La sincronicità è un concetto
introdotto dallo psicoanalista Carl Gustav Jung nel 1950, definito
come «un principio di nessi acausali» che consiste in un legame tra
due eventi che avvengono in contemporanea, connessi tra loro ma non
in maniera causale, cioè non in modo tale che l'uno influisca
materialmente sull'altro; essi apparterrebbero piuttosto a un
medesimo contesto o contenuto significativo, come due orologi che
siano stati sincronizzati su una stessa ora.
Etimologia
La parola sincronicità deriva dalle radici greche syn ("con", che segna l'idea di riunione) e khronos ("ora"): riunione nel tempo, simultaneità Jung in particolare definisce la sincronicità in questo modo:
«Gli eventi sincronici si
basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali.»
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«Ecco quindi che il
concetto generale di sincronicità nel senso speciale di
coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di
causalità tra di loro e con lo stesso o simile significato. Il
termine si oppone al 'sincronismo', che denota la semplice
simultaneità di due eventi. La sincronicità significa quindi
prima della simultaneità di un certo stato psichico con uno o più
eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale
del momento, e - eventualmente - viceversa.»
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«Voglio dire per
sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati
soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare
causalmente, almeno con le nostre risorse attuali.»
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(C. G. Jung,
Les Racines de la conscience
(1954), p. 528)
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Storia del concetto
Epoca antica
«Sia la concezione
primitiva sia la concezione antica e medioevale della natura
presuppongono l'esistenza, accanto alla causalità, di un simile
principio. Fino a Leibniz la causalità non è né unica né
predominante. Nel corso del diciottesimo secolo essa è poi
diventata il principio esclusivo delle scienze naturali. Con
l'ascesa delle scienze naturali nel diciannovesimo secolo la
corrispondentia è tuttavia scomparsa dal quadro.»
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(C.G. Jung,
Synchronizität als ein Prinzip akausaler,
1952)
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Pur essendo un termine coniato di
recente, il concetto junghiano di sincronicità ha un'origine
rintracciabile nella tradizione filosofica del neoplatonismo. Già
Platone sosteneva l'esistenza di una realtà intelligente, le idee,
che formano e indirizzano quella materiale, in maniera tale che i
fenomeni della natura risultano collegati tra loro da una legge
superiore che egli denominava dialettica. La correlazione tra bianco
e nero, ad esempio, va ricercata nella loro comune Idea di Colore.
La presenza del divino nelle vicende
del mondo venne intesa successivamente dagli stoici come συν-παθεία
(syn-pathèia), in virtù della quale essi ritenevano che qualsiasi
evento, anche minimo o assai distante, si ripercuotesse su ogni
altro, in contrapposizione alla concezione puramente meccanicista
degli epicurei. Sarà quindi con Plotino che si prefigura una
spiegazione sincronica dei fenomeni naturali con la nozione di Anima
del mondo, che rappresenta il principio unificante della natura,
regolato da intime connessioni tra le sue parti, come un organismo da
cui prendono forma i singoli esseri viventi; questi ultimi, pur
articolandosi e differenziandosi ognuno secondo le proprie
specificità individuali, risultano tuttavia legati tra loro da una
tale comune Anima universale. Secondo Plotino quindi,
«... coloro che credono che il mondo manifesto sia governato dalla fortuna o dal caso, e che dipenda da cause materiali, sono ben lontani dal divino e dalla nozione di Uno. » |
(Plotino, Enneadi, VI, 9) |
Che esistesse una corrispondenza tra
l'Uno e i molti, lo spirito e la materia, macrocosmo e microcosmo,
era del resto convinzione delle arti divinatorie come l'astrologia,
l'oniromanzia (interpretazione dei sogni), o quelle dell'antica Roma
che ad esempio studiavano il volo degli uccelli per trarne auspicia,
ovvero segni divini dedotti in una maniera non causale ma appunto
sincronica, cioè basata sull'analogia simbolica con un determinato
modello o archetipo.
L'umanista Marsilio Ficino nel
Rinascimento si preoccupò di spiegare, nella Disputatio contra
iudicia astrologorum (1477), sulla base della dottrina
plotiniana, come l'astrologia vada intesa non come capacità degli
astri di esercitare un influsso causale sugli eventi umani, bensì
come una forma di consonanza tra questi e la posizione dei pianeti, i
quali si limitano cioè a descrivere quel che accade, allo stesso
modo in cui il volo degli uccelli presso i Romani era ritenuto
portatore di un significato. Per Ficino, attribuire agli astri un
influsso deterministico sarebbe come affermare che gli uccelli
agiscano causalmente sull'uomo. Quella di Ficino è invece una
concezione astrologica basata sulla corrispondenza e
l'interdipendenza di ogni parte dell'universo, da leggere e
interpretare secondo l'esperienza psicologica dell'anima, alla quale
è attribuita dunque una centralità particolare, precorritrice delle
nozioni junghiane di sincronicità e inconscio collettivo.
L'epoca moderna fino a Jung
Anche il neoplatonico Leibniz parlava
di un'armonia prestabilita, grazie alla quale le diverse monadi di
cui è composto l'universo, che non comunicano tra loro «non avendo
porte o finestre», e neppure possono agire causalmente l'una
sull'altra, sono però tutte sincronizzate come tanti orologi che
segnino la stessa ora, così che il loro agire sembra essere, solo
apparentemente, di tipo causale.
Un importante contributo,
successivamente ripreso anche da Jung, riguarda il testo Speculazione
trascendente sull'apparente disegno intenzionale nel destino
dell'individuo di Arthur Schopenhauer in cui il filosofo analizza
la tendenza finalistica degli eventi.
« A comprendere meglio
la cosa può servire la seguente considerazione generale.
