lunedì 25 maggio 2020

John Titor il personaggio più misterioso mai vissuto?


Se non sapete di chi si tratti, o non avete mai conosciuto la sua storia, allora vi siete persi qualcosa di davvero intrigante. John Titor è probabilmente uno dei misteri più controversi e avvincenti della recente storia, un uomo che ha legato il suo nome ad uno dei desideri più forti dell'uomo, il viaggio nel tempo.


Immaginate che un giorno qualcuno vi si avvicini sostenendo di essere un soldato in missione dal futuro, dandovi dettagli sul funzionamento della sua macchina del tempo e su quanto a breve sarebbe accaduto sulla terra. È esattamente quanto successo con John Titor, protagonista di una vicenda che ha fatto discutere per molti anni animando i forum di appassionati del mistero.
In rete potrete trovare moltissimi riassunti sulla sua storia, io vi introduco a John Titor con questo breve estratto da Wikipedia.
John Titor è il nome utilizzato, tra il 2000 e il 2001, da un utente (o più utenti) di vari forum ad accesso libero, dichiaratosi un soldato statunitense reclutato in un progetto governativo di viaggi nel tempo e proveniente dall'anno 2036. Nei suoi post Titor ha dichiarato di essere stato inviato indietro nel tempo per recuperare da suo nonno ingegnere un esemplare di IBM 5100. Si sarebbe poi "fermato" per fare visita alla sua famiglia e al suo "sé" più giovane, negli anni a cavallo tra il XX e il XXI secolo. La storia di John Titor è diventata con il tempo una leggenda metropolitana piuttosto conosciuta sul web, successivamente discussa anche sui media tradizionali.
Il primo post attribuibile a Titor, con il nickname di TimeTravel_0, apparve il 2 novembre 2000 sul forum del Time Travel Institute (un gruppo di appassionati sul tema dei viaggi temporali). I post proseguirono per circa cinque mesi, fino all'ultimo datato 24 marzo 2001. Il nome John Titor non fu usato dall'utente fino al gennaio 2001, quando TimeTravel_0 iniziò a postare anche sul forum della trasmissione radiofonica Coast to Coast AM, dedicata a temi pseudoscientifici. Parte dei suoi post originali sono andati perduti, mentre altri sono stati salvati e poi ricopiati su altri siti.
Titor affermò che il computer IBM 5100 ha speciali capacità che non sono state mai rivelate dalla IBM. Tali "capacità" tuttavia, se è vero che non erano conosciute al grande pubblico, erano comunque note ai programmatori. A suffragare la sua versione dei fatti, Titor disse anche che l'interpretazione multiverso del modello Everett-Wheeler della fisica quantistica è corretta, che nel 2004 sarebbe scoppiata una guerra civile negli Stati Uniti, e nel 2009 una guerra mondiale che avrebbe portato a 3 miliardi di morti. Nel suo ultimo post, datato 24 marzo 2001, annunciò il suo ritorno nel futuro.
Il 21 marzo 2004 sul forum del Time Travel Institute apparve un nuovo crononauta con il nome di TimeTravel_1. Affermò di essere tornato in questa linea temporale per avvertire della morte di Titor e del successo della sua missione. Molte furono le domande da parte dei frequentatori del forum, ma il nuovo crononauta non si scompose fino a quando, il 30 marzo 2004, un uomo di nome Samson Rodriguez affermò di aver orchestrato uno scherzo e ammise che la vicenda di Titor era un falso.
Varie ricerche hanno accertato che nessun John Titor sia mai nato a Tampa nel 1998, al contrario di quanto egli invece aveva dichiarato, né che vi sia mai esistita una famiglia Titor con quei riferimenti anagrafici.
Il dottor Robert Brown, fisico all'Università Duke, ha analizzato gli aspetti scientifici delle spiegazioni di Titor sul viaggio nel tempo, e concluso che quanto ha descritto è impossibile, sia in teoria che in pratica. Egli afferma che la storia di Titor plagia dei vecchi romanzi di fantascienza come Addio, Babilonia (Alas, Babylon) e saggi come Iperspazio (Hyperspace) di Michio Kaku, per costruire le sue storie di viaggi nel tempo; conclude la sua critica dicendo che il seguito raccolto da questa «storia scritta male» è un «triste specchio della nostra cultura credulona».
Secondo Paolo Attivissimo si sarebbe trattato di una operazione di marketing finalizzata alla vendita di libri, gadget e via dicendo. Secondo Hoax Hunter, Titor sarebbe stato creato dai fratelli Larry e John Rick Haber, rispettivamente un avvocato specializzato in diritto dello spettacolo e un informatico.
Come avrete letto dalle poche righe precedenti e come potrete abbondantemente leggere in rete, l'opinione pubblica si è divisa tra sostenitori della veridicità di John Titor e sostenitori della teoria che sia stata tutta una bufala. Vero è che se si tratta di un'operazione di marketing, come sostenuto da qualcuno, allora siamo di fronte ad una delle più riuscite, articolate e rischiose della storia, dal momento che Titor non avrebbe promosso assolutamente nulla se non se stesso. Se si è trattata di una goliardata fine a se stessa, come sostengono altri, ad oggi non è mai emerso qualcuno che si sia detto ideatore di questo gigantesco scherzo, cosa abbastanza rara in casi di burle. Come invece amano sostenere coloro che ritengono che John Titor sia un personaggio realmente esistito, meglio tenersi il romantico dubbio e fantasticare sulla veridicità dei viaggi nel tempo.


