mercoledì 12 febbraio 2020

Ouija

Risultato immagini per ouija


La tavola ouija è un piccolo strumento usato per le comunicazioni medianiche, ideato nella metà del XIX secolo e diventato famoso nella metà del XX secolo.

Descrizione e funzionamento

L'apparecchio è costituito da una superficie piatta, in genere di legno lucido o in plastica, sulla quale sono disegnate tutte le lettere dell'alfabeto, i numeri dallo 0 al 9, spesso un "sì" e un "no" e altri simboli, il cui utilizzo è abbinato a un indicatore mobile. Esistono in commercio tabelloni, di forme svariate, già pronti per l'uso. Il tipo più comune è quello con le lettere collocate in senso circolare, ma ve ne sono anche con disposizioni orizzontali o semicircolari.
Si tratta di uno strumento utilizzato per le sedute spiritiche. Lo scopo di tale tavoletta è quello di interagire con gli spiriti: gli utilizzatori pongono delle domande a imprecisate entità sovrannaturali (fantasmi, demoni ecc..), che, attraverso un medium, farebbero sì che l'indicatore si muova sulla tavola ouija e componga la risposta, utilizzando le lettere e le cifre disegnate sul supporto. I partecipanti, seduti attorno a un tavolo, evocano l'entità con cui desiderano comunicare e poi poggiano, in modo leggero, l'indice della mano destra sull'indicatore. In seguito lo strumento inizia a muoversi prima lentamente e poi con maggiore decisione e celerità.

Le varianti dell'Ouija

La planchette

Un tipo particolare di tavoletta è la "Planchette" che, al posto della punta indicante le lettere, ha un foro nel quale è fissata una matita che scrive direttamente. Posandovi sopra le mani, essa si muove e traccia sul foglio su cui è appoggiata lettere o parole. La Planchette è più veloce dell'Ouija e rinvia alla scrittura automatica.
La tecnica da seguire usando la planchette è identica a quella osservata con gli altri strumenti, ma naturalmente al posto del tabellone spiritico si posa sul tavolo un foglio di carta bianca. La comunicazione avviene tramite scrittura.

La seduta medianica fatta con il bicchiere

È possibile operare in modo simile alla tavola Ouija utilizzando un bicchiere o una moneta all'interno di una tavola contenente lettere e numeri. L'esperimento, che si può svolgere anche senza la presenza di medium o sensitivi, si effettua dispondendo su un tavolo un cerchio di quadratini di carta, ognuno dei quali porta disegnata una lettera dell'alfabeto. Al centro si mette un bicchierino rovesciato (o un piattino da caffè o una tazzina) e tutti i presenti vi posano un dito. Dopo una breve concentrazione il bicchiere inizia a scorrere nel cerchio indicando via via le lettere dell'alfabeto. È un metodo che si può usare anche in piena luce.

Etimologia

La parola "ouija" deriva dall'unione dei due termini, "oui", ("sì" in lingua francese) e "ja" (stesso significato in lingua tedesca) ma non è chiaro per quale motivo il nome della tavoletta sia stato formato in questo modo.

Storia

Usata tra il XIX secolo e il XX secolo, essa non aveva un nome preciso ed era composta solo dalle lettere dell'alfabeto. Inventori "ufficiali" della tavoletta Ouija furono gli uomini d'affari Elijah J. Bond e Charles Kennard che ebbero l'idea di brevettare una tavoletta con stampato l'alfabeto e metterla in commercio il 28 maggio 1890. Nel 1901 un impiegato di Kennard, William Fuld rilevò i diritti di sfruttamento della tavoletta parlante, rimettendola in produzione 1901 e dandole il nome "Ouija".
Dal 1991 il trademark per la tavola Ouija è passato dalla ditta Parker Brothers alla Hasbro.
Esiste la leggenda secondo la quale l'origine della tavoletta ouija sarebbe molto antica e che lo stesso Pitagora l'avrebbe usata per comunicare con il mondo invisibile, ma di tutto questo non esiste alcuna prova.

Spiegazioni scientifiche

Il movimento della lancetta sulla tavola, laddove si manifesti, viene spiegato come un effetto ideomotorio, ovvero un movimento umano inconscio suggerito dalla psiche. James Randi, autore del libro An Encyclopedia of Claims, Frauds, and Hoaxes of the Occult and Supernatural, fece notare come, se i partecipanti a una seduta di ouija erano bendati, non producevano alcuna parola di senso compiuto.
Tale spiegazione è avvalorata dalla frequenza dei casi in cui si ottengono subito frasi prive di senso non appena si mischiano e rovesciano lettere e numeri, cosa che è verificabile con altri dispositivi (e non con la tavola ouija in cui lettere e numeri non si possono spostare).

martedì 11 febbraio 2020

Astrologia cabalistica

Risultati immagini per Astrologia cabalistica


In ebraico, l'astrologia era chiamata hokmat ha-nissayon, "la saggezza del pronostico", a differenza di hokmat ha-hizzayon (la saggezza dell'osservazione stellare, o astronomia). Pur non essendo una pratica ebraica o un insegnamento in quanto tale, l'astrologia si diffuse nella comunità ebraica e divenne predominante soprattutto in alcuni libri della Cabala ebraica.

Nella Bibbia

L'astrologia non viene citata specificamente nella Torah, ma ci sono due comandamenti che sono stati usati da alcune autorità quale base per proibire tale pratica.

«Non praticherete alcuna sorta di divinazione o di magìa.»
(Levitico 19:26)



«Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini delle nazioni che vi abitano. Non si trovi in mezzo a te ... chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore...» (Deuteronomio 18:9-12)




Questi comandamenti vengono interpretati da alcune autorità rabbiniche come proibizione dell'astrologia, mentre altre limitano queste mitzvot ad altre forme di divinazione e quindi reputano permissibile l'astrologia.
Nella Bibbia ebraica i profeti si adiravano contro gli "scrutatori di stelle" (hoverei ha-shamayim) in Isaia 47:13 e Geremia 10:2. Gli astrologi di Babilonia erano chiamati Kasdim/Kasdin (Caldei) nel Libro di Daniele. Nella letteratura rabbinica, il termine Caldei veniva in seguito spesso usato come sinonimo per coloro che praticavano l'astrologia.

Possibile storicità

Alcuni storici ritengono che l'astrologia si sia gradualmente diffusa nella comunità ebraica tramite il sincretismo con l'antica cultura ellenistica. Gli oracoli sibillini lodano la nazione ebraica, perché "non medita sulle profezie dei cartomanti, maghi e prestigiatori, né pratica l'Astrologia, né cercano gli oracoli dei Caldei nelle stelle" (III. 227), sebbene l'autore dell'articolo su Encyclopaedia Judaica che tratta dell'astrologia sostenga che questa visione sia sbagliata. Lo storico antico Flavio Giuseppe biasima il suo popolo per aver ignorato i segni che predicevano la distruzione del Tempio di Gerusalemme.