"Casuale" accenna a un incontro nel tempo degli elementi
non collegati causalmente. Non vi è nulla però di assolutamente
casuale, e anche ciò che sembra massimamente tale non è altro se
non qualcosa di necessario, che si realizza in modo attenuato.
Delle cause determinate, per quanto lontane nella catena causale,
hanno già da lungo tempo stabilito necessariamente che esso
doveva verificarsi proprio ora, e contemporaneamente a quell'altra
cosa. Ogni avvenimento cioè è un termine particolare di una
catena di cause degli effetti, procedente nella direzione del
tempo. »
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Sempre nello stesso testo, il filosofo parla del legame tra gli eventi naturali e un'interpretazione individuale in cui vi sia un significato:
«La tendenza dell'uomo a
prendere gli auspici, [...] il suo aprir la Bibbia, i suoi giochi
di carte, le sue colate di piombo e il suo contemplare il
sentimento del caffè, eccetera, testimoniano la sua convinzione,
contrastante a ogni fondamento razionale, che sia in qualche modo
possibile riconoscere da quanto è presente e sta dinanzi agli
occhi ciò che è nascosto nello spazio o nel tempo, ossia ciò
che è lontano o futuro, che si possa da quello dedurre questo, se
soltanto si possiede la vera chiave del cifrario.»
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Paul Kammerer, uno zoologo austriaco, è
stato il primo scienziato moderno (prima di Jung) a considerare le
coincidenze in una prospettiva non meccanicistica, con la
"ripetizione dei casi", secondo di una legge di serialità,
accanto alla causalità e alla finalità. Nel 1900 e per diversi
anni, ha preso nota delle coincidenze. Egli ha descritto l'universo
come un "mosaico mondo, che, nonostante le iniziative e i
riarrangiamenti costanti, mira a riunire le cose simili." Scoprì
(o inventò) la famosa "legge della serie", che dà il
titolo al suo libro Das Gesetz der Serie (1919). «Ci sono
nell'universo - dice Kammerer - un principio fondamentale, una forza
che tende verso l'unità. Questa forza universale agisce
selettivamente al gruppo simile nello spazio e nel tempo.» Ad
esempio, nel 1915, due soldati sono stati ricoverati separatamente
all'ospedale militare di Katowice in Boemia. Entrambi avevano 19
anni, soffrivano di polmonite, erano nati in Slesia, erano stati
volontari come personale dei treni e si chiamavano Franz Richter.
«Finora ci siamo occupati
delle manifestazioni concrete di serie ricorrenti, senza tentare
di spiegarle. Abbiamo scoperto che il ricorrere di dati identici
identici o similari in regioni contigue o di spazio di tempo è un
puro dato di fatto che deve essere accettato e che non si può
spiegare con la coincidenza - o, piuttosto, che questo dato di
fatto fa regnare la coincidenza in misura tale che il concetto
stesso di coincidenza viene negato.»
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(Paul Kammerer)
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Il concetto di sincronicità appare per
la prima volta il 18 novembre 1928 nel verbale del seminario
sull'analisi dei sogni. Nel 1934, uno dei suoi pazienti aveva visto
in sogno un'aquila che mangiava le proprie piume, poi, qualche tempo
dopo, Jung, al British Museum, aveva scoperto un manoscritto
alchemico attribuito a Ripley, che rappresentava un'aquila che
mangiava le proprie piume. Ciò appare in una lettera al fisico
Pascual Jordan, del 10 novembre 1934.
Jung approfondisce il lavoro di
Kammerer, con l'aiuto del fisico Wolfgang Ernst Pauli, uno dei
fondatori della meccanica quantistica tra il 1923 e il 1929, Premio
Nobel per la Fisica nel 1945. Pauli seguita dal 1931 al 1934, un
trattamento analitico con un'allieva di Jung. Nel 1932, vide Jung
ogni lunedì per discutere i suoi sogni, studiati da Jung poi in
Psicologia e alchimia. Per Jung le sincronicità sono
l'espressione di «atti creativi nel tempo» che manifestano una
tendenza naturale alla creatio continua, una creatio
che esprime un ordine psichico archetipico.
Joseph Banks Rhine, il fondatore della
parapsicologia, aveva ideato la nozione di percezione extrasensoriale
(ESP), su basi statistiche. Nel 1940 ha inviato una copia del suo
libro Percezione Extra sensoriale (1934) a Carl Jung e ha
iniziato una corrispondenza regolare con lui. Nel 1948, ha scritto
una prefazione all'edizione inglese del I Ching (Il Libro dei
Mutamenti). Conosceva il libro del suo amico Richard Wilhelm dal
1920 e praticava "l'arte oracolare" basata
sull'interpretazione dei 64 esagrammi. Nel 1950, ha selezionato
quattro donne astrologhe, tra cui la figlia Gret Baumann-Jung, per
esaminare lo stato di sincronicità tra cielo e gli eventi, in
particolare tra le congiunzioni Sole/Luna o Marte/Venere e i
matrimoni.
Jung tiene una conferenza sulla
sincronicità nel 1950, ad Ascona: "Sulla sincronicità".
Egli dedica un intero libro al concetto: La sincronicità,
principio dei nessi acausali (1952), pubblicato nel suo libro
Naturerklärung und Psyche (1952), con uno studio di Pauli su
Keplero.
L'eredità junghiana: Marie von Franz
Marie-Louise Von Franz, allieva di Jung
ha spostato ancora avanti gli studi sul fenomeno. Secondo la studiosa
i fenomeni sincronici, non essendo legati ad eventi causali non sono
prevedibili, tuttavia essi si manifestano soprattutto nei casi di
forte eccitazione psichica come la morte di una persona o un grande
amore: «... in tutte quelle situazioni profondamente perturbanti in
cui è sempre costellato un archetipo o lo strato archetipico
dell'incontro, gli eventi sincronicistici possono, non debbono,
verificarsi, e ciò accade molto più spesso di quanto si supponga.»