domenica 24 maggio 2020

Il giorno più strano dell'intera storia dell'umanità?


Lasciate che vi presenti questo scenario.
Una sera si sente un forte mormorio preoccupante provenire da fuori della vostra finestra, e incuriositi, prendete il vostro cappotto e sgattaiolate fuori di casa per vedere a cosa sia dovuto tutto il trambusto che avete sentito.
Seguite la voce della folla tra le strade sporche, scarsamente illuminate e non sterrate, finché non incontrate decine di vostri vicini riuniti attorno a una donna che balla.
All'inizio la cosa vi sembra divertente, ma qualcosa non quadra.
La donna sembra soffrire molto e il suo viso è pieno di dolore, come se stesse facendo tutto questo involontariamente. Le sue membra si muovono energicamente, quasi violentemente, e il suo berretto di lino sudato, suggerisce che lo stia facendo da almeno un paio d'ore.
All'improvviso collassa per la stanchezza. Le persone che gli stanno intorno sembrano confuse tanto quanto te. Alcuni vanno a darle un’occhiata, altri se ne vanno con sguardi contenti sui loro volti pensando che lo spettacolo sia finito.
Ma quando tu o chiunque altro meno ve lo aspettate, la donna si sveglia e riprende il suo stupido divertimento. E lei continua. Per sei giorni di fila. Ancora più strano, altri iniziano a ballare ossessivamente da soli, e presto interi gruppi di ballerini deliranti cominciano a riempire le strade.
E se vi dicessi che tutto questo è realmente accaduto il 14 luglio del 1518 a Strasburgo, nell’attuale Francia?
Sì, è soprannominata la "Piaga del Ballo", e alcuni finirono per morirne.


Il nome di quella donna era Frau Troffea, e pochi giorni dopo l’inizio del suo ballo, il numero dei malati divenne sempre più grande, portando presto il popolo superstizioso a credere che la piaga fosse stata mandata da Dio, come punizione per i loro peccati.
Con la paura e la paranoia e con Strasburgo sul punto di rottura, il governo intervenne per applicare la loro soluzione al problema, che sì, incluse pagare i cittadini sani a ballare con i malati, assumendo dei musicisti per riempire le strade di musica facilitando le danze.
Questo perché i medici della città ipotizzarono che il ballo fosse usato come mezzo per alleviare lo stress, ma si scoprì che nessuno venne curato facilitandogli la danza, anzi, ne conseguì che ancora più persone si unirono al divertimento macabro. Ottimo lavoro, medici rinascimentali.
Come ultima risorsa, il consiglio ordinò ai cittadini sani di prendere i malati affinché potessero essere legati e caricati sui carri. Fine. Non proprio.
L'idea era di trasportarli in un santuario a circa 25 miglia di distanza, nella speranza che il rimedio risiedesse in una pulizia religiosa.
Stranamente, ciò sembrò funzionare. Il pellegrinaggio aiutò a recuperare molte delle circa 400 persone afflitte quell'estate. Quella fu l'ultima volta che l'incidente fu visto a Strasburgo, tuttavia, non era la prima volta che quell’epidemia infestava l'Europa.