Opposizione rabbinica

Nelle prime opere rabbiniche classiche scritte in Terra di Israele (Talmud gerosolimitano e le compilazioni midrash palestinesi) gli astrologi sono noti come astrologos e astrologiyya. Nelle opere rabbiniche classiche scritte a Babilonia, gli astrologi sono chiamati kaldiyyim, kalda'ei, e iztagninin.
Il Talmud babilonese, in Shabbat 156a, registra una citazione rabbinica che descrive quei tratti del carattere associati con l'essere nati in giorni specifici della settimana. Questa concessione alla superstizione comunque non si estendeva alla astrologia, come Rabbi Johanan bar Nappaha, l'Amora palestinese, ebbe a dire: "non c'è mazal (letteralmente "stella ") per Israele, ma solo per le nazioni [che riconoscono la validità dell'astrologia]." Questa opinione era condivisa da Rav (Bavli Shabbat 156a). Inoltre, mentre il Talmud babilonese Sanhedrin 65 si limita a suggerire che i singoli ebrei non possono consultare un astrologo, il Trattato Bavli Pesachim 113b afferma chiaramente che gli ebrei non possono consultare gli astrologi.
Samuel di Babilonia (250 e.v. ca.) è l'unico saggio nel Talmud che abbia seriamente studiato l'astrologia, tuttavia asserì che non era compatibile con l'Ebraismo. Citando il Deuteronomio 30:12, "La legge non è nei cieli", divenne noto per aver insegnato che "la Torah non [può/deve] stare insieme all' "arte" che scruta i cieli" (Midrash Rabbah Deuteronomio 8:06). Un'osservazione analoga fu fatta dal saggio babilonese Jose di Hu'al: "Noi non ci è permesso far appello ai Caldei, poiché sta scritto (Deuteronomio 18:13), 'Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio'" (Bavli Pesachim 113b).
La Letteratura rabbinica annota che Rabbi Akiva si opponeva alle credenze astrologiche (cfr. per es., Sifre, Deuter. 171; Sifra, Kedoshim, VI; Sanhedrin 65). Le mitzvot di Maimonide affermano che non si deve prestar fede alle superstizioni.

Accettazione rabbinica

Tuttavia altre dichiarazioni del Talmud e della letteratura midrash dimostrano che molti ebrei avevano un certo livello di ammirazione per l'astrologia.
Alcuni sostengono che le stelle in generale controllano veramente il destino delle persone e delle nazioni, ma Abramo ed i suoi discendenti furono fortificati e innalzati dalla loro alleanza con Dio e quindi raggiunsero un alto livello di libero arbitrio. (Midrash Genesi Rabbah 44:12, Yal., Ger. 285). Una dichiarazione nella Tosefta (Kiddushin 5,17) sostiene che la benedizione concessa ad Abramo fu il dono di astrologia. Midrash Rabbah Ecclesiaste afferma che i governanti di alcune nazioni non ebraiche erano esperti in astrologia, e che anche Salomone aveva competenze in questo ambito.(7:23 nr. 1)
C'è una storia nel Talmud, secondo cui Dio mostrò ad Adamo tutte le generazioni future, compresi i loro scribi, studiosi e governanti (Bavli Avodah Zarah 5a). Secondo questa fonte, il patriarca biblico Abramo portava sul petto una tavoletta astrologica su cui si poteva leggere il destino di ogni uomo. Così si dice che i re si radunavano davanti alla sua porta per chiedere consiglio.
Esiste un ammonimento che avverte come sia pericoloso bere acqua il mercoledì e venerdì sera (Pesachim 112a). Samuel, medico e astrologo, insegnava che era pericoloso far sanguinare (cfr Salasso) un paziente il lunedì, martedì o giovedì, perché nell'ultimo giorno citato Marte regna nelle ore pari della giornata, quando i demoni fanno il loro gioco. Similmente, la luna nuova era altresì considerata come un periodo sfavorevole per il sanguinamento, come lo erano anche il terzo del mese e il giorno precedente una festa. (Bavli Shabbat 129b).

Interpretazioni

Tuttavia, storie contrastanti vengono riportate. Si dice che Abramo abbia previsto in queste tavolette astrologiche che non avrebbe avuto un secondo figlio, ma Dio gli disse: "Basta con la tua astrologia, per Israele non esiste mazal ("fortuna", letteralmente "pianeta" o "costellazione")!" La nascita del suo secondo figlio, il patriarca Isacco, poi smentisce l'idea che l'astrologia sia valida. (Bavli Shabbat 156a). Midrash Genesi Rabbah afferma che Abramo non era un astrologo, ma piuttosto un profeta, in quanto solo coloro che stavano sotto le stelle potevano essere soggetti alla loro influenza, ma Abramo era al di sopra delle stelle (Genesis Rabbah xliv. 12).
In generale, molte persone citate nel Talmud credevano che, in teoria, l'astrologia avesse il merito di essere una qualche sorta di scienza, ma erano scettici sul fatto che i segni astrologici potessero essere interpretati correttamente o in modo pratico. Commentando sugli astrologi in Sotah 12b, il Talmud dice di loro che "scrutano e non sanno che cosa scrutano, riflettono e non sanno cosa riflettono."
La forma più popolare di credenza astrologica era la scelta dei giorni propizi. Secondo questa idea, certi periodi di tempo sono considerati fortunati o sfortunati. Rabbi Akiva è contro la convinzione che l'anno prima del giubileo sia particolarmente benedetto. Si condanna anche la credenza che nessun affare debba essere iniziato con la luna nuova, il venerdì o il sabato sera (Sifre, Deuteronomio 171; Sifra, Kedoshim, VI.; Sanhedrin 65).

Correlazione tra calendario ebraico e zodiaco

Il Talmud identifica le dodici costellazioni dello zodiaco con i dodici mesi del calendario ebraico. La corrispondenza delle costellazioni coi loro nomi in ebraico ed i mesi è il seguente:
  1. Ariete - Ṭaleh - Nisan
  2. Toro - Shor - Iyar
  3. Gemelli - Teomim - Sivan
  4. Cancro - Sarṭon - Tammuz
  5. Leo - Ari - Av
  6. Vergine - Betulah - Elul
  7. Libra - Moznayim - Tishri
  8. Scorpione - ‘Aḳrab - Cheshvan
  9. Sagittario - Ḳasshat - Kislev
  10. Capricorno - Gedi - Tevet
  11. Aquario - D‘li - Shevat
  12. Pesci - Dagim - Adar
Alcuni studiosi identificano i dodici segni dello zodiaco con le dodici tribù di Israele.