La von Franz quindi postula l'esistenza
di un universo virtuale che è sia psichico e materiale chiamato unus
mundus (dal latino: il mondo uno): «[Il principio di
sincronicità] definito come coincidenza significativa [scrive Jung
in Mysterium Conjunctionis] suggerisce una relazione tra
fenomeni non collegati dalla causalità, vedere un'unità di questi
fenomeni rappresenta dunque un aspetto dell'unità che può essere
adeguatamente designato come Unus Mundus» Secondo lei, "il
fisico e lo psicologico in realtà osservano lo stesso mondo da due
canali diversi". La von Franz si basa sulle recenti scoperte
della scienza, che tendono a dimostrare molto di più sulla
dimensione della relatività spazio-temporale. Per spiegare questa
ipotesi, Von Franz propone di non considerare più la psiche come un
corpo che si muove nel tempo, ma come una "intensità senza
estensione", riferendosi all'energia, sia mentale (dimostrata da
Jung per come la libido sia energetica) che fisica (inclusi i
quanti). I fenomeni piuttosto comuni chiamati telepatia dimostrano
con la loro esistenza come un fenomeno, che non può essere
riprodotto scientificamente, in cui lo spazio e il tempo hanno per la
psiche un valore relativo. Jung si basa quindi sugli esperimenti di
Rhine che, statisticamente, attestano una certa frequenza di
riproduzione della chiaroveggenza.
L'ipotesi dell'unus mundus è dunque quella di un'unità
dell'energia psichica ed dell'energia fisica, tramite un organismo
intermediario nel senso di un universo o di un campo di un'altra
realtà diversa dalla fisica o dalla psichica, che Jung chiama
psicoide; dominio della trasgressione di una scissione tradizionale:
«Poiché psiche e materia
sono contenuti in un unico mondo, ma sono anche in costante
contatto con l'altro... non è solamente possibile, ma, in una
certa misura probabile che questioni e la psiche siano due aspetti
diversi di una stessa cosa. I fenomeni di sincronicità indicano,
a me sembra, tale direzione, poiché senza connessione causale, il
non-psichico può comportarsi come lo psichico e viceversa.»
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Von Franz cita le moderne teorie
scientifiche e le speculazioni che puntano a questa possibilità:
quella di David Bohm, da un lato, e il suo modello di olomovimento
esposto in Universo, mente e materia e nella scienza e
coscienza nel capitolo Ordine implicato ed esplicato dell'universo
e della coscienza. Von Franz considera che questo mondo
intermedio si basi sulla serie dei numeri naturali, considerati
"configurazioni ritmiche di energia psichica." Von Franz
cita la recente ricerca del matematico Olivier Costa de Beauregard,
che, nel 1963, prendendo come punto di partenza le teorie
dell'informazione, postula l'esistenza di un infrapsichismo
coestensivo con il mondo quadridimensionale di Einstein-Minkowski
nella sua opera Il secondo principio della scienza del tempo.
Von Franz, come Hubert Reeves, prende come esempio il paradosso EPR
(Einstein-Podolsky-Rosen) dove due particelle si comportano in modo
coordinato fra loro ma aleatorio rispetto alle condizioni iniziali,
in modo che le loro posizioni li impediscano di scambiare dei
segnali. Analogamente, nella legge di disintegrazione radioattiva, in
cui ogni atomo si comporta in modo casuale, ma interamente si
comporta in modo prevedibile.
Le ultime ipotesi
Hubert Reeves nel suo contributo al lavoro collettivo La synchronicité, l'âme et la science rievoca l'ambizione della nozione di sincronicità junghiana, pur rilevando l'imprecisione, che la scienza futura dovrà sollevare:
«Questi eventi, secondo
Jung, non sono isolati, ma appartengono a un "fattore
universale esistente in tutta l'eternità" [...] Il fattore
psicologico associato con Jung si dice "sincronico" e
non si sovrappone a una natura impersonale. È significativo della
grande unità a tutti i livelli del nostro universo. Queste
speculazioni sono inutili? Non ci credo. Piuttosto sono come le
intuizioni espresse da un goffo infante. Le stesse cose di base.»
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In particolare lo scienziato individua, alla luce della moderna comprensione fisica degli eventi cinque fenomeni che dimostrano la realtà degli eventi acausali:
- il dimezzamento radioattivo;
- l'impredicibilità del comportamento d'un singolo atomo nella meccanica quantistica;
- la «radiazione fossile» del cosmo;
- il pendolo di Foucault, che sembra orientarsi secondo l'intera massa dell'universo invece che secondo quella del nostro pianeta;
- il paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, che vieta di localizzare la proprietà d'un atomo e sembra perciò indicare una sorta di unità e non-separabilità di tutte le particelle dell'universo.
Più recentemente lo scienziato Rupert
Sheldrake ha formulato la teoria del «campo morfico» per spiegare
lo sviluppo e la crescita di piante e animali, descritti dalla
genetica in una maniera ritenuta incompleta, e dovuti in realtà
secondo Sheldrake a zone di risonanza entro cui un evento,
un'informazione, o anche un semplice pensiero, ha la capacità di
ripercuotersi su di un altro in maniera non meccanica o causale.
Diversi esempi di sincronicità si possono trovare nel mondo animale,
in particolare nel comportamento degli stormi di uccelli o di un
banco di pesci, all'interno dei quali ogni singolo esemplare si muove
all'unisono con gli altri, senza alcuna mediazione di tipo
comunicativo, seguendo il comportamento del gruppo come se questo
fosse un tutto omogeneo dotato di una propria intelligenza.
Altre ipotesi non junghiane
Barbara Honegger suppone che gli eventi
sincronici siano da collegarsi ad un substrato neurologico del lobo
parietale inferiore. Mentre Jule Eisenbud suggerisce che essi
derivino da influenze PSI dello stesso osservatore.