Esatto, c'è una quantità sorprendente di documenti storici che documentano la malattia del ballo, principalmente dal Medioevo. Solo uno di questi viene dal 1374, quando scoppiò una grande epidemia di danze in Germania, nei Paesi Bassi e in Francia, dove si dice che migliaia di persone ballarono da città a città strillando come demoni.
Quindi, sappiamo cosa causò la Piaga del Ballo? Non proprio.
Gli esperti sono ancora in disaccordo sulla causa fino ad oggi. Alcuni accusano un fungo, che si sviluppò nei raccolti della città, chiamato ergot: può provocare allucinazioni violente, ed è ciò da cui viene sintetizzato l'LSD.
Ma sono incline a credere che fosse tutto nelle loro teste.
La gente, di regola, soccombe abbastanza facilmente al potere della suggestione, e quando ci aggiungi un po' di misticismo religioso, ti procuri un esempio perfetto di isteria di massa medievale, più le presunte "cure" che vanno a braccetto.
Detto questo, l’epidemia fu spaventosa e a dir poco piuttosto strana. Pertanto, il caso del 14 luglio 1518, il più documentato, si qualifica per Noi come il giorno più strano della storia.


sabato 23 maggio 2020

Chi sono gli Elohim?


Elohim (ebraico: אלהים) è il plurale di Elohah (אלוה), che significa dio. Nella maggior parte delle traduzioni in italiano dei primi libri della Bibbia, quelli scritti in aramaico antico ed ebraico, troviamo questo termine spesso, e nella nostra lingua la traduzione usa la parola Dio, in maiuscolo e al singolare. Nella Bibbia si incontra anche il nome proprio YHWH, ovvero Yahweh, che viene tradotto con Signore. I testimoni di Geova nella loro traduzione NWT della Bibbia italianizzano Yahweh in “Geova”. Yahweh è stato anche arabizzato in Elaha, poi Allaha, e alla fine Allah. Sempre lui, il Dio del Pentateuco.
Viene però da chiedersi perché la Bibbia a volte parli di Dio al plurale, giusto? Sino a non molto tempo fa si pensava che fosse irrilevante, o una mera questione grammaticale. Gli esperti hanno cominciato a ricredersi tra il 1928 e il 1994 con la scoperta dei testi ugaritici, scritti attorno al tredicesimo secolo aC. Dalla loro analisi si è capito che gli antichi israeliti (Canaaniti) erano politeisti e adoravano un pantheon di una settantina di dei. Ci sono il padre degli dei e sua moglie (un po' come Giove e Giunone nel pantheon greco-romano): El e Asherah. Ci sono i suoi figli, come il dio della pioggia e delle tempeste Aleyan Ba'al e il dio del mare Yamm, e tanti altri.