Nel Medioevo

Molti rabbini dell'era geonica (dopo la chiusura del Talmud, primo periodo medievale) discussero delle varie opinioni talmudiche e midrashiche sull'astrologia. Un responsum afferma una veduta di mezzo: Otzar HaGeonim 113, conclude che l'astrologia ha una qualche realtà, in quanto le stelle danno certe inclinazioni alla persona; tuttavia ogni persona ha l'abilità di superare tali inclinazioni e quindi mantenere un libero arbitrio.
L'astrologia venne praticata da alcuni ebrei durante tutto il Medioevo, sia come arte professionale che come scienza. Provenendo dall'Est, gli ebrei furono a volte considerati come eredi e successori dei Caldei. Per questo motivo gli ebrei a volte furono reputati dal mondo occidentale quali maestri di Astrologia. Il loro presunto potere sul destino a volte riempiva le masse di timore e paura.

Moshe Chaim Luzzatto

Nel suo Derekh Hashem Sezione II, capitolo 7, Mosè Luzzatto discute l'influenza delle stelle sull'umanità e sugli eventi della terra. Fornisce due ragioni per l'esistenza di stelle e pianeti. La prima è che stelle e pianeti preservano l'esistenza di tutte le cose fisiche sulla terra, come mezzi tramite i quali le forze spirituali vengono trasmesse a entità fisiche. La seconda è che gli eventi sulla terra sono inoltre avviati attraverso attività planetarie e stellari. Luzzatto afferma che ogni fenomeno terrestre è assegnato ad una specifica stella, che lo controlla. Citando il detto talmudico in Sanhedrin 156a - "per Israele, non c'è mazal ("fortuna ", letteralmente "pianeta" o "costellazione")", egli afferma anche che le potenze superiori (cioè Dio o gli angeli) possono superare le influenze di questo sistema, e che in genere lo fanno per gli ebrei.
Luzzatto prende atto che le leggi e le norme che regolano questo sistema di influsso astrologico sono estremamente complesse e non facilmente verificabili attraverso l'osservazione diretta, quindi gli astrologi sono raramente in grado di predire il futuro con precisione e in modo chiaro. L'accuratezza delle loro previsioni è ulteriormente ridotta dalla citata propensione della Divina provvidenza di intervenire e trascendere il sistema. Ciò, afferma Luzzatto, spiega l'uso della parola me'asher ("qualcosa") nel Isaia 47:13: "si presentino e ti salvino gli astrologi che osservano le stelle, i quali ogni mese ti pronosticano che cosa ti capiterà". Secondo Luzzatto, questo significa che possono dire qualcosa sul futuro, ma non tutto.

Opinioni moderne

Critiche e proibizioni contro l'astrologia appaiono nel commentario ufficiale della Torah dell'Ebraismo conservatore e sul sito ufficiale dell'Ebraismo riformato, e molti rabbini conservatori e riformati hanno scritto contro tale pratica. La posizione tradizionalista ortodossa e dell'Ebraismo ortodosso moderno mantiene l'orientamento stabilito nello Shulchan Arukh di Yosef Karo, contrario alla pratica dell'astrologia; citano inoltre Deuteronomio 18:9, che afferma:

«Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini delle nazioni che vi abitano. Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore.»
(Deuteronomio 18:9-10)


È interessante notare che Maimonide, unico nel Medioevo, rifiutò di credere nell'astrologia. In una sua lettera ai rabbini della Francia meridionale, il Rambam distingue tra astronomia, chiamandola vera scienza, e astrologia, chiamandola pura superstizione. "Molte centinaia di anni dopo, il Mondo Occidentale è arrivato alle stesse conclusioni - scrive il rabbino ortodosso Ephraim Buchwald - Maimonide audacemente dichiara che nell'Ebraismo il destino di una persona è determinata solo da Dio, non dalle stelle."
Il Rabbino Capo (Ortodosso) del Regno Unito Jonathan Sacks scrive:
«Lottare con gli uomini: fin dai tempi di Abramo, essere un ebreo è essere un iconoclasta. Sfidiamo gli idoli dell'epoca, quali che siano gli idoli, qualunque sia l'epoca. A volte ha significato lottare con idolatria, superstizione, paganesimo, magia, astrologia, e credenze primitive.»

Astrologia cabalistica

L'astrologia cabalistica, detta anche mazal o mazzaroth/mazalot, ("zodiaco", "destino") è un sistema astrologico basato sulla Cabala ebraica. È usato per interpretare e delineare il genetliaco di una persona, cercando di capirlo attraverso una prospettiva cabalistica.
La maggioranza degli astrologi preparano e usano gli oroscopi per illustrare le posizioni planetarie che si crede influenzino le attività quotidiane. Gli astrologi cabalistici tendono ad assumere una diversa posizione perché desiderano esaminare i pianeti in base a ciascuna Sephira dell'Albero della vita.
Ogni Sephira punta ad un tratto caratteriale specifico che ci aiuta ad identificare esattamente dove ci troviamo lungo il sentiero evolutivo di illuminazione interiore. Ogni Sephira nell'Albero corrisponde ad un pianeta specifico ed è quindi strettamente allineata all'arte celeste dell'astrologia.

Corrispondenze planetarie

Ognuna delle dieci Sephirot corrisponde ad una funzione astrologica. Queste corrispondenze astrologiche esistono nel Mondo di Assiah, il più basso dei Quattro Mondi della Cabala.

Negli apocrifi, proibiti
Ci sono molti riferimenti agli astrologi negli apocrifi. Il Libro dei Giubilei afferma che Abramo superò le credenze negli astrologi accettando un solo Dio, mentre il Libro di Enoch dice che uno dei peccati dei Nefilim in ebraico:הנּפלים fu l'astrologia.



lunedì 10 febbraio 2020

Apofenia

Risultati immagini per Apofenia


L'apofenia è definibile come il riconoscimento di schemi o connessioni in dati casuali o senza alcun senso. Il termine è stato coniato nel 1958 da Klaus Conrad, che la definì come un'"immotivata visione di connessioni" accompagnata da una "anormale significatività".
In statistica, l'apofenia potrebbe essere classificata come errore di primo tipo (falso positivo, falso allarme). Spesso viene usata come spiegazione di fenomeni paranormali e religiosi e può anche spiegare come molti credano nelle pseudoscienze.