Metodo d'approccio alla sincronicità
Non è possibile sperimentare il campo
della sincronicità con i metodi convenzionali.
Marie-Louise von Franz ha messo il dito
su un problema:
«Ci sono catene causali che
sembrano non avere alcun senso (come la macchina di Tinguely) e ci
sono anche coincidenze casuali che non hanno senso. Dobbiamo
quindi continuare - Jung ha insistito - per vedere coincidenze
significative ove non ve ne sono realmente.»
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Nei suoi scritti, Jung dimostra che la
statistica non funziona in questo settore, perché sembra essere
truccato dalla sincronicità che incorpora la soggettività e il
significato dell'evento per colui che trova la coincidenza, quindi la
statistica (ma senza metodi bayesiani) ragiona sulle grandi serie ma
senza qualità. Il concetto di sincronicità non si può intendere se
non come psicologia, in quanto fornisce una stima qualitativa
difficile da quantificare.
Jung tuttavia ha tentato, prima di
morire, di sviluppare un metodo sperimentale per identificare la
sincronicità. Voleva mettere insieme un gruppo di studenti che hanno
dovuto trovare persone in una situazione critica con il punto di
vista personale (dopo un incidente, il divorzio o la morte di una
persona cara), in cui si sospetta si sia attivato un archetipo. Gli
studenti poi passati a queste persone una serie di mezzi tradizionali
di divinazione (oroscopo di transito, I Ching, tarocchi, calendario
messicano, oracolo geomantico, sogni, etc.) avrebbero quindi
esaminato se i risultati di queste tecniche convergessero o meno .
Essendo legata al fondo dell'inconscio,
il fenomeno sincronico è, quindi, di fatto l'obiettivo perché non
agista d'astrazioni o di uno spirito religioso aprioristico. Il
fenomeno è misurabile (ha un'intensità nell'osservazione) in una
certa misura. Ed è stato rimproverato a Jung e ai suoi seguaci di
mescolare i piani epistemologici, e conseguire così un sincretismo
dubbio.
Ascoltare i sogni
Secondo gli analisti junghiani, i sogni
forniscono immagini e scenari che sono fondamentali nella ricerca
dell'inconscio. Prestare attenzione ai sogni e incoraggiare
l'attenzione mentale per i dettagli della loro esistenza aiuta a
integrare i messaggi inconsci col vissuto consciente, e quindi
favorisce l'attenzione alle coincidenze e sincronicità. Si tratta di
una consapevolezza legata alla nozione junghiana d'individuazione.
Nel 1916 Carl Jung pubblica Allgemeine
Gesichtspunkte zur Psicologia Traumes (Punti di vista generali
della psicologia del sogno), dove ha sviluppato la sua propria
comprensione dei sogni che differiscono molto da quella di Freud. Per
lui, i sogni sono anche un portale per l'inconscio, ma allarga le
loro funzioni in relazione a Freud. Secondo Jung, una delle
principali funzioni del sogno è quello di contribuire all'equilibrio
mentale. Lavorando sui suoi sogni così si promuoverebbero le
sincronicità.
Sincronicità e pratiche divinatorie
Per Jung, il fenomeno della
sincronicità spiega le pratiche rituali o mantiche (divinatorie)
ancestrali come, prima, l'astrologia e il metodo di consultazione de
I Ching che si basano su questa ipotesi di una corrispondenza tra
interno ed esterno, tra psiche e materiale. Tuttavia egli non agisce,
per Jung, su previsioni reali; l'uso di sincronicità nella
divinazione pretende semplicemente di prevedere la qualità
complessiva delle fasi temporali in cui degli eventi sincronici
possono accadere. La sincronicità si basa, infatti, sull'attivazione
nell'inconscio del soggetto di un archetipo che induce la qualità.
La consultazione di un metodo di divinazione permette di
"esprimersi", per analogia, su questo archetipo.
Un esempio di sincronicità che tutti
possono sperimentare, è di ricevere una telefonata da una persona a
cui stavamo pensando. Jung integra questa nozione alla sua teoria del
funzionamento psichico, nel senso che questo avvenimento sorprendente
per il soggetto lo condusse verso un altro modo di pensare,
permettendo ad alcuni di sperimentare un significativo cambiamento di
stato. Troviamo questo fenomeno in senso inverso, cioè verso uno
stato di degrado, per esempio quando due persone si arrabbiano e che
uno di loro è stato coinvolto da un grave incidente. Il soggetto che
ha voluto il male ad un altro può esserne così sconvolto.
Le esperienze extra-sensoriali
Le esperienze parapsicologiche quali la
telepatia o la telecinesi per Jung formano una classe di fenomeni
comprovanti la sincronicità. Jung dice di loro: «Non lasciamo le
categorie spazio-temporali del tutto quando si tratta della psiche?
Forse dovremmo definire la psiche come una intensità non estesa e
non come un corpo in movimento nel tempo.» Jung riconosce questi
fenomeni noti come la natura non statistica Psy, e il fatto che per
la scienza non hanno alcuna spiegazione; in breve, essi sono
un'eccezione che merita una discussione. Jung non crede nella natura
soprannaturale per questi fenomeni, li riporta alle capacità
psichiche consentite dalla sincronicità.
Jung e il principio di sincronicità
I fenomeni paranormali hanno
affascinato Jung da sempre. Tra questi egli prediligeva le
"coincidenze significative". Già nel 1916, a pochi anni di
distanza dalla defezione dal gruppo degli psicoanalisti fedeli al
metodo scientifico, Jung scriveva, riflettendo sulla possibilità di
affiancare al principio di causalità quello finalistico:
«La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini.» |
Jung distingueva infatti la
sincronicità dal "sincronismo", che riguarda eventi che
accadono simultaneamente, senza alcun apparente significante comune,
perché azioni di pura contemporaneità.
