mercoledì 25 maggio 2022

Bibliomanzia

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La bibliomanzia è un metodo di divinazione per mezzo di libri; si tratta di una forma di sticomanzia ossia estrazione a sorte di una frase da interpretare come responso della consultazione.
Tutto ciò che occorre è un libro, di solito un libro considerato sacro, profetico o ispirato. L'indovino (che può essere lo stesso consultante) formula una domanda, apre il volume a caso e legge la prima frase o il primo paragrafo su cui posa lo sguardo; un metodo alternativo è quello di chiudere gli occhi e indicare un punto della pagina: la frase così sorteggiata è considerata una risposta o un commento all'interrogativo posto. I primi testi ad essere usati in epoca greca furono quelli omerici, a cui in seguito si aggiunse l'Eneide di Virgilio in epoca romana, che con l'avvento del Cristianesimo furono sostituite dalla Bibbia, al quale si affiancò solo tardivamente Shakespeare.
Spesso in occidente, soprattutto in ambito protestante, si usa questo termine per indicare che per questa pratica si utilizza la Bibbia. Un altro termine utilizzato è stoicheomanzia, quando il libro è un'opera di Omero o Virgilio.

Storia

Le origini di questa pratica risalgono alla civiltà greca, dove si utilizzavano i testi di Omero, Esiodo ed Eraclito. I romani accolsero la bibliomanzia tra le proprie pratiche e aggiunsero anche Virgilio.
Con l'avvento del Cristianesimo si iniziò ad usare la Bibbia; come molte pratiche divinatorie anche la bibliomanzia fu condannata dai vescovi nei primi secoli dell'era cristiana, ma (forse per rispetto al libro sacro per eccellenza) la condanna non fu mai vigorosa e nel V secolo lo stesso Sant'Agostino la tollerava.
Nonostante la condanna ribadita dal Concilio di Orléans del VI secolo, la bibliomanzia con la Bibbia continuò ad essere praticata e nell'VIII secolo si arrivò a vietarla esplicitamente ai membri del clero, pena la scomunica.

Esempi

Un episodio che sa di bibliomanzia viene narrato da Sant'Agostino nelle Confessioni a proposito della sua conversione: mentre era raccolto in meditazione, gli parve di udire voci di bimbi che, giocando all'esterno, dicevano tolle, lege ("prendi e leggi"). A quel punto, avrebbe aperto a caso un libro della Bibbia che aveva con sé e gli occhi gli sarebbero caduti sulla frase di San Paolo: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Lettera ai Romani 13, 13-14). La lettura di questa frase sarebbe stata decisiva per la sua decisione di convertirsi.
Analogamente, nella biografia di San Francesco scritta da San Bonaventura, si tramanda che quando il suo primo seguace, Bernardo di Quintavalle volle accostarsi ad una vita secondo i dettami di Francesco, quest'ultimo, per conoscere la volontà divina in proposito avrebbe aperto a caso tre volte i Vangeli (in onore della Trinità), imbattendosi nei tre passi seguenti:
  1. Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri
  2. Non portate niente durante il, viaggio
  3. Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua
Questi tre passi sarebbero quindi stati alla base della regola di San Francesco.

martedì 24 maggio 2022

Apocalisse

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Il termine apocalisse deriva dal greco ἀποκάλυψις (apokálypsis), composto di ἀπό apó ("da", usato come prefissoide anche in apostrofo, apogeo, apostasia) e καλύπτω kalýptō ("nascondo", come in Calipso), significa un gettar via ciò che copre, un togliere il velo, letteralmente scoperta o disvelamento.
Il concetto sembrerebbe essersi originato presso gli ebrei che parlavano greco, per poi passare ai cristiani che la svilupparono ulteriormente. Nella terminologia della letteratura del primo Ebraismo e Cristianesimo, indica una rivelazione a un profeta scelto di cose nascoste da Dio; questo termine è più spesso usato per descrivere il resoconto scritto di tale esperienza.

La letteratura apocalittica

Dal profetismo alla letteratura apocalittica

A causa delle «speranze deluse per la misteriosa scomparsa di Zorobabele» e per «la comunità creata da Esdra e Neemia», «la profezia era caduta in discredito [...] per il senso di frustrazione ingeneratosi negli animi in seguito a promesse inadempiute. [...] Si era già imboccata la strada dell'apocalittica». Questo transito è presente nello stesso Libro di Zaccaria, dove fra il Primo e il Secondo Zaccaria si passa dai «riferimenti a Zorobabele e Giosuè» e «da un apprezzamento del profetismo in Aggeo e Zaccaria, animatori della ricostruzione (del secondo Tempio di Gerusalemme), al disprezzo di ogni velleità di fare il profeta (Zaccaria 13, 3-6)»: «l'escatologia del Secondo Zaccaria ha la forma di apocalittica, e della più pura.» Con il fallimento delle «speranze legate [...] da Aggeo e Zaccaria al davidide Zorobabele, il messianismo regale subì un'eclisse.» «La tonalità cambia» e nascono le «caratteristiche che annunziano la letteratura apocalittica.»
La letteratura apocalittica è di considerevole importanza nella storia della tradizione giudaica, cristiana e islamica, dal momento che concetti come la risurrezione dai morti, il giorno del giudizio, il paradiso e l'inferno trovano un esplicito riferimento in essa. Le credenze apocalittiche sono datate da prima del Cristianesimo, appaiono in altre religioni, e sono state assorbite nella società contemporanea secolare, specie attraverso la cultura.
Secondo l'esegeta francese Paul Beauchamp "la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l'insopportabile". Nasce cioè in momenti di estrema crisi per portare un messaggio di speranza: anche se il male sembra prevalere, bisogna aver fiducia nella vittoria finale del Bene.

Uso del termine

L'uso trova la sua origine nel titolo dato al Libro dell'Apocalisse di Giovanni (detto anche Libro della Rivelazione), nel Nuovo Testamento; il titolo proviene dalle parole di apertura del libro 'Aπōκάλυψις 'Iησōῦ Χριστōῦ apōkalýpsis Iesōû kristōû, in cui il termine "rivelazione" è usato solo per descrivere i contenuti del libro stesso, e non come designazione letteraria. Il nome Apocalisse venne poi attribuito a ulteriori scritture dello stesso genere, molte delle quali apparvero in quel periodo.
A partire dal II secolo il nome venne usato per diversi libri, sia cristiani che ebraici, che mostrano gli stessi tratti caratteristici. Oltre all'Apocalisse di Giovanni (chiamata così da alcuni dei primi Padri della Chiesa cristiana), il Canone muratoriano, Clemente di Alessandria ed altri menzionano una Apocalisse di Pietro. Vengono inoltre ricordate apocalissi di Adamo e di Abramo nonché di Elia. L'uso del termine greco per definire opere appartenenti ad una determinata classe letteraria è quindi di origine cristiana, derivato dalla rivelazione del Nuovo Testamento.
Nel linguaggio comune il termine ha perso il significato originario di "rivelazione" e, fuori dell'ambiente religioso, è passato a indicare qualsiasi evento di grande calamità ovvero un succedersi di eventi disastrosi.