Definizione

(EN)
«While observations of relevant work environments and human behaviors in these environments is a very important first step in coming to understand any new domain, this activity is in and of its self not sufficient to constitute scientific research. It is fraught with problems of subjective bias in the observer. We often see what we expect to see, we interpret the world through our own personal lens. Thus we are extraordinarily open to the trap of apophenia.»
(IT)
«Sebbene l'osservazione di determinati ambienti di lavoro e del comportamento umano in tali ambienti può costituire un'importante primo passo verso la comprensione di un nuovo campo, quest'attività non è sufficiente per una ricerca scientifica, essendo gravida di problemi di distorsione soggettiva nell'osservatore. Spesso vediamo ciò che ci aspettiamo di vedere, interpretando il mondo attraverso la nostra lente personale. Siamo quindi straordinariamente esposti alla trappola dell'apofenia.»
(Mica R.Endsley, in Banbury, Tremblay A Cognitive Approach to Situation Awareness: Theory and Application, p. 333)
In origine, Conrad descrisse il fenomeno in relazione alla distorsione della realtà presente in alcune forme di psicosi, ma il termine è diventato sempre più usato per descrivere questa tendenza in individui sani, senza necessariamente implicare la presenza di differenze neurologiche o malattie mentali.
Nel caso di disturbi di tipo autistico, fra cui la sindrome di Asperger, gli individui potrebbero in realtà essere consci dell'esistenza di schemi nascosti: piuttosto che essere a conoscenza di schemi inesistenti, gli individui autistici potrebbero essere a conoscenza di strutture definite in situazioni apparentemente insensate per gli altri.

Esempi

Pareidolia

La pareidolia è un caso particolare di apofenia, che si riferisce al riconoscimento di immagini e suoni in stimolazioni casuali, come per esempio sentire il telefono squillare durante la doccia: il rumore prodotto dall'acqua corrente potrebbe fornire un background casuale da cui potrebbe essere "prodotta" l'apparenza del suono del telefono.



Fiction

Vari autori, sia in letteratura sia nel cinema, hanno inserito nelle loro opere fenomeni collegati all'apofenia. Alcuni esempi:
  • Narrazioni paranoiche
    • Vladimir Nabokov (Signs and Symbols);
    • Thomas Pynchon (L'incanto del lotto 49 e V.);
    • Alan Moore (Watchmen e From Hell);
    • Umberto Eco (Il nome della rosa e Il pendolo di Foucault);
    • William Gibson (L'accademia dei sogni);
    • Arturo Pérez-Reverte (Il club Dumas).
  • Film
    • Richard Donner (Ipotesi di complotto);
    • Darren Aronofsky (π - Il teorema del delirio);
    • Ron Howard (A Beautiful Mind);
    • Joel Schumacher (Number 23);
    • John August (The Nines).



domenica 9 febbraio 2020

Strega dei Bell

Risultati immagini per Strega dei Bell


La Strega dei Bell è una storia del folklore nord americano, che narra di fenomeni paranormali accaduti alla famiglia Bell di Adams (Tennessee).
Negli Stati Uniti la leggenda è così popolare da aver ispirato la realizzazione di film come An American Haunting, Bell Witch Haunting e il più famoso The Blair Witch Project ormai un cult del genere.
Il memoriale della famiglia Bell si trova al Bellwood Cemetery di Adams.

Leggenda

La storia iniziò nel 1817 quando John William Bell Sr., durante una passeggiata nel proprio campo di mais nella Contea di Robertson vicino al fiume Red, incontrò uno strano animale. Bell descrisse l'animale come "corpo di cane e testa di coniglio". Lo strano avvistamento fu il primo degli inquietanti segni che sarebbero accaduti nella proprietà Bell.
Nei giorni successivi furono avvertiti rumori intorno e all'interno dell'abitazione. L'unica figlia ancora abitante in casa, Betsy Bell, dichiarò di essere stata aggredita di notte, intorno alle tre, da una forza invisibile alla quale era stata incapace di resistere.
Nella sua tormentata vita, John fu spesso colpito da attacchi di epilessia, a volte così violenti da renderlo periodicamente rauco e senza voce. John morì il 18 dicembre 1820 in casa. Accanto al corpo esanime fu rinvenuto un flacone mezzo vuoto, pertanto si ritiene che non si sia trattato di una morte naturale.
Il gatto dei Bell, al quale fu somministrata la piccola dose di liquido ancora contenuta nel flacone mista a mangime per animali, morì quasi subito dopo aver ingerito la pozione.
Al funerale di John partecipò molta gente e alcuni riferirono che, rimanendo in silenzio, si potevano sentire le risate agghiaccianti della fantomatica strega che lo aveva tormentato.
Lo studioso Pat Fitzhugh affermò che secondo nativi e contadini del luogo, la strega fece ritorno nell'abbandonata fattoria nel 1935 e lì vivrebbe ancor oggi. Oggi è luogo comune che, passando per la fattoria abbandonata, si possano sentire strani rumori e risate di bambini.



sabato 8 febbraio 2020

Cronovisore

Risultati immagini per Cronovisore


Il cronovisore (o cronoscopio) è un ipotetico dispositivo in grado di captare e riprodurre immagini e suoni provenienti dal passato.
Lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov nel racconto del 1956 Il cronoscopio (The Dead Past) descriveva questa tecnologia immaginaria. Malgrado il nome, non esiste alcuna relazione con il cronoscopio di Hipp, uno strumento meccanico sviluppato da Mathias Hipp per la misurazione di brevi intervalli di tempo con una precisione del millesimo di secondo, né con il cronoscopio inventato dallo scienziato vittoriano Charles Wheatstone per misurare piccoli intervalli di tempo.
Varie opere di fantascienza - anche precedenti ad Asimov - hanno raffigurato la stessa idea, e alcune hanno rappresentato l'ipotesi secondo la quale, realizzando un viaggio interstellare a velocità superluminali e disponendo di adeguate tecnologie di osservazione a distanza, sarebbe possibile osservare il passato della Terra da qualche lontana stella.
L'ipotetica invenzione di un "cronovisore" nei primi anni settanta è stata attribuita a Pellegrino Ernetti, un monaco benedettino; non esiste tuttavia alcuna prova concreta che sia mai stata realizzata una tecnologia simile e il dispositivo non fu mai mostrato in pubblico e Peter Krassa riporta in un suo testo quella che dichiara essere l'ammissione dello stesso Ernetti circa l'infondatezza delle sue affermazioni.

