Ai primi dell’Ottocento, in un
antico castello di una remota vallata nella regione occidentale
dell’Inghilterra, uno scienziato sta compiendo una serie di
complicati esperimenti con l’elettricità. Al di fuori del
laboratorio, una ragnatela di fili di rame, sospesa ai pali, si
estende per quasi due chilometri nella campagna. All’interno,
apparecchiature misteriose colmi di liquidi torbidi, che brillano e
lampeggiano.
Un giorno giunge una notizia che
conferma i peggiori sospetti: quel sinistro personaggio ha
creato la vita in provetta.
Andrew Crosse era
un dotto gentiluomo che dedicò la vita allo studio della nuova
scienza dell’elettricità.
I suoi esperimenti erano iniziati
nel 1807, producendo una vasta gamma di cristalli ed ottenendone
circa 200 varietà pressoché identiche a quelli riscontrati in
natura.
Nel 1837 Crosse iniziò un ennesimo
esperimento per ottenere i cristalli usando una pietra elettrificata
e una soluzione chimica. Dopo due settimane notò
“alcune escrescenze
biancastre, che spuntavano dal centro della pietra”.
Nei giorni successivi le escrescenze
crebbero finché assunsero
“la forma di un insetto
perfetto, hanno cominciato a muovere le zampe, per poi staccarsi
dalla pietra e cominciare a muoversi liberamente”. Nel
giro di qualche settimana, un centinaio
di insetti apparvero sulla pietra.
Le creature erano acari. Aveva
forse creato egli stesso quegli insetti? Decise perciò di ritentare
l’esperimento. Crosse prese sette contenitori di vetro e in
ciascuno versò una soluzione chimica diversa. Poi fece passare una
corrente elettrica nel liquido e si mise ad aspettare; dopo alcuni
mesi la sua pazienza fu ricompensata: i parassiti si erano sviluppati
in tutti i contenitori, tranne in due.
Crosse, confuso e spaventato, ne parlò
con il fisico Michael
Faraday che
affermò di aver prodotto insetti seguendone lo stesso metodo.
Malgrado il sostegno dei colleghi, la pubblicazione dei risultati non
suscitò altro che scherno e ilarità.
Accusato di interferire con l’operato
divino, Crosse divenne bersaglio di un’aspra polemica e si ritirò
nella solitudine del suo laboratorio. Decise
di non
riprodurre mai più questo esperimento.