Descrizione

La letteratura religiosa apocalittica viene considerata una branca distinta della letteratura. Il genere possiede diverse caratteristiche peculiari.

Rivelazione di misteri

La rivelazione dei misteri svela cose che vanno oltre la normale portata dell'umana conoscenza. Dio concede a santi o profeti selezionati le istruzioni al riguardo, sia per aspetti estranei all'esperienza umana o per vicende che l'umanità non ha ancora affrontato.
Vengono svelate alcune informazioni sul paradiso, in misura minore o maggiore: gli scopi di Dio; i fatti e le caratteristiche relativi agli angeli e degli spiriti malvagi; la spiegazione di alcuni fenomeni naturali; la storia della creazione e dei periodi iniziali dell'umanità; gli eventi in corso, in special modo quelli relativi al futuro di Israele; la fine del mondo; il giudizio universale e il destino dell'umanità; l'epoca messianica; immagini del paradiso e dell'inferno. Nel Libro di Enoch, la più ampia delle apocalissi ebraiche, la rivelazione comprende tutti gli elementi suddetti.

Rivelazione attraverso un sogno o una visione

La rivelazione di saggezze nascoste avviene attraverso una visione o un sogno. A causa della natura peculiare del soggetto, questa è evidentemente la forma letteraria più naturale. L'attuazione della rivelazione e l'esperienza di chi la riceve vengono poste più o meno in rilievo. Normalmente, ma non sempre, i fatti vengono riportati in prima persona. Esiste qualcosa di portentoso nelle circostanze, commisurato all'importanza dei segreti che verranno svelati. L'elemento del mistero, spesso in primo piano nella visione stessa, è presagito negli eventi preliminari. Alcune delle caratteristiche classiche della "tradizione apocalittica" sono collegate con le circostanze della visione e con l'esperienza personale del veggente.
L'esempio primario di letteratura apocalittica nella Bibbia ebraica è il Libro di Daniele. Mentre si trova lungo il fiume dopo un lungo digiuno Daniele vede apparire un essere celeste, che gli svela la rivelazione (Daniele, 10:2 segg.). L'evangelista Giovanni nel Nuovo Testamento, libro dell'Apocalisse (1:9 segg.) ha un'esperienza simile, narrata con termini comparabili. Si confronti anche il primo capitolo della Apocalisse Greca di Baruch e la Apocalisse Siriana, vi.1 segg., xiii.1 segg., lv.1-3. In alternativa il profeta giace sul letto, preoccupato per il futuro della sua gente, quando cade in una specie di trance, e il futuro gli è mostrato nelle "visioni della sua mente". Questo è il caso di Daniele, 7:1 segg.; Esdra, 3:1-3; e nel libro di Enoch, i.2 e seguenti. A proposito della descrizione degli effetti della visione sul veggente, vedi Dan. 8:27; Enoch, lx.3; 2 Esdra 5:14.

Gli angeli portano la rivelazione

L'introduzione degli angeli come portatori della rivelazione è una caratteristica ricorrente. Dio non parla in prima persona, ma dà le sue istruzioni a mezzo di messaggeri celesti, che agiscono come guide per il veggente.
Rarissimi sono i casi di vere apocalissi in cui lo "strumento angelo" non è in primo piano nel portare il messaggio. Nell'assunzione di Mosè, che consiste principalmente in una predizione dettagliata del futuro degli Israeliti e della storia ebraica, l'annuncio viene dato a Giosuè da Mosè, immediatamente prima della morte di quest'ultimo. Anche negli "Oracoli Sibillini", che sono per la maggior parte un'anticipazione di eventi futuri, la sibilla è la sola a parlare. Ma nessuno di questi libri si può definire rappresentativo della letteratura apocalittica in senso stretto (v. sotto). In un altro testo a volte classificato come apocalittico, il Libro dei Giubilei (scritto intorno al 100 a.C., detto anche Genesi minore, Apocalisse di Mosè o Testamento di Mosè), un angelo è il mediatore della rivelazione, ma la visione o l'elemento onirico mancano. In quest'ultimo caso, comunque, il libro appare decisamente non apocalittico nella sua natura.

Trattazione della storia o del futuro?

Nelle tipiche composizioni di questa classe la maggior preoccupazione dell'autore è il mostrare la sapienza con cui Dio agisce nella storia e la organizza in tappe o fasi cronologiche. Dunque l'apocalisse non è in primo luogo una profezia, ed il suo principale interesse non è il futuro o la fine della storia, quanto semmai il suo fine. L'autore presenta, a volte in maniera molto vivida, un quadro degli eventi a venire, e in particolare di quelli al termine dell'epoca attuale. Per questo in alcune di queste composizioni il soggetto è descritto vagamente come "ciò che avverrà negli ultimi giorni" (Dan. 2:28; si confronti il verso 29); in maniera simile Dan. 10:14, "ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla fine dei giorni"; si confronti Enoch, i.1, 2; x.2 segg. Così anche la Rev. 1:1 (si confronti la traduzione della Bibbia Septuaginta di Dan. 2:28 segg.), "Rivelazione... ciò che presto verrà ad accadere".
Spesso la visione comprende anche il passato, per dare forza all'inquadramento storico, così che il panorama degli eventi successivi possa passare impercettibilmente dal noto all'ignoto. Perciò nell'undicesimo capitolo del libro di Daniele il dettagliato resoconto delle vicende dell'impero greco d'oriente, a partire dalla conquista di Alessandro fino all'ultima parte del regno di Antioco Epifane (versi 3-39, tutti presentati in forma di predizione) continua, senza interruzione, con una descrizione appena meno vivida di eventi che non sono ancora accaduti (versi 40-45), ma che lo scrittore si aspetta: le guerre che risulteranno dalla morte di Antioco e la caduta del suo regno. Tutto ciò, comunque, serve solo da introduzione alle notevoli profezie escatologiche del dodicesimo capitolo, in cui si trova lo scopo principale del libro.
In maniera del tutto simile, il sogno raccontato nel secondo libro di Esdra, 11 e 12, l'aquila che rappresenta l'Impero Romano è seguita dal leone, che è il messia promesso che dovrà salvare gli eletti e stabilire un regno imperituro. La transizione fra la storia e la profezia si può vedere in xii.28, dove viene predetta l'attesa fine del regno di Domiziano, e con essa la fine del mondo. Un altro esempio dello stesso genere è negli Oracoli Sibillini, iii.608-623. Probabilmente si può paragonare anche Assumptio Mosis, vii-ix. In quasi tutte le scritture propriamente classificate come apocalittiche l'elemento escatologico è predominante. È stata proprio la crescita delle speculazioni sui tempi a venire e la speranza per gli eletti che hanno originato più di ogni altra cosa la nascita, e influenzato lo sviluppo di questo genere di scritti.