Cronovisori nella narrativa fantascientifica

Il primo chiaro esempio di cronovisore appare nel racconto L'historioscope (nella raccolta Fantaisies, 1883) di Eugène Mouton, dove un telescopio elettrico è utilizzato per vedere il passato.
Nel romanzo breve del 1947 D come Diamoci Dentro (E for Effort), T. L. Sherred descrive un visualizzatore temporale costruito da un genio povero che non riesce a farsi considerare seriamente. Il genio usa la tua invenzione per creare pellicole storiche che egli poi proietta al pubblico nel suo decrepito cinema. Viene scoperto da un produttore di Hollywood che è in grado di sfruttare l'apparecchio per creare i primi film, poi ricostruzioni storiche e infine documentari politici. L'ultima parte è la sua rovina, dato che egli espone ogni crimine commesso dai leader mondiali in nome del patriottismo e dell'ideologia, con conseguente crollo del governo, seguito da una guerra nucleare.
Per il racconto L'occhio privato (Private Eye) del 1949, Henry Kuttner e C.L. Moore (scrivendo con lo pseudonimo collettivo di Lewis Padgett) immaginano una società in cui la visione del tempo rende virtualmente impossibile commettere omicidi senza essere scoperti, ma che consente eccezioni per temporanea infermità mentale e legittima difesa. Il protagonista si organizza per provocare un attacco da parte della sua vittima, per poi uccidere l'uomo per (apparente) autodifesa. L'arma dell'assassino è un antico bisturi usato come tagliacarte, la cui presenza tra di loro è accuratamente orchestrata dall'assassino. Il racconto è stato trasposto dalla BBC1 nell'episodio The Eye della serie tv antologica di fantascienza Out of the Unknown (stagione 2, episodio 7).
Nel racconto Previdenza (Paycheck) del 1953 di Philip K. Dick, la Rethrick Constructions assume un ingegnere elettronico per costruire una macchina che possa vedere nel futuro. Completato il lavoro, la memoria dell'uomo viene cancellata ed egli si scopre indagato dalla polizia segreta. Il racconto è stato liberamente adattato nel film Paycheck del 2003.
Il racconto Il cronoscopio (The Dead Past) di Isaac Asimov, pubblicato in origine sulla rivista Astounding nell'aprile del 1956, riguarda l'invenzione clandestina di un visualizzatore temporale dopo che la ricerca in quel campo era stata soppressa. La ragione di ciò è rivelata nella conclusione della storia: il monitoraggio temporale col cronoscopio priva le persone della loro privacy. Asimov aveva già narrato della possibilità di vedere (e manipolare) altre epoche nel suo romanzo La fine dell'eternità (The End of Eternity) del 1955.
Il racconto Ti vedo (I See You) di Damon Knight del 1976 descrive un'invenzione che permette al suo operatore di vedere chiunque in qualsiasi punto del tempo.
Nel suo romanzo Millennium del 1983, John Varley concepisce un visore temporale manovrato da viaggiatori temporali attraverso un varco spaziotemporale artificiale chiamato "soglia". La soglia impedisce ai suoi operatori di vedere luoghi in cui sono stati o saranno (fenomeno detto "censura temporale"). Quando la soglia mostra un paradosso temporale, l'immagine sfuma in quanto i futuri alternativi si sovrappongono.
Nel romanzo La luce del passato (The Light of Other Days, 2000), Arthur C. Clarke e Stephen M. Baxter descrivono il concetto di "visualizzatore del tempo" o "cronovisore" come uno strumento che elabora i dati presenti e futuri trasmessi attraverso i corpuscoli della luce che, potendo raggiungere e superare la velocità della luce, con una specie di apparecchio amplificatore riescono a inviare i dati anche dal passato. La trama si dipana su tutta la storia umana fino a giungere al Golgota.
Il racconto Custer's Angel del 2003 di Adrienne Gormley presenta una "Trappola temporale" che il protagonista usa per studiare le storie riguardanti l'uccisore del generale Custer.
Il romanzo ZigZag (2006) di José Carlos Somoza descrive una tecnologia basata sulla teoria delle stringhe che rende possibile produrre immagini fotografiche degli eventi passati.
Altre storie che presentano visualizzatori temporali come parte relativamente minore della trama sono:
  • Le guide del tramonto o Angelo custode (Childhood's End, 1953) di Arthur C. Clarke
  • Pastwatch: The Redemption of Christopher Columbus (1996) di Orson Scott Card
  • Cowl (2004) di Neal Asher
  • The Brightonomicon (2005) di Robert Rankin (dove la tecnologia è chiamata Cronovisione)

Cinema

  • Il raggio invisibile (The Invisible Ray) di Lambert Hillyer (1936).[1]
  • I dominatori dell'universo (Masters of the Universe) (1987). Evil-Lyn usa un visore temporale portatile per osservare un combattimento tra He-Man e i propri guerrieri.
  • Déjà Vu - Corsa contro il tempo (Déjà Vu, 2006) di Tony Scott: nel film è presente un concetto analogo al cronovisore.
  • Guardiani della Galassia (Guardians of the Galaxy) (2014). All'inizio del film Peter Quill o Star-Lord usa un visore temporale portatile sul pianeta Morag per assisterlo nel ritrovamento di un antico globo.

La presunta invenzione di Ernetti

Padre Pellegrino Ernetti (1925-1994), monaco benedettino, esperto di musica antica, appassionato di fisica ed elettronica, inoltre esorcista ufficiale della diocesi di Venezia, iniziò a investigare, a partire dagli anni cinquanta, sulla possibilità di ottenere immagini e suoni del passato e nei primi anni settanta annunciò la scoperta di una macchina, successivamente denominata "cronovisore" (termine creato dallo studioso Luigi Borello), che tuttavia non mostrò mai al pubblico.
L'ipotetica invenzione ebbe la sua notorietà nel 1972, quando La Domenica del Corriere riportò il testo di un'intervista a padre Ernetti sugli esperimenti che lo avrebbero condotto alla costruzione di un apparecchio da lui denominato macchina del tempo. Agli inizi degli anni duemila, François Brune ha ripreso l'argomento, aggiungendo vari dettagli che gli sarebbero stati rivelati da Ernetti.
Padre Ernetti - a colloquio con Vincenzo Maddaloni, giornalista della "Domenica del Corriere" - spiegò come fosse giunto alla costruzione del cronovisore e quanto affermava di aver visto nel corso della successiva sperimentazione. L'apparecchio sarebbe stato realizzato in una serie di ricerche, svoltesi tra Roma e Venezia, a cui avrebbe collaborato una cerchia di dodici scienziati: gli unici nomi lasciati trapelare furono quelli di Enrico Fermi, Wernher von Braun e Agostino Gemelli.