Busto di Ba'al

Dopo qualche secolo una delle tribù passa dal politeismo alla monolatria, cioè venerano uno solo di questi dei, il dio della guerra che nel frattempo è stato unificato al capo del pantheon El sotto appunto al nome di Yahweh. I primi libri della Bibbia sono di quel periodo, quindi dalla loro lettura in una traduzione rispettosa dell'originale emerge chiaramente l'esistenza di più dei, di cui uno solo va venerato (non avrai altro Dio all'infuori di me…).
La monolatria poi nei secoli diventa il monoteismo attuale che caratterizza il cristianesimo. La maggior parte delle differenti religioni cristiane oggi praticate hanno scopato sotto al tappeto, nelle traduzioni in lingue vive proposte ai loro fedeli, questa questione, sanitizzando i primi libri della Bibbia perché possa sembrare che i profeti biblici avessero sempre creduto in un unico Dio.







venerdì 22 maggio 2020

Qual è stato il giorno più pericoloso della storia umana? E qual è stata la più importante decisione umana mai presa con consapevolezza?


La scelta di un monaco che visse 700 anni fa.
Il monaco aveva bisogno di pergamene per un nuovo libro di preghiere e tirò fuori un tomo a caso dallo scaffale, tagliò le pagine a metà, le girò di 90 gradi e raschiò la superficie per rimuovere l'inchiostro, quindi scrisse le sue preghiere sulle pagine quasi pulite.


Sfortunatamente, il tomo che decise di usare era una copia di uno dei manoscritti di Archimede.

(L'immagine a sinistra è una fotografia normale, con il testo di Archimede appena visibile. L'immagine a destra è un'immagine multispettrale e il testo e i diagrammi di Archimede sono per lo più leggibili)

Inoltre, due di questi testi nascosti nel libro di preghiere non comparvero in nessun'altra copia dell'opera di Archimede. Uno di questi, intitolato Il Metodo, aveva esposto le basi del calcolo differenziale quasi duemila anni prima che Isaac Newton e Gottfried Wilhelm von Leibniz lo sviluppassero nel 1700.
Immagina quanto sarebbe diverso il mondo se quel testo fosse stato riscoperto e utilizzato al massimo delle sue potenzialità.


giovedì 21 maggio 2020

Channeling

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La canalizzazione, o in inglese channeling (sostantivato in «condotto») è un termine utilizzato nell'esoterismo e nella letteratura new age per riferirsi ad un metodo di comunicazione tra un essere umano e un'entità di un'altra dimensione, generalmente un angelo, un maestro "asceso", uno spirito del piano astrale, o un'entità ritenuta un dio, un alieno ecc.
Per estensione, il termine channeling può riferirsi a una serie di credenze e pratiche che sono entrate in voga dagli anni '80 negli Stati Uniti, come una corrente particolare interna al movimento new age. Per certi aspetti, è anche affine allo spiritismo praticato alla fine del XIX secolo da ambienti ispirati alle dottrine teosofiche, che a loro volta intendevano rifarsi alle antiche esperienze visionarie di sciamani e profeti.

Caratteristiche

La canalizzazione consiste nel tentativo di stabilire un contatto con un'entità o uno spirito da cui l'individuo, detto anche channeler, risulterebbe pervaso, adombrato o semplicemente ispirato, potendo così trasmettere ad altri i suoi presunti messaggi o insegnamenti. In certi casi il channeler descrive tale processo come un'interazione col proprio Sè Superiore, o anima divina, capace di fornirgli dei veri e propri messaggi interiori.
Le presunte entità che a dire dei channeller entrerebbero in contatto con l'umanità attraverso il channeling sarebbero a seconda dei casi delle guide spirituali (o maestri ascesi), esseri extraterrestri, entità angeliche, a volte anche entità che si presenterebbero come angeli custodi o come semplici compagni di viaggio e assistenti "dall'altra parte del velo".
In alcuni casi il canalizzatore dice di poter vedere tali entità, o di sentirne distintamente la voce e di poterci conversare, mentre in altri casi il channeler riferisce di ricevere una visione mistica o simbolica o di vivere un'esperienza atemporale e multidimensionale. La difficoltà del compito del canalizzatore in quest'ultimo caso sembrerebbe essere allora quella di dover tradurre tali presunte percezioni extrasensoriali in termini di concetti e di esperienze tridimensionali, e questo o tramite il linguaggio scritto o parlato, o a volte anche tramite l'espressione artistica, poetica, grafica o musicale.
Secondo coloro che sostengono la validità del fenomeno del channeling, tale funzione di filtro cosciente esercitata del channeler (eventualmente tramite il suo cosiddetto "Sé Superiore") sarebbe la vera grande differenza rispetto alla vecchia medianità. Essi fanno notare però che un buon channeler deve aver svolto preventivamente un grande lavoro interiore ed aver acquisito un grado sufficiente di consapevolezza, e ciò al fine di evitare che tale funzione di filtro venga esercitata da eventuali suoi sistemi di credenza limitati (o preconcetti), che potrebbero quindi svilire o distorcere il contenuto e la portata dei presunti messaggi ricevuti.