Il misterioso o fantastico

L'elemento del misterioso, evidente sia nell'oggetto che nelle modalità della narrazione, è una delle caratteristiche salienti di ogni tipica apocalisse. La letteratura delle visioni e dei sogni ha le sue tradizioni, che sono particolarmente persistenti; e questo aspetto inusuale è ben illustrato nelle composizioni giudaiche, o meglio giudaico-cristiane, prese in considerazione.
Tale qualità apocalittica appare in maniera molto evidente (a) nell'uso dell'immaginario fantastico. Le migliori illustrazioni sono complete delle strane creature che appaiono in moltissime visioni; "bestie" nelle quali le proprietà di uomini, mammiferi, uccelli, rettili o di esseri meramente immaginari sono combinate in modi stupefacenti e spesso grotteschi. Quanto tali figure siano caratteristiche lo si può vedere dalla seguente lista di passaggi in cui le suddette creature sono presentate: Dan. 7:1-8, 8:3-12 (ambedue passaggi importantissimi per la storia della letteratura apocalittica); Enoch, lxxxv.-xc.; 2 Esd. 11:1-12:3, 11-32; Apoc. greca di Bar. ii, iii; Testamento ebraico di Naphtali, iii.; Rev. 6:6ff (si confronti Apoc. di Bar. [Sir.] li.11), ix.7-10, 17-19, xiii.1-18, xvii.3, 12; Pastore di Erma, "Visione", iv.1. Alcuni esseri mitici o semi-mitici che appaiono nel Vecchio Testamento giocano altresì un ruolo di importanza saliente in questi testi. Così il "Leviatano" e "Behemoth" (Enoch, lx.7, 8; 2 Esd. 6:49-52; Apoc. di Bar. xxix.4); "Gog e Magog" (Sibillini, iii.319 segg, 512 segg; si confronti Enoch, lvi.5 segg; Rev. 20:8). Come ci si potrebbe aspettare, anche le mitologie straniere apportano talvolta un contributo (v. sotto).

Il simbolismo mistico

La qualità apocalittica si nota ancora (b) nell'uso frequente di un simbolismo mistificatore. Questo aspetto viene illustrato in modo notevole nei ben noti casi in cui si impiega la Ghematriah per oscurare l'opinione o il senso dello scrivente; quindi, il misterioso nome "Taxo", Assumptio Mosis, ix. 1; il "numero della bestia", 666, di Rev. 13:18; il numero 888 ('Iησōῦς), Sibillini, i.326-330. Simile a questo aspetto è la profezia, spesso enigmatica, del tempo che dovrà passare prima dell'accadere degli eventi predetti; quindi il "fra un tempo, tempi e la metà di un tempo" Dan. 12:7; i "quaranta e otto tempi" di Enoch, xc.5, Assumptio Mosis, x.11; l'annuncio di un certo numero di "settimane" o "giorni" (senza però specificare l'inizio), Dan. 9:24 segg, 12:11, 12; Enoch xciii.3-10; 2 Esd. 14:11, 12; Apoc. di Bar. xxvi-xxviii; Rev. 11:3, 12:6; si confronti Assumptio Mosis, vii.1. La stessa tendenza si nota anche nell'impiego di linguaggio simbolico nel parlare di determinate persone, cose o eventi; quindi, le "corna" di Dan. 7 e 8; Rev. 17 e segg; le "teste" e "ali" di 2 Esd. xi e segg; i sette sigilli del cap. 6 delle Rivelazioni; trombe, 8; ciotole, 16; il dragone, Rev. 12:3-17, 20:1-3; l'aquila, Assumptio Mosis, x.8; eccetera.
Un primo significato del già citato 666 potrebbe essere strettamente simbolico: il numero 6 infatti, è visto già nell'ebraismo come "il numero dell'uomo" (Adamo è creato il sesto giorno). Da questo punto di vista, la ripetizione ternaria del 6 può indicare che l'anticristo rappresenterà il tentativo di instaurare il dominio dell'uomo - e dell'arbitrio umano - su quelli che nella tradizione sono visti come i tre livelli della creazione: corpo/anima/spirito, cielo/terra/inferi ecc. Una volta rifiutato Dio, infatti, è l'uomo-anticristo ad ergersi a pseudo-divinità nel tentativo di sostituirsi alla signoria divina sul mondo creato.
Come esempi tipici di allegorie più elaborate, a parte quelle di Dan. 7, 8 e 2 Esd. 11, 12, già ricordate, si possono menzionare: la visione del toro e della pecora, Enoch, lxxxv segg; la foresta, la vigna, la fontana, il cedro, Apoc. di Bar. xxxvi segg.; la acque chiare e scure, ibid. liii segg; il salice e i suoi rami, Hermas, "Similitudini", viii. A questa descrizione delle peculiarità letterarie dell'apocalisse ebraica si può aggiungere che, nelle sue parti chiaramente escatologiche, mostra con notevole uniformità la dizione e il simbolismo dei passaggi classici del Vecchio Testamento. Benché ciò sia corretto, comunque, la maggior parte della letteratura escatologica tardo-ebraica e protocristiana (spesso non apocalittica nel senso proprio del termine) può difficilmente essere considerata simile a livello di caratteristiche a quella sopra descritta.

