I mostri marini sono creature
mitologiche che nell'immaginario collettivo popolano il mare,
gigantesche e feroci, e che nell'antichità incutevano gran timore ai
marinai.
I mostri marini possono assumere varie
forme, tra cui quelle di drago, serpente marino, o bestie dotate di
molteplici arti; possono essere gelatinosi o squamati, spesso
sfiatano getti d'acqua. Sono spesso ritratti mentre attaccano,
insidiano, e distruggono le navi.
Avvistamenti e leggende
Storicamente i disegni decorativi di
delfini araldici e mostri marini erano utilizzati frequentemente per
illustrare le mappe, come la Carta marina. Questa pratica morì
con l'avvento della moderna cartografia. Nondimeno, persistono fino
ai giorni nostri storie di mostri marini e testimonianze dirette che
rivendicavano di avere visto tali bestie. Tali avvistamenti sono
spesso catalogati e studiati dagli studiosi del folclore e dagli
criptozoologi.
Racconti di mostri marini si trovano
pressoché in tutte le culture che abbiano o abbiano avuto contatto
con il mare. Resoconti di testimoni oculari provengono da ogni parte
del mondo. Per esempio, Avieno narra del viaggio dell'esploratore
cartaginese Imilcone «…laddove mostri degli abissi e bestie
nuotano tra le lente e striscianti navi.» (linee 117-29 dell'Ora
Maritima). Sir Humphrey Gilbert affermò di aver incontrato un mostro
simile ad un leone dotato di "occhi abbaglianti" durante il
suo viaggio di ritorno dopo aver formalmente reclamato St. John's,
Terranova (1583), inglese. Un altro racconto riguardo ad un incontro
con un mostro marino risale al luglio del 1734. Hans Egede, un
missionario danese/norvegese, racconta che, in viaggio verso
Gothaab/Nuuk sulla costa ovest della Groenlandia: «Apparve [laggiù]
un animale marino davvero terribile, che si innalzava al di sopra
delle acque, la cui testa sormontava il nostro albero maestro. Aveva
un muso lungo e appuntito, e sfiatava come una balena, aveva pinne
lunghe e larghe, e il suo corpo era come coperto da pelle coriacea,
attorcigliato su se stesso e dalla pelle raggrinzita; inoltre, nella
parte inferiore aveva la forma di un serpente, e quando scese di
nuovo sott'acqua, si lanciò all'indietro, e facendo questo, sollevò
la coda sopra l'acqua, lunga quanto una nave intera dal suo corpo.
Quella sera, vi fu il maltempo».
Sono noti altri resoconti dall'Oceano
Pacifico, Indiano e dai Mari del sud (ad esempio Heuvelmans 1968).
Uno sviluppo più recente è stato ad
esempio il misterioso "Bloop" recuperato tramite
attrezzature idrofoniche nel 1997. Da un confronto con le
caratteristiche audio di un animale, fu ritenuto troppo grande per
essere una balena. Finora le restanti investigazioni sono state
inconcludenti.
Cosa potrebbero essere questi moderni
"mostri" è fonte di dibattiti. Le possibilità includono
squali-lucertola, squali elefante, pesci-remo, calamari giganti,
seppie, o balene. Per esempio Ellis (1999) suggerì che il mostro di
Egede-rellis-phooba avrebbe potuto essere un calamaro gigante. Altre
ipotesi affermano che i mostri del presente siano in realtà
esemplari di rettili marini giganti, come l'ittiosauro o il
plesiosauro, dei periodi rispettivamente giurassico e cretaceo, o
balene oramai estinte quali il "basilosauro"
Nel 1892, Anthonid Cornelis Oudemans,
successivamente divenuto il direttore dei Giardini zoologici reali,
pubblicò il libro The Great Sea Serpent ("Il grande
serpente marino"), in cui suggeriva che molti avvistamenti di
serpenti marini in realtà sarebbero stati meglio ritenuti quali
pinnipedi precedentemente sconosciuti. più probabile che molti altri
resoconti di mostri marini siano stati avvistamenti male interpretati
di carcasse di squali o balene, alghe galleggianti, tronchi o altri
relitti quali zattere, canoe o reti da pesca abbandonate.
"Mostri marini" di cui è stata accertata l'origine
Si hanno avvistamenti di mostri marini
morti sin dalla recente antichità (vedi Heuvelmans 1896). Le
carcasse non identificate sono spesso chiamate col termine inglese
globster. Il plesiosauro rimasto impigliato nelle reti del
viaggiatore giapponese Zuiyo Maru poco lontano dalle coste della
Nuova Zelanda fece molto scalpore nel 1977 e venne anche riprodotto
in un francobollo brasiliano prima che l'FBI suggerisse che si
potesse trattare della carcassa in decomposizione di uno squalo
elefante. Allo stesso modo, il test del DNA eseguito su un altro
presunto mostro marino recuperato a Fortune Bay, Terranova
nell'agosto del 2001 confermò che si trattava di un capodoglio.
Anche il noto "Mostro di Tecolutla" fu in seguito
identificato come un capodoglio, del quale è esposto il cranio in un
museo presso il luogo del ritrovamento.
Un altro esempio moderno di "mostro
marino" fu la strana creatura arenatasi su una spiaggia del Cile
nel luglio del 2003. Inizialmente venne descritta come una "medusa
gigantesca delle dimensioni di un bus" ma fu successivamente
riconosciuto come l'ennesima carcassa di un capodoglio. Spesso capita
che i cadaveri amorfi o privi di ossa siano immediatamente ricondotti
a piovre giganti, ma è stato recentemente scoperto che i capodogli
morti si decompongono in maniera tale da diventare masse senza
caratteristiche, che spesso inoltre mostrano una superficie "pelosa"
a causa di fibre collagene esposte. L'analisi della carcassa di Zuiyo
Maru rivelò un fenomeno simile anche nelle carcasse in
decomposizione degli squali elefante, i quali per prima cosa perdono
la maggior parte dell'area inferiore della testa, e successivamente
la pinna dorsale e caudale, finendo per somigliare a plesiosauri.
0 commenti:
Posta un commento