madre Clitennestra; per questo suo
crimine Oreste venne a lungo perseguitato dalle Erinni.
Apollo durante la guerra di Troia
L'inizio del'Iliade di Omero vede
Apollo schierato a fianco dei Troiani, durante la guerra di Troia. Il
Dio era infatti infuriato con i Greci, ed in particolare con il loro
capo Agamennone, per il rapimento da questi perpetrato di Criseide,
giovane figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Per vendicare
l'affronto, il Dio decimò le schiere achee con le sue terribili
frecce, fino a che il capo dei greci non acconsentì a rilasciare la
prigioniera, pretendendo in cambio Briseide, schiava di Achille.
Questo fatto provocò l'ira dell'eroe mirmidone, che è uno dei temi
centrali del poema.
Apollo continuò comunque a parteggiare
per i Troiani durante la guerra: in un'occasione salvò la vita a
Enea, ingaggiato in duello da Diomede. Da non dimenticare, infine,
l'importantissimo aiuto che il Dio offrì ad Ettore e ad Euforbo nel
combattimento che li vedeva avversari del potente Patroclo, amico
intimissimo ed allievo del valoroso Achille; il Dio infatti, oltre ad
aver stordito il giovane, che i Troiani avevano scambiato per il re
mirmidone, vista l'armatura che indossava, lo privò di quest'ultima
sciogliendola come neve al sole. Distrusse perfino la punta della
lancia con cui Patroclo stava mietendo vittime tra le file troiane.
Fu infine Apollo a guidare la freccia scoccata da Paride che colpì
Achille al tallone, l'unico suo punto debole, uccidendolo.
Amori di Apollo
Apollo e Daphne
Un giorno, Cupido, stanco delle
continue derisioni di Apollo, che vantava il titolo di dio più
bello, di essere il dio della poesia nonché un arciere migliore di
lui, colpì il dio con una delle sue frecce d'oro, facendolo cadere
perdutamente innamorato della ninfa Daphne. Allo stesso tempo però,
colpì anche la ninfa con una freccia di piombo arrugginita e
spuntata in modo che rifiutasse l'amore di Apollo e addirittura
rabbrividisse per l'orrore alla sua vista. Perseguitata dal dio
innamorato, la ninfa, piangendo e gridando, chiese aiuto al padre
Penéo, dio del fiume omonimo, che la tramutò in una pianta di lauro
(alloro). Apollo pianse abbracciando il tronco di Daphne che ormai
era un albero. Per questo il lauro divenne la pianta prediletta da
Apollo con la quale era solito far ornare i suoi templi e anche i
suoi capelli.
Apollo e Giacinto
Uno dei miti più conosciuti riferiti
al Dio è quello della sua triste storia d'amore con il principe
spartano Giacinto, mito narrato, fra gli altri, da Ovidio nelle sue
Metamorfosi. I due si amavano profondamente, quando un giorno, mentre
si stavano allenando nel lancio del disco, il giovane venne colpito
alla testa dall'attrezzo lanciato da Apollo, spintogli contro da
Zefiro, geloso dell'amore fra i due. Ferito a morte, Giacinto non
poté che accasciarsi tra le braccia del compagno che, impotente, lo
trasformò nel rosso fiore che porta il suo nome, e con le sue
lacrime tracciò sui suoi petali le lettere άί (ai), che in greco è
un'esclamazione di dolore. Saputo che Tamiri, un pretendente
"scartato" da Giacinto, reputava di superare le muse nelle
loro arti, il Dio andò dalle sue allieve per riferire tali parole.
Le muse, allora, privarono Tamiri, reo di presunzione, della vista,
della voce e della memoria.
Apollo e Cassandra
Per sedurre Cassandra, figlia del re di
Troia Priamo, Apollo le promise il dono della profezia. Tuttavia,
dopo aver accettato il patto, la donna si tirò indietro,
rimangiandosi la parola data. Il Dio allora, sputandole sulle labbra,
le diede sì il dono di vedere il futuro, ma la condannò a non venir
mai creduta per le sue previsioni. La previsione più tragica ed
inascoltata di Cassandra fu la caduta di Troia.
Apollo e Marpessa
Apollo amò anche una donna chiamata
Marpessa, che era contesa fra il Dio e l'umano chiamato Ida. Per
dirimere la contesa tra i due intervenne addirittura Zeus che decise
di lasciare la donna libera di decidere; questa scelse Ida, perché
consapevole del fatto che Apollo, essendo immortale, si sarebbe
stancato di lei quando l'avesse vista invecchiare.