La sincronicità è invece basata sulla
presenza «incombente» di un archetipo dell'inconscio collettivo,
secondo visioni tipiche del pensiero magico che nella vita di tutti i
giorni trovano corrispondenza in eventi come il pensare a una persona
e poco dopo ricevere una telefonata che ne porta notizie; nominare un
numero e vedere passare una macchina con lo stesso numero impresso
sulla carrozzeria; leggere una frase che ci colpisce e poco dopo
sentircela ripetere da un'altra persona ecc. Fatti che talvolta dànno
la netta impressione d'essere accadimenti precognitivi legati a una
sorta di chiaroveggenza interiore, come se questi segnali fossero
disseminati ad arte sul nostro percorso quotidiano per "comunicare
qualcosa che riguarda solo noi stessi e il nostro colloquio
interiore". Una sorta di risposta esterna, affermativa o
negativa, oggettivamente impersonale e simbolicamente rappresentata.
Il sapere dall'inconscio
Per Carl Gustav Jung, l'inconscio è
una realtà oggettiva: è collettiva e trans-personale: «La
psicologia non è solo una questione personale. L'inconscio, che ha
le sue leggi e dei meccanismi indipendenti, esercita una forte
influenza su di noi, e potrebbe essere paragonato a una perturbazione
cosmica. La mente inconscia ha il potere di trasportarci o farci del
male nello stesso modo di una catastrofe cosmica o meteorologica.»
Carl Gustav Jung considera l'esistenza
di un "sapere assoluto" costituito da un inconscio
collettivo formato da archetipi, legati in particolare alla dottrina
platonica della reminiscenza (o anamnesi). Per dimostrare
questo concetto, Jung prende l'esempio di comportamenti innati o dei
calcoli impossibili come certi sogni profetici. La conoscenza
assoluta sembra una proprietà dell'inconscio, nel prevedere
statisticamente il verificarsi di fenomeni reali. Alcune astrazioni
della metafisica o della scienza si esplicano quindi attraverso
questa conoscenza assoluta; Pauli ha dimostrato nel suo libro che le
rappresentazioni scientifiche (o i modelli), come quelli di Keplero,
di Kekulé o di Einstein, sono nati da immagini interne spontanee. Le
esperienze parapsicologiche come la telepatia, dimostrano che le
indagini di Zener con le carte e i simboli da indovinare,
testimoniano per Jung, l'esistenza di una capacità di calcolo
dell'inconscio senza limiti, in una situazione di eccitazione (il che
spiega la sua incapacità di riprodurre il caso).
Jung prevede quindi, tra i molti
esempi, quello di inviare una lettera contenente il resoconto di un
sogno di un paziente, ignorante in materia, il quale ha raccontato il
sogno di dischi volanti, mentre Jung era allo stesso tempo alla
ricerca di questo argomento. Jung e Pauli ritengono che ci sono molti
casi simili nella ricerca scientifica: molte scoperte sono spesso
realizzate simultaneamente in tutto il mondo. Tuttavia, Jung si
difende vedendo un piano divino, un destino o karma.
Una prima teorizzazione: il tempo qualitativo
Nei primi tentativi di enunciazione del
concetto di sincronicità, Jung elaborò anche il concetto di "tempo
qualitativo". L'idea di tempo qualitativo nasceva
dall'osservazione dei calcoli astrologici, che prevedono una sorta di
schematizzazione (determinata dai cicli e dai transiti) che si
riflette sulla psiche di chi riceve l'oroscopo al momento della
nascita, ovvero la corrispondenza qualitativa fra tipologia
caratteriale e una determinata posizione planetaria.
«È come se nel nostro inconscio ci fosse una profonda consapevolezza, basata unicamente su esperienze inconsce, che determinate cose nate in un preciso momento dell'anno sono dotate di qualità specifiche, così che, grazie a quella conoscenza empirica immagazzinata nel nostro inconscio, noi siamo sempre più o meno uniformati al tempo.» |
(C.G. Jung,
cit. in Luciana Marinangeli, Risonanze
celesti, pag. 187, Marsilio, 2007)
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Sincronicità e scoperte scientifiche
In Un mito moderno (1958), Jung
cerca di dimostrare che il fenomeno dei dischi volanti è un prodotto
dell'inconscio di fronte ad uno sradicamento spirituale
dell'individuo, riconosce la rilevanza materiale di certi eventi.
Egli vede quindi negli UFO sincronicità mondiale: non vi è alcun
nesso di causalità tra il fatto di vedere i dischi volanti, supposti
reali, e il fatto che l'incoscienza collettiva di queste immagini di
mondi alieni siano per avvisare gli individui.
Per Pauli e Jung, le scoperte
scientifiche sono spesso dovute a sincronicità; non è infatti raro
che lo stesso fatto è stato scoperto da diversi scienziati nel
medesimo periodo. Arthur Koestler ha descritto un certo numero di
scoperte nel suo libro, all'origine delle più grandi teorie
scientifiche, I sonnambuli. Darwin spiega, mentre era delle
Galapagos nel processo di sviluppo della teoria dell'evoluzione: «Ero
quasi a metà del mio lavoro, scrive Darwin a proposito della sua
teoria dell'evoluzione di nuove specie. Ma i miei piani erano
sconvolti perché all'inizio dell'estate 1858, Mr Wallace, che era
allora nell'arcipelago malese, mi ha mandato uno studio (che)
conteneva esattamente la stessa teoria mia.»