Principi di funzionamento

Il principio fisico che sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una non ben identificata forma di energia. Tali tracce, in forma di energia visiva e sonora, non subirebbero col tempo una cancellazione definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una non meglio specificata "sfera astrale", dalle quali secondo Ernetti sarebbe possibile recuperarle. Nell'intervista a La Domenica del Corriere affermò infatti: «L'intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia.»
Il suo principio di funzionamento sarebbe in buona sostanza un'applicazione delle teoria di Albert Einstein e agirebbe nel modo seguente: dando per acclarato che la velocità della luce sia la costante finita di cui ci parlano le teorie relativistiche, noi percepiamo in ogni momento l'immagine (e quindi la posizione) che il Sole aveva (circa) 8 minuti prima, dato che la sua distanza media dalla terra è di 150 milioni di km. Il cronovisore permetterebbe di vedere il passato perché, adoperando tecniche non meglio specificate ma - a dire dell'autore - derivate da applicazioni di metodiche usuali, si connetterebbe con la posizione che aveva la terra nel momento in cui si svolgeva l'evento passato. In ciò consisterebbe la "sintonizzazione" del cronovisore con l'energia lasciata dall'evento; una sintonia che lo strumento, secondo quanto afferma Ernetti, sarebbe in grado di raggiungere, assicurando la visione e l'ascolto di qualsiasi fatto avvenuto in epoche passate.
Il cronovisore, secondo la descrizione dell'autore, consisteva di tre distinti componenti:
  1. una serie di trasduttori e antenne, in una lega di metalli non meglio specificati, garantiva la rivelazione di tutte le lunghezze d'onda del suono e della radiazione elettromagnetica.
  2. un modulo in grado di orientarsi sotto la guida delle onde sonore ed elettromagnetiche captate.
  3. una serie di dispositivi deputati alla registrazione delle immagini e dei suoni.

Visioni della storia

Lo scrittore e religioso François Brune ha scritto che padre Ernetti gli avrebbe rivelato alcuni viaggi temporali da lui compiuti con il cronovisore, raccontando di aver voluto «[...] per prima cosa verificare che quello che vedevamo fosse autentico. Così iniziammo con una scena abbastanza recente, della quale avevamo buoni documenti visivi e sonori. Regolammo l'apparecchio su Mussolini che pronunciava uno dei suoi discorsi.»
Presa dimestichezza con il dispositivo: «[...] risalimmo nel tempo, captando Napoleone (se ho ben compreso quello che diceva, era il discorso con il quale annunciava l'abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia per proclamare una Repubblica Italiana). Successivamente andammo nell'antichità romana. Una scena del mercato ortofrutticolo di Traiano, un discorso di Cicerone, uno dei più celebri, la prima Catilinaria. Abbiamo visto e ascoltato il famoso: "Quousque tandem Catilina"», tenuto davanti al Senato romano nel 63 a.C., in merito al quale Ernetti commentava: «I suoi gesti, la sua intonazione...com'erano potenti. E che fantastica oratoria!»
Sosteneva inoltre di aver assistito, a una rappresentazione, tenutasi nel 169 a.C., del Tieste, una tragedia del poeta latino Ennio che si riteneva definitivamente perduta, da lui trascritta proprio in quell'occasione.
Ernetti affermava di aver assistito anche alla passione e crocifissione di Gesù Cristo, le cui vicende sarebbero state da lui interamente registrate. Così riferì a padre Brune: «Vidi tutto. L'agonia nel giardino, il tradimento di Giuda, il processo... il calvario.» Della presunta ripresa è stata divulgata unicamente un'istantanea del volto di Cristo. Nel giro di pochi mesi però si scoprì che l'immagine altro non era che la foto di una scultura del Cristo in croce che si trova nel Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza, nei pressi di Todi.

Mancanza di prove

Non esiste a tutt'oggi alcuna prova dell'effettiva realizzazione del cronovisore e del suo funzionamento, all'infuori delle parole del suo autore. Né è disponibile un'esposizione dei principi che ne permetterebbero il funzionamento. La macchina infatti non è mai stata dimostrata pubblicamente e lo stesso padre Ernetti, dapprima vago nelle descrizioni, a un certo punto della sua vita si chiuse in un riserbo assoluto sull'apparato.
Peter Krassa, autore di un libro sull'argomento, ha riconosciuto in un'intervista l'inesistenza di testimoni attendibili circa l'esistenza del cronovisore, ammettendo inoltre che nessuno, nemmeno chi, come Brune, era a lui molto vicino, aveva mai visto l'apparecchio. Inoltre nessuno degli scienziati che avrebbero preso parte al progetto è stato mai in grado di fornire conferme o smentite: i soli tre nomi trapelati si riferivano o a persone che all'epoca delle dichiarazioni di Ernetti, nel 1972, erano già morte da tempo (Fermi e Gemelli) o, nel caso di von Braun (morto nel 1977), a una personalità vissuta in strettissima sorveglianza per motivi di sicurezza, prima dai nazisti e poi dagli americani, per tutta la sua carriera.
Quanto poi alla presunta ed eccezionale immagine del volto di Cristo, già pochi mesi dopo la sua divulgazione, Alfonso De Silva, un lettore di Roma, in una lettera pubblicata sul Giornale dei misteri nell'agosto 1972, spiegava come essa fosse null'altro che la fotografia di una scultura lignea, realizzata nel 1931 dallo scultore spagnolo Lorenzo Coullaut Valera, di cui lui era in possesso avendola acquistata per la somma di 100 Lire nel Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza a Todi, presso cui il crocifisso è conservato dal 1965.
Quanto alla presunta trascrizione del Tieste di Ennio, la sua non autenticità sarebbe stata provata dalla studiosa Katherine Owen Eldred, una classicista di formazione princetoniana, servendosi di argomentazioni puramente linguistiche. La trascrizione infatti, se da un lato include quasi tutti i frammenti già noti dell'opera, dall'altro si rivelerebbe stranamente breve e i frammenti già noti, precedentemente stimati essere la decima parte dell'opera, coprirebbero invece ben il 65% dell'intera trascrizione. Inoltre nelle parti nuove ricorrerebbero frequentemente parole appartenenti a una lingua latina di gran lunga posteriore (250 anni) all'epoca della scrittura della tragedia. Infine l'eccessiva frequenza con cui si presentano alcune parole sarebbe indice di una estensione e una varietà lessicale che, se possono essere considerate eccellenti in un latinista moderno (come Ernetti era), risulterebbero invece limitate e povere se attribuite a un sommo poeta come Ennio. Le affermazioni di Katherine Owen Eldred sono state successivamente contestate da François Brune, il quale non possiede però titoli o pubblicazioni specifiche nell'ambito della letteratura classica, ma che nel suo libro sul cronovisore accusa la traduzione della studiosa di essere "frettolosa" e di contenere svariati errori grammaticali e lessicali.
La vicenda del cronovisore ha suscitato polemiche tra chi crede alla sua reale esistenza e chi invece non ne accetta l'esistenza in assenza di prove e argomentazioni verificabili.
Peter Krassa riporta nel testo citato la lettera di un non meglio identificato nipote di Ernetti, che avrebbe raccolto le ultime volontà del monaco sul suo letto di morte. Nella lettera si afferma che Ernetti aveva mentito, che la foto di Cristo non era autentica e che il Thyestes l'aveva scritto lui, ma l'aveva fatto perché sperava di riuscire un giorno a trasformare il cronovisore in realtà.

