Xenoglossia, o xenolalia,
è il termine con cui si indica la presunta capacità paranormale di
parlare o scrivere una lingua al soggetto sconosciuta. Deriva dal
greco ξένος xènos, straniero, e γλῶσσα glṑssa, lingua
e non deve essere confusa con la glossolalia, cioè la presunta
capacità di parlare lingue inesistenti.
Solitamente si suppone sia una capacità
acquisita per via paranormale, come nel caso di sedute spiritiche. La
xenoglossia sarebbe inoltre una possibile conseguenza della
possessione demoniaca. Inoltre, il "dono delle lingue"
figura fra i carismi dei Cristiani, basti pensare ai riferimenti
presenti nelle Lettere di Paolo e negli Atti degli Apostoli.
Nella parapsicologia
In base ai criteri della
parapsicologia, esisterebbero due tipi di xenoglossia. Il primo tipo
consisterebbe nella pronuncia di frasi di senso compiuto in una
lingua sconosciuta. La seconda tipologia, detta xenoglossia
responsiva, consiste in uno scambio di domande e risposte immediate e
coerenti fra lo sperimentatore e l'entità disincarnata che sta
possedendo il medium.
Nel misticismo
Il fenomeno non riguarda solo l'ambito
della parapsicologia, ma ha interessato anche il mondo dei mistici.
Anna Caterina Emmerich (1774-1824) fu
una religiosa tedesca, monaca agostiniana, beatificata da Papa
Giovanni Paolo II, sofferente a causa della presenza delle stigmate
negli arti e alla testa, divenuta famosa per le sue presunte doti di
veggente. La mistica fu seguita, tra gli altri, dal poeta Clemens
Brentano che trascrisse i racconti delle sue visioni, nelle quali
avrebbe rivissuto la Passione di Cristo e proprio in quei frangenti
di estasi, sarebbe stata in grado di capire i discorsi dei
contemporanei di Gesù.
Nella storia della xenoglossia si
sarebbero verificati altri presunti casi, più recenti, come quello
della mistica tedesca cattolica Teresa Neumann, alla quale vengono
attribuiti oltre alla stigmate, ritenute autentiche da una
commissione medica presieduta dall'autorità cattolica di Ratisbona
ma ritenute false da altre fonti, altri presunti fenomeni
sovrannaturali come bilocazioni, profezie, e la presunta conoscenza
di lingue a lei ignote, come ad esempio l'aramaico, il latino ed il
greco.
L'opinione della comunità scientifica
La maggior parte dei linguisti e degli
psicologi ritiene che la xenoglossia non esista. Fa eccezione lo
psichiatra Ian Stevenson, il quale ritiene di avere documentato
diversi casi che considera autentici. Tuttavia, secondo il CICAP «un
esame dettagliato di questi casi ha portato a concludere che le
persone oggetto dei suoi studi non sembravano conoscere veramente la
lingua in questione, ma sembravano piuttosto conoscere un numero
limitato di parole di quella lingua e utilizzavano sempre queste per
rispondere, in modo stereotipato, alle domande degli studiosi».
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