Favorire le sincronicità
I moderni psicoterapisti di ispirazione
junghiana in parte utilizzano la nozione di sincronicità nel campo
dello sviluppo personale: l'emergere di sincronicità può quindi
essere favorito da intuizioni e sogni. Tuttavia, Jung non ha mai
esposto queste considerazioni terapeutiche; il concetto è sempre
stato considerato come un'ipotesi di trasgressione del mondo fisico e
mentale, seguito dall'attivazione di un archetipo, facendo seguito a
una simultaneità temporale e qualitativa (analogia) di una posizione
mentale con una reale. L'attuale psicologia transpersonale, nata nel
1970 in California, vicina alle attuali preoccupazioni del New Age
originale, è dunque segnato dalla notevole influenza di Jung e
attribuisce grande importanza alla sincronicità.
Allo stesso modo, la ripetizione di
sincronicità a date simili può essere percepita come la prova di
eventi traumatici avvenuti nelle generazioni precedenti, e che non
sono ancora integrati dalla famiglia in questione. Nicolas Abraham e
sua moglie Maria Török, hanno notevolmente sviluppato i concetti di
"cripta" e "fantasma" nell'inconscio famigliare
per descrivere questi fenomeni e questa eredità. Così, le date in
cui questi si verificano consentono le sincronicità, in un quadro
terapeutico, per trovare gli eventi traumatici eredi di individui
liberi dal loro peso del subconscio. Questa è la sindrome del
compleanno. Questo tipo di lavoro è stato reso popolare dal libro di
Anne Ancelin Schützenberger intitolato Ahi, miei antenati. Lei è
stata l'iniziatrice della psicogenealogia.
Fisica e psicoanalisi
«Il fenomeno della
sincronicità è quindi la risultante di due fattori:
1) un'immagine inconscia si presenta direttamente (letteralmente) o indirettamente (simboleggiata o accennata) alla coscienza come sogno, idea improvvisa o presentimento; 2) un dato di fatto obiettivo coincide con questo contenuto.» |
(C.G. Jung, La
sincronicità come principio di nessi acausali)
|
Jung non era nuovo alla tesi di un
parallelismo tra fisica e psicoanalisi, due discipline apparentemente
molto distanti fra loro. Nel 1928, nel suo Energetica Psichica egli
aveva immaginato una stretta similitudine fra le nozione di energia
nell'uno e nell'altro ramo del sapere, e le ricerche che condusse
negli anni successivi rafforzarono tale intuizione.
Negli anni trenta Jung incontra
Wolfgang Pauli, fisico austriaco premio Nobel nel 1945. Pauli
soffriva di una sorta di dissociazione psichica probabilmente dovuta
sia al fallimento del proprio matrimonio, sia all'impegno eccessivo
profuso negli studi di fisica teorica che seppur molto giovane aveva
condotto in quegli anni. Pauli si trasferì quindi in Svizzera
proprio per diventare paziente dell'autorevole analista, ma
l'incontro fra le due personalità si evolse molto rapidamente e la
terapia venne presto abbandonata. I due scienziati, in un rapporto in
cui «Pauli non capiva niente di psicologia e Jung non capiva nulla
di fisica», ma in cui tutti e due avevano studiato le scienze
d'Alchimia Ermetica, scoprirono presto di condividere parte delle
idee che scatenavano il problema psichico di cui soffriva Pauli. I
due divennero così amici.
Il confronto intellettuale generò
quella ricerca nota come "il quarto escluso", individuato
in fisica classica nel modello di triade e in alchimia nel modello
sviluppato da Jung negli studi sull'alchimia, perché questo processo
simbolicamente rappresentato completava una triade fino ad allora in
attesa di un quarto elemento che sciogliesse i dubbi ancora presenti
sulla validità di ciò che era stato compreso, verificato e
accettato dalla scienza fino a quel momento. La sincronicità si
rivelava così essere il modello ideale per sciogliere molti dei
dubbi innescati anche nel modello di triade in fisica classica:
- tempo,
- spazio
- causalità;
al "quarto escluso" è stato
appunto dato il nome di sincronicità.
In analogia alla causalità che agisce
in direzione della progressione del tempo e mette in connessione
fenomeni che accadono nello stesso spazio ma in istanti diversi,
viene ipotizzata l'esistenza di un principio che mette in connessione
fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi. Viene
cioè ipotizzato che oltre lo svolgimento di un atto conforme al
principio in cui in tempi diversi accadono avvenimenti provocati da
una medesima causa, ne esista un altro in cui accadono avvenimenti
nello stesso tempo ma in due spazi differenti perché, essendo
casuali, non sono direttamente provocati da un effetto, risultando
così aderenti a un principio di a-temporalità.
Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due
saggi nel volume Naturerklärung und Psyche. Nel proprio
saggio Pauli applicava il concetto di archetipo alla costruzione
delle teorie scientifiche di Keplero, mentre Jung intitolava il
proprio "Sincronicità come Principio di Nessi Acausali".
Dopo più di venti anni di dubbi e ripensamenti di carattere
etico-intellettuale, l'analista si decise a definire il concetto per
cui riteneva "d'essere scientificamente impreparato" ad
enunciare. Jung, rigoroso e pragmatico scienziato, è infatti
imbarazzato verso la comunità scientifica per l'evidente
orientamento dei suoi studi in cui «evidenze empiriche divengono
fenomenologie su cui lavorare con metodo scientifico».
Nella prefazione del saggio scrive che
«... la sincronicità è un
tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non
tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili
e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora
oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra
concezione del mondo.»
|
(Jung,
Naturerklärung und Psyche,
1952)
|
L'annichilamento degli atomi
Il fatto che alcuni atomi decadono
spontaneamente (o per la radioattività) è visto come una prova di
sincronicità. Hubert Reeves spiega una acausale natura di questo
fenomeno:
«Finora siamo in causalità.
Una causa: carico eccessivo un effetto: la frattura [dell'atomo].