La fine del mondo

In epoche recenti il termine "letteratura apocalittica", o "apocalittico", è stato usato comunemente per descrivere le varie parti delle scritture ebraiche o cristiane, sia canoniche che apocrife, in cui si forniscono predizioni escatologiche in forma di rivelazione. Che il termine sia attualmente usato in maniera blanda, e comprenda spesso cose non propriamente apocalittiche, è dovuto al fatto che lo studio di questa letteratura come classe a sé stante è piuttosto recente.
Nell'uso comune delle lingue occidentali, il termine apocalisse si riferisce alla fine del mondo. Il significato corrente può essere un'ellisse della frase apōkalýpsis éschaton, che significa "rivelazione degli eventi della fine dei tempi". Tale ellisse nell'uso corrente riecheggia quella nel titolo dell'ultimo libro della Bibbia, il Libro della Rivelazione o Apocalisse di San Giovanni apostolo, che è normalmente interpretato come la profezia della fine del mondo, con numerosi dettagli visuali. Si veda anche escatologia e millenarismo.
La fine escatologica del mondo nella letteratura apocalittica era spesso accompagnata da immagini di resurrezione, giudizio dei morti e dalla pena dell'inferno per i peccatori. È interessante notare che tali idee non erano esplicitamente sviluppate nei libri pre-apocalittici della Bibbia ebraica, quindi l'esistenza di tali credo nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'Islam può essere ricondotta ai testi apocalittici.
La storia della cristianità è punteggiata di gruppi religiosi millennialisti, quasi fin dalle origini. I movimenti cristiani moderni sono concentrati nel XVIII e XIX secolo e comprendono l'ascesa di religioni apocalittiche come gli Avventisti, i Davidiani, la House of Yahweh, i Cristadelfiani, i Mormoni e i Testimoni di Geova.
L'Islam possiede i propri movimenti, in particolare la fede nell'Imam "atteso" o "nascosto" della comunità sciita. Nel XIV secolo dell'Islam (circa 1890 dell'era cristiana) si riporta un credo che aveva preso a circolare presso la comunità sunnita, per il quale sarebbe presto giunto il Messia promesso, sia per i cristiani, sia per i musulmani. Molti di questi furono Jihādisti, come Muhammad al-Mahdi, Muhammad Ahmad del Sudan e Usman dan Fodio dell'Africa occidentale, che coniugarono la pratica politica alle loro convinzioni mahdistiche. Mahdi successivi, compresi Mirza Ghulam Ahmad e l'Ayatollah Seyyed Ruhollah Khomeini, furono principalmente riformatori religiosi. Di recente si è assistito a una ripresa del movimento dei Jihādisti, come Osama bin Laden di al-Qā'ida, quasi esclusivamente politici. La profezia del Messia promesso all'inizio del XIV secolo per la maggior parte dei musulmani è stata sostenuta solo da Mirza Ghulam Ahmad, ma il punto di vista della maggioranza venne raccolto dall'Università di al-Azhar del Cairo e dalla Scuola Deobandi di Scienze Islamiche in India, che rifiutarono Mirza Ghulam Ahmad perché eretico, dato che si definiva profeta (l'Islam ritiene che Muhammad sia stato l'ultimo Profeta) e messia (un titolo che l'Islam riserva a Gesù Cristo).

Rappresentazioni dell'Apocalisse

Essendo un tema teologico e iconografico di grande intensità drammatica, l'Apocalisse è stata molto rappresentata nell'Alto Medioevo, in particolare nei celebri Commentari dell'Apocalisse del monaco spagnolo Beato di Liebana (VIII secolo). Il primo commento dell'Apocalisse si deve all'esegeta Alessandro di Brema. Tra i più importanti codici pervenuti fino a noi si vedano:
  • per il X secolo:
il manoscritto dell'Escorial Category:Beatus Escorial - Wikimedia Commons e l'Apocalisse spagnola di Magius Category:Beatus Pierpont - Wikimedia Commons
  • per l'XI secolo:
l'Apocalisse di Bamberga Category:Bamberg Apocalypse - Wikimedia Commons, l'Apocalisse di St-Sever Category:Apocalypse of St. Sever - Wikimedia Commons, il manoscritto mozarabico di Osma Category:Beatus d'Osma - Wikimedia Commons
Dante Alighieri rappresenta allegoricamente l'Apocalisse di Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento, al termine della processione descritta nel Paradiso Terrestre, nella Divina Commedia. Essa è raffigurata come "un vecchio solo venir/, dormendo, con la faccia arguta" (Purgatorio - Canto ventinovesimo, vv. 143-144). Il vecchio avanza "dormendo" in quanto si tratta di un'opera che rappresenta l'oggetto di una visione estatica ed ha una faccia "arguta", penetrante, poiché è un libro che rivela il futuro e si addentra in una materia misteriosa e sublime al contempo.
Anche nei secoli successivi il tema non smise d'interessare, trasferendosi dai codici agli affreschi ed alle incisioni e ponendo più fortemente l'accento sul Giudizio universale: si pensi all'Apocalisse di Luca Signorelli, eccezionale ciclo di affreschi nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto. Tra i Giudizi Universali affrescati, universalmente celeberrimo è quello di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina nella Città del Vaticano, ma notevoli sono pure quelli sulle controfacciate interne della Cappella degli Scrovegni a Padova, dell'abbazia di Pomposa in provincia di Ferrara e dell'Abbazia di Sant'Angelo in Formis presso Capua. Rilevante è pure il Giudizio Universale a mosaico bizantino sulla controfacciata interna della Basilica di Santa Maria Assunta (Torcello) nella Laguna di Venezia. Importanti rappresentazioni artistiche dell'Inferno e del Paradiso sono quelle musive nel Battistero di San Giovanni (Firenze) e quelle ad affresco nella Basilica di San Petronio a Bologna. Scene dall'Apocalisse di Giovanni sono presenti negli affreschi del Battistero di Padova, nella cripta di San Magno ad Anagni. Risale al XIV secolo il grandioso Arazzo dell'Apocalisse nel castello francese di Angers.