Apollo e Melissa
Secondo un altro mito, Apollo
s'innamorò della ninfa Melissa. Fu un amore profondo ed
incondizionato, ed il dio lasciò spazio soltanto alla fedele e
totale devozione per la fanciulla piuttosto che adempiere i suoi
doveri da divinità del Sole. Il carro del Sole venne quindi sempre
meno guidato e trasportato, e il mondo cadeva sempre più nelle
tenebre. Allora, per un decreto di entità superiori, Apollo venne
punito e la ninfa venne trasformata in un'ape regina. Fu così che la
meschina ragione infranse il cuore del dio.
Figli di Apollo
Come tutti gli Dèi greci, le leggende
riportano come Apollo ebbe molti figli, da unioni con donne mortali e
non.
Da Cirene, ebbe un figlio di nome
Aristeo.
Da Ecuba, moglie di Priamo e regina di
Troia, ebbe un figlio di nome Troilo, che venne ucciso da Achille
Il figlio più noto di Apollo è però
certamente Asclepio, Dio della medicina presso i Greci. Asclepio
nacque dall'unione fra il dio e Coronide; quest'ultima però, mentre
portava in grembo il bambino, si innamorò di Ischi e fuggì con lui.
Quando un corvo andò a riferire l'accaduto ad Apollo, questi
dapprima pensò a una menzogna, e fece diventare il corvo nero come
la pece, da bianco che era. Scoperta poi la verità, il dio chiese a
sua sorella Artemide di uccidere la donna. Apollo salvò comunque il
bambino, e lo affidò al centauro Chirone, perché lo istruisse alle
arti mediche. Come ricompensa per la sua lealtà, il corvo divenne
animale sacro del dio e venne dotato da Apollo del potere di
prevedere le morti imminenti. In seguito Flegias, padre di Coronide,
per vendicare la figlia diede fuoco al tempio di Apollo a Delfi, e
venne per questo ucciso dal Dio e scaraventato nel Tartaro.
Amanti e figli di Apollo
- Acacallide - Figlia di Minosse
- Nasso - Insediato nell'isola
- Mileto - Fondatore della città
- Anfitemi - Pastore libico
- Azia maggiore - Donna romana
- Augusto - Imperatore romano
- Calliope - Musa della Poesia epica
- Orfeo - Celebre musico
- Ialemo - Dio del canto nuziale
- Imeneo - Dio del matrimonio
-
- Coricia - Ninfa del Parnaso
- Licoreo - Re di Licorea
-
- Creusa - Violentata dal dio
- Ione - Sacerdote di Delfi
- Danaide - Ninfa
- Cureti - Popolo Etolo
- Dia - Figlia di Licaone
- Driope - Re dell'Arcadia
- Driope - Amadriade
- Anfisso - Fondatore di Ela
- Ecuba - Regina troiana
- Ettore - Eroe troiano
- Polidoro - Ucciso da Polimestore
- Troilo - ucciso da Achille
- Ftia - Eponima della regione
- Doro
- Laodoco
- Polipete - Ucciso da Etolo
- Manto - Indovina, figlia di Tiresia
- Mopso - Celebre indovino
- Procleia - Troiana
- Tenete - Eroe di Tenedo
- Emitea - Principessa di Tenedo
- Psamate - Principessa di Argo
- Lino - Sbranato da cani
- Reo - Discendente di Dioniso
- Anio - Sovrano di Delfi
- Rodope - Ninfa
- Cicone - Capostipite dei Ciconi
- Talia - Musa della Commedia
- Coribanti - Seguaci di Dioniso
- Tiria - Figlia di Anfinomo
- Cicno - Abitante dell'Etolia
-
Influenza culturale
Il celebre progetto spaziale Apollo
della NASA, che negli anni sessanta portò l'uomo sulla luna, deve il
suo nome proprio al dio greco, in quanto protettore delle colonie e
dei pionieri.
Famosa è la filastrocca popolare
dedicata ad Apollo e al suo fantomatico "figlio" Apelle
(tra l'altro, un pittore realmente esistito):
Apelle, figlio di Apollo, |
|
fece una palla di pelle di pollo, |
|
tutti i pesci vennero a galla |
|
per vedere la palla di pelle di pollo |
|
|
fatta da Apelle, figlio di Apollo. |
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