venerdì 7 febbraio 2020

Tensizione

Risultati immagini per Tensizione sciamano



Tensizione è il termine che indica la danza rituale dello sciamano, la quale, accompagnata dall'assunzione di sostanze psicotrope, gli permette di provare ad entrare in contatto con alcuni spiriti e di viaggiare nel tempo e nello spazio.
Il termine tensizione si sostituisce convenientemente a tensegrità (traduzione di tensegrity), termine mutuato da Carlos Castaneda da R. Fuller, ingegnere ed architetto, per indicare i "passi magici" degli sciamani del centro America. Infatti il termine tensegrity indica una situazione statica, che mal si addice al dinamismo di una danza.
Talvolta, gli sciamani, specialmente quelli Africani, non utilizzano alcuna danza rituale propiziatoria, si affidano unicamente al potere delle erbe, specialmente per effettuare guarigioni. In questo caso è chi si rivolge allo sciamano ad assumere la sostanza; il paziente resta, durante il "viaggio" dell'"anima", vegliato dai suoi parenti e dallo sciamano stesso, che vigila sul corpo affinché non si smarrisca o non incontri spiriti malvagi.

giovedì 6 febbraio 2020

Uovo cosmico

Risultati immagini per Uovo cosmico


L'uovo cosmico è un simbolo del mito cosmogonico della creazione dell'Universo.

Storia del simbolo nella mitologia

L'uovo cosmico è un archetipo cosmogonico ricorrente nei più diversi miti delle civiltà antiche.
Di esso si trovano per la prima volta i tratti strutturali, sebbene non ancora espressi in forma esplicita, presso gli Assiri (Sumeri) e i Babilonesi. Dalla Mesopotamia, nel 2000 a.C., si è diffuso in India, nel 1.600 a.C., nella religione induista, nell'antico Egitto, nell'antica Grecia attrverso l'orfismo nell'800 a.C., e nei Pelasgi attraverso il pelagismo. Tardivamente si è diffuso anche in altre religioni orientali, occidentali e africane, come in Cina, nel 400, nelle regioni europee celtiche, e in Africa presso la tribù dei Bambara.
Nella religione induista, l'uovo cosmico, detto Hiranyagarbha o "grembo d'oro", identificato anticamente con l'anima del mondo, viene descritto nei libri della Bhagavad Gita e delle Upanishad, come un nucleo universale galleggiante nell'oceano primordiale e avvolto dall'oscurità della non-esistenza. Quando l'uovo si schiuse, il Signore Brahma lo rese manifesto per mezzo dell'Aum, una sillaba che permette l'emissione respiratoria e che nell'induismo rappresenta il soffio vitale originario. Dalla metà superiore del guscio, fatta d'oro, nacque così il cielo; dalla metà inferiore, fatta d'argento, nacque la terra. Da questa primeva creazione della cosmologia induista si è sviluppato l'Universo, fino a degradarsi progressivamente giungendo alla sua conclusione, e poi da capo in una serie di cicli chiamati kalpa.
Un'immagine scultorea del concetto si ha nel Mitraismo, dove il dio Mitra, detto anche Phanes, viene spesso rappresentato mentre compare dall'interno di un uovo d'oro.
Nella mitologia greca si narra che dall'uovo di Leda, fecondato da Zeus tramutatosi in cigno, nacquero i Dioscuri, cioè i gemelli Castore e Polluce, che rappresentano i due poli della creazione.
Nella religione orfica, un'altra storia mitica greca, racconta come dall'uovo d'argento, deposto dalla dea Notte nell'oscurità dell'Erebo e fecondato da un soffio di vento del Nord, contenente il cosmo, sia nato Eros.
Nel mito dei Pelasgi si racconta la stessa storia in modo particolareggiato. Qui è la dea Eurinome, emersa dal caos e fecondata dal serpente Ofione, che depone l'uovo universale. Quindi quest'uovo, come quello cinese è un uovo di un rettile mitico, forse il basilisco.
Nella religione taoista cinese, nel IV secolo d.C., l'uovo cosmico viene descritto nel mito di Pangu, il creatore del mondo, coadiuvato dalla tartaruga, da Qilin, un drago con le corna, simile ad una chimera, dalla Fenice e dal dragone.
Nella religione celtica il cerchio vuoto si chiama Oiw ed è il centro dell'evoluzione cosmica, simboleggiato dal Sole. Per i celti si chiama Glain, un uovo rossastro nato da un rettile marino che depone uova sulla spiaggia.
Nella tribù africana dei Bambara vi era in origine un uovo vuoto che si riempie e si sviluppa per effetto di un soffio creativo dello Spirito.
Nel mito polinesiano Vari-Ma-Tetakere vive in una noce di cocco cosmica.
Nell'antica religione egizia, è la Fenice a deporre l'uovo, dal quale rinascerà, ciclicamente. La Fenice è dotata di alito vitale dal quale nasce il dio dell'aria Shu. In prossimità della propria morte la Fenice costruisce un nido a forma di uovo e lì essa brucia completamente, ma da questa combustione si genera un uovo, che il Sole fa germogliare.
Mircea Eliade scrive sulla cosmogonia:
«Il motivo dell'uovo cosmogonico, attestato in Polinesia, è comune all'India antica, all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia, all'Estonia, alla Finlandia, ai Pangwe dell'Africa occidentale, all'America centrale e alla Costa occidentale dell'America del Sud. Il centro di diffusione di questo mito deve probabilmente ricercarsi nell'India o in Indonesia. [...] Qui la cosmogonia è il modello dell'antropogonia, la creazione dell'uomo imita e ripete quella del Cosmo. [...] In Russia ed in Svezia sono state trovate uova di creta in molti sepolcri. Le statue di Dioniso trovate nelle tombe in Beozia portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita. Era invece vietato mangiare uova agli adepti dell'orfismo in quanto questo culto misterico ricercava l'uscita dal ciclo infinito delle reincarnazioni, cioè l'abolizione del ritorno periodico all'esistenza. [...] La virtù rituale dell'uovo non si spiega con una valorizzazione empirico-razionalistica dell'uovo come germe; si giustifica invece col simbolo che l'uovo incarna, riferibile non tanto alla nascita come alla rinascita, ripetuta secondo il modello cosmogonico. Si prenda uno qualsiasi di tali complessi mitico-rituali, la sua idea fondamentale non è la "nascita", è invece la "ripetizione della nascita" esemplare del Cosmo, l'imitazione della cosmogonia.»
Immagini affini a quelle mitologiche sulle origini del cosmo sono state descritte dagli astrofisici a partire dagli anni trenta, quando hanno incominciato a parlare di un nucleo primordiale preesistente, oscuro e inconoscibile, dal quale si sarebbe sviluppato l'Universo per via del Big Bang, da allora in poi resosi manifesto perché emettitore di luce.
L'idea nasce dal tentativo di integrare l'osservazione di Edwin Hubble di un universo in espansione, ipotesi già formulata da Albert Einstein con le sue equazioni della relatività generale. Lo scienziato Erwin Schrödinger appassionato di Vedanta, applica questo concetto alla meccanica quantistica.
Attualmente la cosmologia astronomica asserisce che prima di 13,7 miliardi di anni fa l'intera massa dell'universo doveva essere compressa in un volume di circa trenta volte la dimensione del nostro Sole, dal quale si sarebbe espansa fino allo stato attuale a partire dal Big Bang.
In particolare Vittorio Castellani, nel suo libro sui fondamenti di astrofisica, parla di questo nucleo primitivo sconosciuto, in modo ipotetico, immaginandolo formato da un brodo di quark, leptoni e fotoni.
Ancora oggi un'eco degli antichi significati dell'uovo cosmico primordiale è costituito dall'Uovo di Pasqua.