Rappresentazioni moderne dell'Apocalisse

Una delle rappresentazioni moderne dell'apocalisse è per esempio quella che emerge dagli scritti del padre gesuita Pierre Teilhard de Chardin molto più vicini al tipico discorso scientifico e evoluzionista che al discorso svolto totalmente nel linguaggio teologico.
Il suo discorso, in qualche modo profetico sull'avvento dell'Homo noeticus che rappresenta un salto evolutivo rispetto all'attuale Homo Sapiens Sapiens, non è indolore come molti interpreti di questa nuova figura umana ritengono. Per questi ultimi infatti la nuova umanità viene rappresentata come il baluardo estremo della difesa della specie e del pianeta Terra, della democrazia e soprattutto dell'insieme del patrimonio spirituale accumulatosi lungo il divenire storico dell'umanità che lo piega ai legittimi interessi tattici e strategici dei nuovi movimenti emergenti, talora anche radicali, di stampo ecologista, salutista ecc.
Questa lettura è sicuramente significativa e i movimenti non violenti, pacifisti, ambientalisti che talora la sostengono sono certamente l'incarnazione sintomatica di una storia che giunge al termine, ma la lettura che il "gesuita proibito" dà dell'avvento dell'Homo Noeticus è ben altra e soprattutto ben più radicale: non è una figura di difesa dello status quo prima che le cose peggiorino irrimediabilmente ma una figura di attacco per far dire alla storia della salvezza: "tutto è compiuto". Ci troviamo infatti di fronte ad una vera e propria "fine del mondo". Esso, l'Homo Noeticus rappresenta infatti per così dire lo sprint finale della convergenza di tutta la nostra galassia nel "punto Omega" a forte potenza gravitazionale, rappresentato dal "Cristo evolutore" che attrae tutto a sé e in cui tutto collassa e implode nell'abbraccio finale tra il creatore e la creatura.

Apocalissi nelle religioni

Molte religioni trattano il tema dell'allontanamento dell'uomo dalla sua originaria comunione con l'Assoluto, il Divino.
Le culture orientali e quelle indoeuropee precristiane (Indù, Greci, Romani) rappresentano il tempo ciclicamente, secondo una scansione in quattro cicli che la tradizione classica greco-romana chiama età dell'oro, dell'argento, del bronzo e del ferro. L'uomo, al termine di ognuna delle quattro fasi, si allontana progressivamente dalla virtù e dal bene. Nelle religioni fondate sul monoteismo (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) il punto di partenza è la caduta di Adamo in seguito alla quale l'uomo realizzerà sulla Terra un Regno delle Tenebre.
Tuttavia, nell'escatologia e soteriologia delle religioni, a questa caduta seguirà l'intervento divino, l'arrivo di un Redentore dell'umanità: il Gesù Cristo del Secondo Avvento nel Cristianesimo; il Messia annunciato dai Profeti nell'Ebraismo; il profeta Gesù che affiancherà il Mahdi (il "Ben Guidato", discendente di Maometto) nell'Islam; il Kalki Avatara, ultima manifestazione di Visnù, nell'Induismo; i Buddha e i Bodhisattwa (i Misericordiosi) nel Buddhismo; il Saoshyant o "Redentore universale" nell'Iran di Zoroastro. "
I miti antichi parlano della redenzione del mondo che avverrà attraverso la redenzione dell'umanità. Vaticinano il ritorno dell'età primordiale caratterizzata dalla pietas, dalla pace, da una saggia frugalità, espressione di ricchezza interiore, dalla prosperità della terra e dalla letizia dell'uomo e del creato. Profetizzano una renovatio preceduta da uno sconvolgimento: la grande dissoluzione del cosmo, il mahāpralaya indiano; il mare di metallo fuso, dal quale, nella tradizione iranica, i giusti emergeranno indenni; l'ekpýrosis dei presocratici e degli stoici; la concussio mundi di Seneca; il ragnarökkr germanico, l'estate senza fiori e il mare senza vita dei druidi; l'ollin dei testi profetici aztechi che, come il pachakuti andino, connota il sommovimento ciclico del tempo e il capovolgimento dello spazio".
Esiste però un disegno divino di redenzione nelle antiche tradizioni di molte civiltà. Esse "consegnano un messaggio di speranza espresso in India dalla discesa dell'avatāra, divino giudice e rinnovatore. Per bocca di Zarathustra, dopo la conflagrazione, Ahura Mazda promette il frashkart, il rinnovamento nella luce del mondo e dell'umanità. Platone, attingendo a una speranza remota, annuncia "nuova vita e immortalità rinnovata". Virgilio e le Sibille cantano il ritorno della Vergine Astrea e del regno di Saturno. Seneca, dopo la concussio mundi, saluta il ripristino dell'antiquus ordo, il ritorno dell'èra in cui pace, pietas e giustizia regnavano sulla terra. "Pace fino al cielo e dal cielo fino in terra", profetizza la celtica Mórrígain e, dopo la distruzione del mondo, dinanzi alla sibilla germanica si dispiega la visione della jörð iðjagroena, la terra di nuovo verdeggiante che emerge dal mare. Secondo le religioni orientali cosmocentriche il Mondo Nuovo sarà l'inizio di un nuovo ciclo cosmico, mentre secondo le religioni monoteiste verrà instaurato un Regno di Dio di cui faranno parte i giusti risorti (visione non ciclica ma lineare-progressiva del Tempo universale).
Lo schema escatologico delle religioni monoteistiche è simile: decadenza spirituale dell'umanità - l'esilio da Dio -, la perversione dell'umanità ultima e le "doglie" della fine, la battaglia finale - Armagheddon - tra i figli della luce e i figli delle tenebre; la restaurazione finale con l'arrivo del Redentore tanto atteso e il Giudizio divino. Tuttavia vi sono delle differenze. Nell'Ebraismo l'attesa del Giorno del Signore con le sue elaborazioni dottrinarie, escatologiche e messianiche, appare nei momenti più convulsi e drammatici della storia di Israele, mentre nel Cristianesimo e nell'Islam il messaggio apocalittico costituisce una parte fondamentale della struttura di queste religioni. I miti dei Tempi Ultimi descrivono dunque le modalità dell'intervento divino nella storia universale al suo tramonto, intervento ripristinatore dell'ordine cosmico nella creazione con cui la realtà tutta riacquista il proprio autentico significato iniziale.
Nei Tempi Ultimi saranno beati gli uomini di quell'epoca: è un concetto contemplato dai miti apocalittici. San Paolo scrive nella Lettera ai Romani (5, 20):" Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la Grazia". Questo "paradosso della Grazia" è presente nella tradizione ebraica, islamica ed induista. Mosè, dopo aver visto in visione l'oscurità dei Tempi Ultimi, si è sentito "inferiore" a coloro i quali, pur in mezzo a tali tribolazioni, conserveranno la fede nella Torah. Maometto in un hadith (detto) afferma: "All'inizio dell'islam colui che mette un decimo della legge è dannato; ma negli ultimi tempi, colui che ne compirà un decimo sarà salvato". Nel testo induista Bhāgavata Purāṇa si cantano le lodi paradossali dell'età ultima (L, 12):" Gli errori commessi dagli uomini nell'Età di Kali, per quanto abbiano origine nelle cose, nei luoghi o in loro stessi, sono interamente cancellati da Bhagavad, il supremo Purusa, quando egli risiede nel cuore. (......) L'Età di Kali, abisso di vizi, possiede un vantaggio unico ma prezioso: è sufficiente celebrare le lodi di Khrisna [il Signore Supremo] affinché, liberi da ogni legame, ci si possa riunire all'Essere Supremo". Nel Vangelo di Matteo (20, 1-16) c'è la Parabola dei lavoratori della vigna o dei Lavoratori dell'Undicesima Ora che riprende questo tema: i lavoratori dell'ultima ora che hanno lavorato solo un'ora sono equiparati a tutti gli altri. E per questo, molti fra "gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi" (20, 16).