Differenze con lo spiritismo

Rispetto alla medianità e allo spiritismo ottocenteschi, il fenomeno del channeling si distingue per la generale assenza dei comportamenti tipici dello stato di trance profonda del medium. Al contrario, alcuni tra i più conosciuti canalizzatori moderni sostengono di mantenere il proprio stato di coscienza vigile (o in alcuni casi una forma intermedia) mentre ricevono tali presunti messaggi, potendoli così vagliare ed eventualmente filtrare preventivamente.
Si instaurerebbe così a volte, sempre a loro dire, una sorta di "trattativa" interiore con l'entità che starebbero canalizzando, e ciò ad esempio riguardo all'opportunità di trasmettere un dato contenuto.
Lo scrittore Paulo Coelho, nel suo romanzo Le Valchirie, descrive la canalizzazione come una forma molto naturale di comunicazione con gli angeli, che tante persone usano inconsciamente quando parlano da sole, in maniera impulsiva e spontanea, a condizione di avere prima sgombrato la mente da tutto quel sottofondo di pensieri ripetitivi che spesso la affollano indipendentemente dalla volontà. Per questo motivo non servono né rituali, né possessioni medianiche di alcun tipo.



Contenuto e interpretazione dei messaggi

Il contenuto dei presunti messaggi canalizzati sottende in genere concetti spirituali prevalentemente orientati alla realizzazione di un cammino di consapevolezza e di ricerca interiore. Anche per questo, mentre i detrattori del fenomeno del channeling obbiettano la mancanza di prove sperimentali della validità di tali fenomeni, negli ambienti "New Age" si tende piuttosto a vagliare individualmente il contenuto e l'eventuale apporto spirituale di tali presunti messaggi, indipendentemente dalla modalità in cui essi possono essere stati prodotti.
Al riguardo viene spesso sottolineata la necessità, anche per chi confida nella validità del fenomeno del channeling, di un adeguato discernimento personale, unito all'affinamento della propria capacità di "sentire" (feeling) le cosiddette "frequenze" o "energie" annesse ai suddetti messaggi canalizzati, così da poter scartare o tralasciare quelle affermazioni che risultassero palesemente false, o comunque dissonanti col proprio quadro (o paradigma) conoscitivo di riferimento.



mercoledì 20 maggio 2020

Aztlán

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Aztlán o Āztlān è la leggendaria terra d'origine degli Aztechi e di tutte le popolazioni di etnia nahua, una tra le più importanti culture mesoamericane.