Ma se ci chiediamo perché un atomo si rompe prima di tali atomi,
sembra che siamo immersi nell'acausalità. La stragrande
maggioranza dei fisici oggi concordano sul fatto che non vi è
alcun motivo di qualsiasi natura (...) Noi sappiamo perché gli
atomi si annichiliscono, ma non perché si manifestano in un certo
momento.»
|
(Hubert Reeves,
op. cit. p. 12)
|
Il paradosso Einstein-Podolsky-Rosen
Il paradosso EPR per cui due particelle
rimangono entangled tra di loro, nonostante la distanza che li
separa, ma soprattutto l'esperienza di Aspect che lo conferma
sperimentalmente, porta ad una riconsiderazione dell'ipotesi: la
rinuncia alla località o alla causalità, universi o coscienze
multiple etc. Una conferenza è stata organizzata a Cordova nel 1979
per fare il punto tra fisici, psicologi e filosofi. Hubert Reeves
pensava che questa esperienza dimostra l'esistenza di un piano di
informazione composto da «una presenza continua di tutte le
particelle all'interno del sistema, che non si ferma una volta che è
stato stabilito. (...) Questo paradosso si risolve quando si
riconosce che il concetto di localizzazione delle proprietà non è
applicabile su scala atomica.»
Olivier Costa de Beauregard, un fisico interessato ai cosiddetti
fenomeni parapsicologici, tra cui il lavoro sul paradosso EPR propone
una visione all'indietro dei modelli scientifici determinati; la von
Franz suggerirà un tentativo scientifico parallelo a quello della
psicologia, per fornire una definizione di unus mundus. Costa
de Beauregard osserva che ci sono solo "quattro porte di uscita"
per spiegare il paradosso EPR; egli cita inoltre:
«
|
Questo elenco non contiene l'ipotesi
degli universi multipli, che la teoria M rimette in sella nel 1995, e
secondo David Deutsch è il più calzante per spiegare il fenomeno.
Esperienze di sincronicità
Nel saggio Speculazione trascendente
sull'apparente disegno intenzionale nel destino dell'individuo
Schopenhauer riporta un esempio di sincronicità tratto dal
quotidiano The Times del 2 dicembre del 1852:
«A Newent, nel
Gloucestershire, è stata eseguita dinanzi al coroner, Mr.
Lovegrove, una perizia giudiziaria sul cadavere di un certo Mark
Lane, Ritrovato nell'acqua. Il fratello dell'annegato, non appena
gli fu annunziata la notizia della scomparsa di suo fratello Mark
dichiarò: "allora è annegato: così infatti ho sognato
questa notte. Ho sognato pure di essere in acqua e di sforzarmi
per tirarlo fuori". La notte successiva Lane sognò di nuovo
che suo fratello era annegato vicino alla chiusa di Oxenhall e che
accanto al lui nuotava una trota. Il mattino seguente,
accompagnato da un altro fratello si recò ad Oxenhall: con la
vide una trota nell'acqua. Egli fu fortemente convinto che il
fratello dovesse trovarsi là, e realmente il cadavere fu scoperto
in quel luogo». In tal modo possiamo vedere come un evento
fuggevole quale può essere il passaggio di una trota, sia
previsto con una precisione di secondi parecchie ore prima.»
|
Jung espose diversi esempi di
sincronicità, come il caso di un signore, recatosi a comprare un
vestito blu, che per uno sbaglio del negoziante si vede invece
recapitare a casa un vestito di colore nero proprio nel giorno
luttuoso della morte di suo fratello; od il fatto di pensare a una
persona, un evento, o un oggetto, che si materializza poco dopo: tale
fu il caso dello stesso Jung che, discorrendo con una paziente del
sogno di quest'ultima riguardante una volpe, si imbatté realmente in
una volpe. Può inoltre verificarsi una corrispondenza tra uno stato
d'animo interiore, ed un avvenimento esterno, come quello occorso a
Jung in occasione della rottura con Freud, quando provò una rabbia
crescente, dovuta al modo sprezzante con cui Freud irrideva le sue
teorie, alla quale seguirono due terribili schianti nella libreria
dove si trovavano.
Un altro esempio fornito da Jung è una
correlazione tra il sogno di un paziente di un coleottero d'oro, e la
contemporanea presenza, reale, di uno scarabeo. Questa correlazione
gli ha permesso di riprendere la terapia, che era stagnante.
L'archetipo eccitato era, secondo Jung, in relazione al tema della
rinascita, lo scarabeo che significa la rinascita dell'anima in molte
civiltà, tra cui l'Egitto dei Faraoni, attraverso il dio Khepera.
Jung ha ritrovato un'applicazione della
sincronicità nel libro cinese I Ching, che utilizza il
principio sincronico per estrapolare gli esagrammi corrispondenti al
momento qualitativo in cui vengono estratti, che diventano così in
grado di descrivere lo stato in cui la persona si trova; rilevando
che la «sincronicità è un pregiudizio cinese», come la causalità
è un «pregiudizio occidentale», Jung riconosce che «noi
occidentali non riusciamo a concepire come un evento oggettivo
possa essere correlato alla nostra condizione psichica soggettiva»,
ma che «dobbiamo ammettere l'immensa importanza del caso»,
spostando l'attenzione più sulla fortuna della combinazione uscente,
che sulle catene causali concorrenti.
In ogni caso, oltre alle circostanze
oggettive della realtà, esistono situazioni puramente soggettive
nelle quali il cervello umano utilizza legami associativi di tipo
sincronico anziché causale.
«Anche quando nella vita quotidiana del tutto normale colleghiamo un livello a un altro, non ne consegue affatto un rapporto causale tra gli stessi. Alcuni banali esempi ne daranno più chiara riprova. I cani da caccia non determinano alcuna lepre pur inseguendo spesso quest'ultima. Non sono le ore 20:00 solo perché sta iniziando il telegiornale; né tantomeno esso inizia perché sono le 20:00.» |
Si tratta cioè di collegamenti
appartenenti al pensiero induttivo-analogico, spesso erroneamente
confusi con legami di tipo logico-causale. Appartengono a questo tipo
di tipo di pensiero le associazioni simboliche, nelle quali gli
eventi vengono interpretati in una chiave religiosa e allegorica. A
tal proposito per Jung il numero (utilizzato ad esempio nella
creazione degli esagrammi dei I Ching tramite il lancio delle
monete) sembrano costituire un autentico ponte tra il regolare
coordinamento acausale e i fenomeni sincronistici irregolari.
