La pandafeche, o la pantafa,
è una manifestazione onirica, diffusa nell'immaginario della cultura
marchigiana e abruzzese.
Si tratta di uno stato di paralisi nel
sonno in cui il soggetto è in condizione di semiveglia; la
sensazione di soffocamento è accompagnata dalla visione di una
figura spettrale collocata al fianco o al di sopra del dormiente.
Nella tradizione viene raffigurata come una figura vestita di bianco,
dagli occhi demoniaci e un muso lungo e appuntito, con il quale
procura delle ferite. La vittima non riesce a svegliarsi
completamente, né a girarsi o invocare aiuto. Secondo varie credenze
è possibile evitare tale incontro lasciando un fiasco di vino di
fianco al letto, poiché la pandafeche è ingorda di tale bevanda,
oppure lasciando una scopa con molte setole o un sacchetto di legumi
poiché è curioso e ama contare. Sarebbe un gravissimo errore
piantare un coltello sul legno, poiché l'essere potrebbe andare su
tutte le furie e tormentare il malcapitato tutta la notte.
Varianti
Il fenomeno è conosciuto anche nei
paesi intorno ad Ascoli Piceno, nel fermano (pantafa), nel maceratese
(pantafa, pantàfrica, pantafeca) e in altre zone come pantafica. In
questo caso la pantafrica o più comunemente pantafica
viene descritta come spirito che apparirebbe nelle forme e fattezze
di una anziana donna di piccola statura, anche questa si
contraddistingue per i disturbi del sonno legati alla respirazione,
soprattutto l'apnea.
In particolare, secondo alcuni racconti
degli anziani del posto, nell'area di San Benedetto del Tronto, tale
anziana signora, chiamata pantàfana, si dice essere una donna morta
di freddo ad inizio '900 nella zona del porto. Sempre alcune versioni
della storia raccontano che la presenza di tale donna si possa
percepire camminando in solitaria di sera nella zona del porto e
della statua del monumento al pescatore. In questi casi sarebbe
consigliabile non voltarsi, evitando così la sua attenzione che si
potrà poi manifestare durante il sonno con la sintomatica sopra
descritta.
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