Lamashtu, una demone donna della mitologia Babilonese (ca. 1770 aC).
Tormentava le donne in gravidanza, causava aborti spontanei e attacava i neonati per bere il loro sangue, come le lamie e le strigi dell’antica Grecia (anche, vecchi riferimenti ai vampiri).
Le strigi avevano le sembianze di uccelli — ebbero origine da miti legati ai gufi. Anche l’aspetto dei Lamashtu è parecchio particolare.
Negli incantesimi la Lamaštu è descritta con una testa di leone, i denti d’asino, i seni nudi e un corpo peloso, le mani macchiate di sangue con lunghe dita e unghie, con i piedi artigliati simili agli artigli del demone con fattezze d’uccelo Anzû (Imdugud ). Le raffigurazioni iconografiche di Lamaštu nei secoli IX-VII aC la ritraggono con orecchie dritte, come quelle di un asino, mentre un maialino e un cucciolo le succhiano il seno. Spesso si erge o si inginocchia sulla figura di un asino e tiene dei serpenti in entrambe le mani. La sua particolare bestia era l'asino e il suo oggetto associato una barca, con cui si pensava che Lamaštu navigasse nel fiume degli Inferi.
Lamaštu (Lamashtu)
I riferimenti alla testa di leone e al corpo peloso mi fanno pensare che i miti antichi sui vampiri fossero un mix di ciò che crediamo ora su di loro, sui licantropi e persino sugli stregoni (come succede con i brucolaci greci).
E per i piedi simili ad artigli, Lamashtu è legata a un'altra dea babilonese, Lilithu (Lilith, un demone nella Bibbia). Per molto tempo Lilithu è stata identificata con la figura simile ad un uccello, anche se ora è dubbio chi sia:
La cosa più interessante su Lamashtu, è che le madri per proteggersi da lei invocavano un altro demone, Pazuzu, portatore di peste e siccità. Ciò che si direbbe, combattere il fuoco con il fuoco.
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