Etimologia

Aztēcah, in lingua nahuatl, significa proprio "gente di Aztlán".
L'etimologia della parola Aztlán è incerta. Secondo quanto riportato nella Crónica Mexicayotl, il nome Aztlán deriverebbe dalla parola nahuatl āztatl (composto da ātl, "acqua" unito a iztatl, "sale"), che significa airone (o uccello d'acqua dalle piume bianche), alla quale è stato aggiunto il gruppo suffissale -tlā-n, che deriva nomi di luoghi, col significato di "il posto nelle vicinanze di": Aztlán vorrebbe quindi dire "posto degli aironi". Tuttavia, quest'ultimo è considerato un caso di paretimologia. La derivazione, proposta nella Crónica Mexicayotl, di Aztlán a partire da āztatl, infatti, non è in accordo con le normali regole morfologiche previste dalla grammatica nahuatl, secondo le quali il sostantivo derivato da āztatl per mezzo dei suffissi -tlā-n sarebbe dovuto essere Āztatlān, piuttosto che Āztlān.
È stato anche suggerito che il nome Aztlán potesse significare "il luogo (del) Bianco", a causa della somiglianza a livello fonetico tra questo e la parola āztapiltic, ovvero "qualcosa di estremamente bianco". Anche in questo caso, però, non sembra possibile confermare l'ipotesi, in quanto i due termini, Aztlán ed āztapiltic, si segmentano in maniera differente: il primo, come già detto, è analizzabile come āz + -tlā- + -n, mentre il secondo si scinde in ā- (da ātl, "acqua") + -(i)zta- (da iztatl, "sale") + -pil- (da pilli, "figlio, cucciolo di" + -ti- (suffisso che significa "diventare, divenire") + -c (suffisso indicante il nomen agentis). Si tratta nuovamente di un'etimologia che contempla il motivo dell'airone, poiché "il figlio del sale d'acqua" è una metafora che sta ad indicare il colore bianco caratteristico del volatile.
Secondo un'altra teoria, Aztlán deriverebbe dal nome del dio Atl, associato all'acqua, e significherebbe "vicino all'acqua". Anche in questo caso, tuttavia, ci si troverebbe di fronte ad un'analisi scorretta, che non tiene conto del fatto che la radice del nome ātl è ā- e non āz-, la quale ha una z in più, necessaria per ottenere l'attesa Āztlān.
L'etimologia più rispettosa delle realtà morfologiche della lingua nahuatl è quella proposta da J. R. Andrews, il quale suggerisce che il nome Aztlán possa provenire dal sostantivo āztli, "strumento, utensile" ampliato col complesso suffissale -tlā-n col significato complessivo di "luogo (nelle vicinanze) dell'utensile".

I Nahuatlaca

La leggenda nahua narra di un luogo di nome Chicomoztoc, cioè "posto delle sette caverne", popolato da altrettante tribù:
  • Xochimilca
  • Tlahuica
  • Acolhua
  • Tlaxcalan
  • Tepanechi
  • Chalco
  • Aztechi
Insieme, i nahuatlaca ("gente nahuatl") lasciarono le caverne e si stabilirono ad Aztlán.
Ciascuno di questi popoli fonderà poi una propria città-stato nell'attuale territorio del Messico: le più importanti furono Xochimilco, Tlahuica (oggi nello stato di Morelos), Acolhua, Tlaxcala, Huexotzinca (l'odierna Puebla), Azcapotzalco e Matlazinca.
Gli Aztechi furono gli ultimi ad emigrare (intorno all'830) e, secondo il mito, impiegarono 302 anni per raggiungere la loro meta. Una volta giunti nella valle di Anahuac (odierna Valle del Messico), ogni territorio era già stato occupato e furono costretti a deviare il loro percorso verso le sponde del Lago Texcoco. Qui, finalmente, gli apparve il simbolo risolutore della profezia che nel 1325 permise a Tenoch la fondazione di Tenochtitlan.

Ipotesi sulla collocazione geografica

Alexander von Humboldt, in base ai suoi studi sulla geografia di Aztlán, propose la collocazione della misteriosa città in una contea a sud del Wisconsin. Nel 1837 una spedizione capeggiata da Nathaniel F. Hyer, un giudice di Milwaukee, raggiunse la località e le diede il nome di Aztalan. Oggi esiste un importante centro archeologico che descrive abbastanza fedelmente usanze e stili di vita delle antiche popolazioni che abitarono il luogo.
Nel 1887 tuttavia l'antropologo messicano Alfredo Chavero dichiarò che Aztlán era in realtà situata sulle coste messicane dell'Oceano Pacifico, nello stato di Nayarit. La sua teoria trovò l'opposizione della comunità scientifica e un discreto consenso popolare. Negli anni ottanta il presidente del Messico José López Portillo rilanciò questa teoria, facendo coincidere Aztlán con l'odierna città di Mexcaltitlan (sempre nel Nayarit). Le sue parole furono considerate un gesto di propaganda politica e vennero bocciate dagli studiosi messicani. Ciononostante, lo stato di Nayarit ha incorporato il simbolo di Aztlán nel proprio stemma, proclamandosi "culla dei messicani".
Alcuni, sulla base dell'assonanza dei nomi e di una somiglianza etimologica, hanno accostato Aztlàn all'Atlantide narrata da Platone. Il Codice Boturini descrive Aztlan come "un'isola in mezzo a una distesa d'acqua". La teoria, come molte altre analoghe, non ha alcun riscontro scientifico tale da poter essere considerata attendibile.