lunedì 23 maggio 2022

Codici nella Bibbia

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I codici nella Bibbia, noti anche come codici nella Torah, sono parole e frasi estratti con metodi crittografici saltatori e loro raggruppamenti ed "incroci semantici" con altre parole e frasi in chiaro nel testo della Bibbia che alcune persone credono siano pieni di significato, degne di attenzione, dal momento che esisterebbero intenzionalmente in forma crittografata nel testo originale in ebraico della Torah. Questi presunti codici sono stati resi famosi dal libro venduto in Italia col titolo Codice Genesi di autori Michael Drosnin ed Eliyahu Rips (titolo originale inglese: The Bible Code), che più o meno apertamente dichiarano che questi codici possono predire il futuro. Queste idee sono fortemente messe in dubbio dagli scettici e da molti gruppi religiosi.

Sequenze di lettere equidistanti

Il metodo principale che presuntamente porterebbe a decifrare i messaggi significativi consiste nell'estrazione di "sequenze di lettere equidistanti", o ELS (dell'inglese Equidistant Letter Sequence). Per ottenere una ELS da un testo, bisogna scegliere un punto d'inizio (in principio, qualsiasi lettera) e saltare un certo numero di lettere, anche prescelto liberamente (ma costante) e può essere negativo (in sequenza all'indietro del testo). In seguito, cominciando dal punto d'inizio, si prelevano "meccanicamente" le lettere dal testo, senza scartarne nessuna e mantenendo costante la spaziatura di prelievo.
Per esempio, se si "estraggono" le lettere in grassetto nel ParagrafoSceltoDannoUnELS - si ottiene la sequenza "P-G-O-L-A-U-S". Il salto scelto è +4. Nella tecnica proposta da Rips e Drosnin gli spazi e la punteggiatura sono palesemente trascurati.
Frequentemente più di un ELS relativo può apparire simultaneamente in una formazione di lettere ELS. Questa si ottiene scrivendo il testo in una griglia regolare, con esattamente lo stesso numero di lettere in ciascuna linea, ed in seguito si sceglie di tagliare un rettangolo nella griglia di lettere.
Nell'esempio sottostante, parte del libro biblico della Genesi (in inglese, la versione di re Giacomo (26:5–10) viene mostrata con 33 lettere per ogni riga. Gli ELS (tratti dal testo inglese) che codificano "BIBLE" e "CODE" vengono mostrati qui sotto. Di solito nel libro di Drosnin si mostra un rettangolo più piccolo, come quello evidenziato nella figura. In quel caso non si notano le lettere mancanti tra righe adiacenti nell'immagine, ma è essenziale che il numero di lettere mancanti sia lo stesso per ogni paio di righe adiacenti.
Sebbene l'esempio sopra riportato sia in lingua inglese, i codici presenti nella Bibbia utilizzano soprattutto la lingua ebraica. Per ragioni religiose, molti tra gli studiosi ebrei che propugnano queste ricerche utilizzano esclusivamente la Torah ebraica (che si comprende dalla Genesi al Deuteronomio).

Storia

Per quanto si conosce, un rabbino spagnolo del tredicesimo secolo di nome Bachya ben Asher fu il primo che descrisse un ELS nella Bibbia. Il suo esempio di quattro lettere è legato al punto zero del calendario ebraico. Nei secoli successivi ci furono molti tentativi di trovare ELS con diverse tecniche, ma ne sono stati trovati ben pochi esempi prima della metà del ventesimo secolo. A questo punto, molti esempi furono trovati dal rabbino slovacco Michael Ber Weissmandl e pubblicati dai suoi studenti dopo la sua morte avvenuta nel 1957. Ciononostante, la pratica rimase sconosciuta ai più fino alla fine degli anni ottanta, quando alcune scoperte di una scuola israeliana giunsero all'attenzione del matematico Eliyahu Rips della Università ebraica di Gerusalemme. Eliyahu Rips cominciò a studiare con il suo collaboratore di studi religiosi Doron Witztum e molti altri.
Uno dei primi cercatori di messaggi nascosti nella Bibbia fu Isaac Newton, che credeva che la bibbia fosse "un crittogramma creato dall'Altissimo - un enigma di Dio di eventi passati e futuri divinamente preordinati. Questa Profezia è chiamata la Rivelazione, con rispetto alle Scritture della Verità, sulle quali al Profeta Daniele fu comandato di fare silenzio e sigillarle, fino al tempo della fine. Quando questo tempo arriverà, l'Agnello di Dio aprirà i sigilli."