Simbolismo dell'uovo in alchimia

In quanto simbolo dell'origine primordiale del mondo, l'uovo era considerato l'archetipo in grado di riportare ogni elemento alla sua purezza originaria, risanando la corruzione della materia.
Per questo la pietra filosofale, ricercata dagli alchimisti per le sue capacità di trasmutare in oro i metalli vili, era assimilata ad un uovo, spesso di consistenza vitrea, i cui componenti, guscio, albume e tuorlo, corrispondevano ai tre ingredienti alchemici sale, mercurio e zolfo, che opportunamente combinati conducevano al culmine della Grande Opera.

Simbolismo dell'uovo nell'arte

L'uovo cosmico è stato spesso rappresentato in varie arti figurative. Esso ricorre in particolare nelle scene funerarie dell'antico Egitto, dell'antica Grecia, e degli Etruschi, dove allude alla rinascita dell'anima defunta in una vita ultraterrena. Con l'avvento del Cristianesimo, in numerose chiese dell'Abissinia e dell'Oriente cristiano-ortodosso veniva spesso appeso nel catino absidale un uovo come segno di vita, di nascita e di resurrezione.
Un celebre esempio nella storia dell'arte è poi l'uovo dipinto nella Pala di Brera da Piero della Francesca, dove lo si vede pendere da un soffitto a volta: illuminato da una luce uniforme, l'uovo rappresenta in quest'opera una sorta di unità di misura, centralizzando lo spazio e rendendolo armonico e geometricamente equilibrato, in quanto fulcro centrale del dipinto come dell'intero universo. Appeso alla sommità di una conchiglia scolpita dentro un'arcata semicircolare, anch'essa ovoidale, l'uovo assume qui una pluralità di significati: fluttuando sopra la testa della Madonna, ne simboleggia l'immacolata concezione, oltre che la natura generatrice di Vita e la perfezione divina. L'uovo era inoltre emblema della casata di Federico da Montefeltro che aveva commissionato l'opera a Piero della Francesca, e potrebbe alludere alla nascita del figlio del duca avvenuta all'epoca. Lo stesso volto di Maria Vergine è inoltre di forma ovoidale.
Giorgio Vasari nelle sue Vite riferisce che la forma dell'uovo ispirò anche in Brunelleschi la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore.
Fra gli altri dipinti contenenti raffigurazioni di uova dal profondo significato allegorico vi è la Presentazione di Maria al Tempio di Tiziano, il Trittico delle Delizie di Hyeronimus Bosch, L'adorazione dei pastori di Francisco de Zurbarán, l'Allegoria della Gourmandise di Faustino Bocchi.

Simbolismo esoterico dell'uovo

Una delle rappresentazioni grafiche dell'uovo cosmico si ha nello zero, in quanto fondo primordiale e femminile di tutti i numeri, che da esso scaturiscono a seguito della fecondazione dell'Uno. Come l'uovo, infatti, lo zero rappresenta «un nulla latente che produce qualcosa di attivo, di vivente» a seguito di un intervento divino ordinatore del caos, così che «la figura dell'unità iscritta nello "zero" era un tempo il simbolo della divinità, dell'universo e dell'uomo»: un microcosmo che racchiude il Macrocosmo.
Altri simboli affini allo zero utilizzati in analogia all'uovo sono la chiocciola, la conchiglia, la spirale, la pigna.
Nell'ambito della letteratura esoterica l'argomento è stato trattato nel libro The Crack in the Cosmic Egg, scritto da Joseph Chilton Pearce e Thom Hartmann.

Musica

Lo stesso titolo, The Crack in the Cosmic Egg, è stato utilizzato dai musicologi Alan e Steve Freeman per la loro enciclopedia della musica Krautrock e Kosmische, un genere tedesco di rock sperimentale degli anni settanta.
Nel 2009 la band australiana Wolfmother ha pubblicato un album dal titolo Cosmic Egg.
Nel 2011 la cantante Björk ha pubblicato una canzone chiamata Cosmogony che narra, appunto, della cosmogonia partendo proprio dall'uovo cosmico.

Influenza nella fantascienza

Il concetto di uovo cosmico ha catturato l'immaginazione di molti scrittori di fantascienza, inclusi i creatori del personaggio della Marvel Comics Galactus. Galactus era il solo sopravvissuto al precedente Big Crunch e dunque, essendo stato protetto nell'uovo cosmico, è ricomparso dotato di un immenso potere nell'universo presente.



 
Wordpress Theme by wpthemescreator .
Converted To Blogger Template by Anshul .