martedì 19 maggio 2020

Betilo

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Il betilo è una pietra a cui si attribuisce una funzione sacra in quanto dimora di una divinità o perché identificata con la divinità stessa. Il termine "betilo" (latino "Baetylus", greco "Baitylos") deriva infatti dall'ebraico Beith-El che significa "Casa di Dio". L'adorazione del betilo viene detta "Litolatria".

Betili nel mondo

Le forme del betilo possono essere molto varie (conica, piramidale, antropomorfa, cilindrica, prismatica, triangolare, ecc.); sono collocati di norma in posizione verticale. I più famosi bethel al mondo sono i monoliti dell'Isola di Pasqua. L'origine dei betili è legata probabilmente agli antichi popoli orientali. Si sa che venivano innalzati da Sumeri, fra le popolazioni che vivevano in Mesopotamia, Semiti, Siro-Palestinesi e che probabilmente si diffusero in tutta Europa con le migrazioni e le conquiste di queste popolazioni.
I betili si differenziano a seconda della zona di diffusione. L'adorazione delle pietre è ancora comune presso molte civiltà primitive e rimase a lungo anche fra le popolazioni di lingua greca, soprattutto dell'Asia Minore. Si annetteva inoltre una particolare importanza ai meteoriti, ossia a pietre che erano state viste cadere dal cielo luminose; sembra che anche la reliquia nella Kaʿba fosse in origine un meteorite. Presso i Romani, invece, il culto delle pietre non era molto diffuso. Esisteva il cosiddetto "Giove Lapide", una pietra che probabilmente in origine era considerata sede di uno spirito divino, ma che in età classica veniva considerata un semplice simulacro dello spirito di Giove. Pessinunte, un'antica città della Frigia, era famosa per il tempio che custodiva il simulacro di pietra nera di Cibele, il quale fu poi portato solennemente a Roma nel 204 a.C. in obbedienza a un responso dell'oracolo di Delfi. Un altro famoso betilo si trovava a Emesa (Siria), e fu trasportato a Roma dall'imperatore Eliogabalo nel 220.

In Italia

In Italia dei betili si trovano numerosi in particolar modo in Sardegna. Nell'isola si trovano betili sia isolati sia come componenti dei recinti megalitici, detti tombe dei giganti, in genere con funzioni di delimitazione dell'area. Molto noti sono i giganti Pischinainos (Tresnuraghes), o la fila di Pranu Muttedu o il betilo conservato al museo di Laconi; esistono anche betili molto piccoli (nel sito di Serra Orrios ne è stato trovato uno di soli 21 cm). Questi monumenti appartengono al periodo nuragico, che va dal 1600 a.C. al 238 a.C., e raffigurano simboli di divinità maschili o femminili: ve ne sono infatti con rudimentali rappresentazioni falliche o mammellari.
Numerosi sono anche, nella vicina Corsica, gli allineamenti (in corso: "infilarata") di I Stantari e di Rinaghju nell'Area archeologica di Cauria poco distante da Sartene, dove vi erano 30 pietre infisse nel terreno nel primo e oltre 60 pietre piccole e 70 grandi nel secondo. Particolari quelli di Filitosa nel comune di Sollacaro, a nord di Propriano.

 
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