"Esperimento dei rabbini famosi" di Rips e Witzum

L'esperimento dei "rabbini famosi" è stato pubblicato su diverse riviste bibliche e statistiche. In questo esperimento del 1985 i ricercatori israeliani Elyahu Rips e Doron Witztum hanno cercato i nomi e le date di nascita o di morte di una serie di rabbini. Inizialmente sono stati selezionati 34 rabbini vissuti fra il 90 e il 1900 d.C. Erano i rabbini con le biografie più lunghe nell'Enciclopedia degli uomini famosi d'Israele. Hanno introdotto i nomi e le date nel programma contenente la Genesi, con il compito di cercare le codifiche. Per tutti e 34 i rabbini si sono trovati i nomi codificati in stretta prossimità con le date di nascita o di morte del rabbino. I due studiosi sostennero che la probabilità che questi nomi si trovassero in prossimità alle rispettive date è di 1 su 700'000'000. Per cercare di eliminare ogni possibilità di trucchi, la rivista Statistical Science chiese di ripetere l'esperimento con altri 32 rabbini (i successivi, in ordine d'importanza), prima di pubblicare l'articolo sull'esperimento. Alla sorpresa dei critici più scettici, l'esperimento fu nuovamente coronato da successo. L'esito mostrò che le date di nascita o di morte dei rabbini erano codificate in stretta prossimità con i nomi. Per cui l'editore di Statistical Science fu costretto a pubblicare l'articolo. Nel suo commento egli scrisse: "I nostri critici erano perplessi: le loro convinzioni erano che il libro della Genesi non potesse contenere riferimenti sensati a individui dell'era moderna […] L'articolo viene perciò offerto ai lettori come una sfida." In un articolo di Bible Reviev il dott. Satinover riferisce che la probabilità matematica di ritrovare codificati i nomi di 66 saggi ebrei associati alle loro date di nascita o di morte è inferiore a 1 a 2,5 miliardi. Quando i ricercatori hanno provato a rifare l'esperimento analizzando altri testi religiosi ebraici, come il Talmud, non hanno ottenuto risultati significativi. Perfino con il Pentateuco samaritano – che è una variante dei 5 libri di Mosè con numerose piccole differenze di testo e di dettagli – non si sono trovati risultati di valore.
Il professor Harold Gans, matematico e autore di più di 180 saggi tecnici, è stato un autorevole ricercatore al Pentagono. Quando è venuto a conoscenza di questi fatti era scettico e dichiarava "ridicole" le affermazioni fatte. Però, avendo a disposizione dei computer, nel 1989 creò un programma per confutare le affermazioni di Witztum, Rosenberg e Rips. Durante 19 giorni e notti il programma esaminò il testo della Genesi (78'064 caratteri) ricercando, oltre ai nomi e alle date dei saggi, anche le città di nascita e di morte di ciascuno di loro. Con sua grande sorpresa Gans arrivò alla conclusione che i codici ELS sono effettivamente presenti nella Bibbia ed oggi fa parte di coloro che sostengono l'impossibilità che vi siano apparsi per caso o per disegno umano.

The Bible Code e previsioni di Drosnin

Di nuovo i risultati vennero interpretati come significativi e suggestivi di un risultato non dovuto al caso. I codici nella Bibbia divennero famosi al grande pubblico grazie al giornalista statunitense Michael Drosnin, che con il suo libro The Bible Code (tradotto in italiano come Codice Genesi, pubblicato in Italia nel 1997) divenne un best-seller in molti paesi.
Secondo Michael Drosnin, il suo più famoso successo è stata la predizione dell'assassinio del primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, mediante i "Codici nella Bibbia". Gli scettici dichiarano che per chiunque fosse bene addentro all'atmosfera politica di quegli anni in Israele, il predire (senza alcun dettaglio addizionale) il fatto che il premier Rabin sarebbe stato assassinato non sia un fatto particolarmente eclatante, anche se drammatico. Nel 2002, Michael Drosnin pubblicò un secondo libro sullo stesso soggetto, col titolo inglese The Bible Code II.
Il gruppo oltranzista ebraico Aish-HaTorah utilizza i Codici nella Bibbia nei suoi "Discovery Seminars" per cercare di convincere gli ebrei secolarizzati, atei o indifferenti, sulla divinità della Bibbia e per indurli a fidarsi dei loro tradizionali insegnamenti ebraico-ortodossi.
L'utilizzo delle tecniche del "Codice Biblico" si è diffusa presso alcuni circoli di cristiani protestanti, specialmente negli Stati Uniti. I principali e primi propositori furono, che un giudeo messianico, o Grant Jeffrey. Un'altra tecnica assimilabile a quelle del "Codice Biblico" viene sviluppata sin dal 1997 da Dean Coombs (anche lui cristiano). Queste persone dichiarano che le parole estratte tramite gli ELS formerebbero pittogrammi, con valenza profetica. Dagli anni 2000 in poi, la maggioranza dei libri e dei website relativi a questo argomento sono prodotti da cristiani.

Critiche

Obiezioni contro la validità dei codici

L'obiezione principale avanzata contro i codici nella Bibbia, proposti da Drosnin è che la teoria dell'informazione non impedisce al "rumore semantico" di assumere forme che talvolta sembrano significative. Così, si spiegherebbe come strutture semantiche simili (derivate dall'estrazione saltatoria), possano essere trovate in libri diversi dalla Bibbia. Anche se la probabilità di trovare un ELS in un punto casuale di un testo, accanto ad una parola correlata in modo significativo sembra poco probabile, vi sono così tanti possibili punti di partenza ed intervalli di salto che ci si può rendere conto come sia completamente naturale che queste frasi con significato appaiano (anche se sono totalmente casuali).
Rispondendo ad una esplicita sfida fatta da Drosnin, che dichiarava che altri testi, anche vasti, come Moby Dick, non potevano nascondere ELS, il matematico australiano Brendan McKay scoprì molti arrangiamenti di lettere ELS in Moby Dick che possono essere correlati ad eventi moderni, includendo l'assassinio di Martin Luther King. Inoltre trovò un codice relativo all'assassinio di Rabin, contenente il nome e cognome dell'assassino ed il nome dell'università che frequentava, così come anche la ragione che lo indusse a commettere il crimine ("Oslo", relativo agli Accordi di Oslo del 1993).
Altre persone, come il fisico statunitense Dave Thomas, hanno trovato altri esempi in molti testi. Inoltre, Drosnin si è servito della flessibilità della lingua ebraica, riguardo all'ortografia sfruttandola a suo vantaggio, miscelando liberamente l'ebraico classico (nessuna vocale, Y e W rigorosamente consonanti) e le modalità moderne (Y e W utilizzati per indicare le vocali 'i' ed 'u'), come pure variabilità nella pronuncia di K e T, in modo da raggiungere il significato che gli serviva. Nella sua serie televisiva John Safran vs God (J.S. contro Dio), il personaggio televisivo australiano John Safran, riuscì a trovare assieme a McKay riferimenti in codice agli attentati dell'11 settembre 2001, nel testo di alcune canzoni del repertorio dei Vanilla Ice. Inoltre, i noti riferimenti numerici presenti nella Bibbia, come il famoso numero della bestia, non danno alcun risultato significativo quando utilizzati per decodificare la Bibbia. E non si possono ignorare le conseguenze causate da errori di trascrizione degli scribi (ad esempio, errori d'ortografia, aggiunte, cancellazioni, letture erronee e separazione di lettere), che sono sicuramente presenti, si sono tramandati nel corso dei secoli e rendono difficile credere all'esistenza di un messaggio in codice, presente ad alti intervalli di estrazione, se sono possibili così tanti errori.