Secondo alcune credenze inoltre le
circostanze fortuite dotate di significato sincronico costituirebbero
il linguaggio usato dagli angeli per comunicare con gli esseri umani.
Un fenomeno paradossale della fisica
quantistica interpretabile alla luce della sincronicità è infine
quello dell'entanglement, in virtù del quale la proprietà di
una particella risulta capace di influenzare istantaneamente il
corrispondente valore di un'altra particella situata anche a distanze
remote. Secondo Pauli, proprio la fisica quantistica impone un
ritorno alla concezione filosofica di Giordano Bruno e di Leibniz,
non regolata dalla causalità ma da un'armonia organica.
La sincronicità e l'effetto Pauli
Sul fisico Pauli si racconta un
aneddoto che le persone affascinate dalle coincidenze interpretano a
sostegno del concetto di sincronicità.
Nel XX secolo la fisica si divise
sempre più nettamente in due distinte branche: la fisica teorica e
la fisica sperimentale. La prima branca sempre più vicina alla
matematica e alla speculazione astratta, mentre la seconda a diretto
contatto con i laboratori e la sperimentazione diretta delle teorie
enunciate. Nei due campi sorserso inevitabili campanilismi, i fisici
sperimentali iniziarono ben presto ad apostrofare i loro colleghi
"più aristocratici" tacciandoli di così scarsa manualità
pratica da doversi obbligatoriamente dedicare alle sole teorie, li
ritenevano assolutamente inadatti al lavoro di laboratorio.
Pauli era molto stimato come fisico
teorico, i colleghi e gli amici sperimentali lo consideravano però
un vero problema oggettivo. Non solo non gli permettevano di toccare
gli strumenti per paura che li rompesse, ma addirittura Otto Stern
arrivò a proibirgli l'accesso ai laboratori durante l'esecuzione
degli esperimenti. La sua semplice presenza sembrava infatti causarne
l'irrimediabile fallimento.
Fra le altre cose successe anche che
uno strumento particolarmente costoso e delicato si ruppe nel
laboratorio di James Franck a Gottinga. Raccontando l'accaduto ai
colleghi di Zurigo, egli scherzò dicendo che, almeno quella volta,
la responsabilità non poteva essere attribuita a Pauli visto che non
era nemmeno presente in città. I colleghi gli replicarono
prontamente che dovendo Pauli recarsi a Copenaghen esattamente quello
stesso giorno, intorno alla stessa ora dell'accaduto era dovuto
scendere alla stazione di Gottinga per cambiare treno.
In "onore" di questa
peculiarità empirica venne poi definito il famoso effetto Pauli,
che non è altro quindi che una versione aggiornata del "menagramo"
di napoletana memoria.
L'effetto Pauli è poi divenuto nel
tempo un'espressione gergale utilizzata per indicare il presunto
malfunzionamento delle apparecchiature sperimentali in presenza dei
fisici teorici, e non va confuso col Principio di esclusione di Pauli
che è invece un fondamentale apporto dato dallo scienziato austriaco
alla fisica quantistica.
Nelle altre culture
Per la cultura cinese i fenomeni
sincronici hanno una base nel tao, mentre per gli indiani essi
derivano dal fatto che l'universo è una forma fenomenica emanata da
Brahaman.
Nella cultura cinese l'equivalente del
concetto occidentale di sincronicità è chiamato yuanfen o
"il destino, la fortuna come condizionamento del proprio
passato," o "la naturale affinità tra amici." Proprio
come nel concetto occidentale lo yuanfen è ciò che
costituisce una coincidenza significativa che consente, ad esempio di
incontrare la propria anima gemella in una circostanza apparentemente
casuale. Tuttavia questo concetto pone un certo risalto al ruolo
giocato dal proprio passato atto a determinare le condizioni dello
yuanfen.
Influenza culturale
Cinema
Anche la settima arte ha recepito nella
sua maniera questa sorta di movimento di pensiero che delegittima la
modalità interpretativa legata alla legge di causa-effetto sinora
avallata dal pensiero scientifico classico. Una riprova sono i
tentativi di alcuni registi di utilizzare la sincronicità come la
più euristica chiave di lettura del movimento del reale. Tra questi
ultimi possiamo citare le opere del famoso regista polacco Krzysztof
Kieślowski.
Libri
L'argomento della sincronicità è
stato affrontato da William S. Burroughs nel suo romanzo Il pasto
nudo, e da Thomas Pynchon in L'arcobaleno della gravità;
in Italia dal romanzo giallo Omicidi a margine di qualcosa di
magico.
Ne La Certosa di Parma di
Stendhal c'è un passo in cui si menziona una sincronicità (anche se
all'epoca il termine non era neanche conosciuto come oggi):
«E all'improvviso, molto,
molto in alto alla mia destra, ho visto un'aquila, l'uccello di
Napoleone, volare verso la Svizzera, dunque verso Parigi. E
allora, fulmineamente, mi sono detto: anch'io attraverserò la
Svizzera rapido come quell'aquila [...] In quell'istante, vedevo
ancora l'aquila in cielo e i miei occhi si sono curiosamente
asciugati; e la prova che questa idea mi è stata istigata
dall'alto è che in quello stesso momento, senza pensarci due
volte, la mia decisione presa, e ho capito in qual modo avrei
affrontato il viaggio.»
|
(Stendhal, La
Certosa di Parma)
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