Difesa dei codici

I proponenti dei codici rispondono dichiarando che gli insiemi di lettere ELS che appaiono nella Bibbia sono qualitativamente migliori in qualche modo rispetto a quelli che appaiono in altri libri. Essi indagano anche altri tipi di codice e di cifrature per riuscire a controbattere la critica.
Tuttavia, mancando una misura oggettiva di qualità ed un modo oggettivo per selezionare i testi in esame, non è possibile stabilire se qualsiasi osservazione fatta sia significativa oppure no. Per questa ragione, la maggior parte dello sforzo fatto dagli scettici si concentra sulle cosiddette "dimostrazioni scientifiche" eseguite da Witztum, Rips e Gans.

Confutazione scientifica dei codici

Nel 1999, McKay, assieme ai matematici Dror Bar-Natan e Gil Kalai, e lo psicologo Maya Bar-Hillel, pubblicava un articolo in Statistical Science che asseriva fornire una adeguata confutazione dei primi lavori di Witztum e Rips. L'articolo venne rivisto anonimamente da quattro statistici professionisti che dichiararono conclusiva la completa confutazione fatta da McKay.
Le loro argomentazioni principali erano:
  • I dati utilizzati da Witztum e Rips erano una lista di nomi di rabbini in ebraico. La lingua ebraica è alquanto flessibile per quanto riguarda la pronuncia dei nomi e ogni rabbino ha parecchi appellativi diversi (alias e diminutivi), per questo motivo si dovrebbe avere un riguardo particolare nella scelta del nome da ricercare. Per questo i loro risultati possono essere spiegati affermando che i dati non erano stati raccolti correttamente. Dall'articolo: «...i dati erano ben lontani dall'essere stati chiaramente definiti dalle regole dei loro esperimenti. Piuttosto, c'era molta flessibilità di opinioni possibili, specialmente nella scelta dei nomi dei rabbini più famosi».
  • C'è un'evidenza indiretta che i dati non vennero di fatto raccolti in maniera corretta; vale a dire che la scelta dei nomi e delle pronunce era in qualche modo di parte, preferendo quelli che confermavano le ipotesi del codice.
  • Tentavi di ripetizione dell'esperimento, nonostante fosse fatto in modo analogo, non ottennero esattamente gli stessi risultati nelle ultime cifre. Dall'articolo: «Un problema tecnico che ci diede alcune difficoltà fu che WRR non è stato in grado di fornirci gli originali programmi per computer. Nessuno dei due programmi distribuiti da WRR, né le nostre implementazioni dell'algoritmo come descritto negli articoli di WRR, hanno prodotto in modo convincente le esatte distanze elencate [da WRR]».
L'articolo di McKay non andò così lontano da accusare Witzume e Rips di falsificazione del loro esperimento, invece discuteva sul fatto che l'esperimento ELS è estremamente sensibile al più piccolo cambiamento di pronuncia dei nomi. Questo fatto, combinato con la possibilità di opinioni contrastanti, venne sfruttato da McKay et al. per duplicare i risultati della Genesi in una traduzione ebraica di Guerra e Pace.

domenica 22 maggio 2022

Chiave di Salomone

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La Chiave di Salomone o Clavis Salomonis è un testo di magia medievale originariamente attribuito (per errore) al Re Salomone. Non va confuso con la Piccola Chiave di Salomone, un testo successivo.

Manoscritti e storia testuale

Il testo risale al tardo Medioevo oppure al Rinascimento italiano. Molti di questi grimoire attribuiti a Re Salomone vennero scritti in questo periodo, ultimamente influenziati dai libri ("Sefer" in ebraico) molto più antichi (altomedievali) dei qabbalisti ebraici e degli alchimisti arabi, che a loro volta facevano spesso riferimento alla magia greco-romana del tardo mondo antico.
Esistono diverse versioni manoscritte (in seguito stampate clandestinamente) della Chiave di Salomone (in latino: Clavis Salomonica), con diverse traduzioni, alcune con differenze minori e altre con grosse diversità e significative differenze nell'impostazione. L'archetipo dal quale sono stati tratti era probabilmente un testo latino o italiano del XIV o del XV secolo. La maggior parte dei manoscritti esistenti datano al tardo XVI, XVII oppure XVIII secolo, ma esiste un manoscritto in greco, risalente al XV secolo (Harleian MS. 5596), strettamente associato a questo testo. Il manoscritto in greco viene menzionato come Il Trattato Magico di Salomone, e venne pubblicato da Armand Delatte nella Anecdota Atheniensia (Liége, 1927, pp. 397–445.) I suoi contenuti sono molto simili a quelli delle Clavicula, ed infatti potrebbe trattarsi del prototipo sul quale si basano i testi in italiano oppure in latino.
Un manoscritto in lingua italiana si trova nella Biblioteca Bodleiana con collocazione Michael MS 276. Un testo più antico in latino sopravvisse nella forma stampata, datata al 1600 circa (Università del Wisconsin-Madison, Memorial Library, Special Collections). Esiste un certo numero di manoscritti in latino più tardo (del XVII secolo). Uno dei più antichi manoscritti esistenti (a parte il già citato Harleian 5596) è un testo tradotto in inglese dal titolo: The Clavicle of Solomon, revealed by Ptolomy the Grecian, datato al 1572. Esiste inoltre un numero di manoscritti in francese, tutti databili al XVIII secolo, con l'eccezione di uno datato al 1641 (P1641, ed. Dumas, 1980).
Una traduzione ebraica del testo sopravvive in due versioni. La prima è custodita presso la British Library: è un manoscritto su pergamena, suddiviso fra i numeri di inventario BL Oriental MSS 6360 e 14759. Il manoscritto è stato datato al XVI secolo dal suo primo editore, Greenup (1912), ma al presente si ritiene che sia alquanto più recente, datandolo al XVII o al XVIII secolo. La scoperta di una seconda versione del testo ebraico nella biblioteca di Samuel H. Gollancz fu resa nota da suo figlio Hermann Gollancz nel 1903; questi pubblicò un'edizione fac-simile del testo nel 1914. Il manoscritto di Gollancz fu copiato a Amsterdam, in scrittura corsiva sefarditica ed è meno leggibile del testo della British Library. Il testo ebraico non è considerato l'originale. Si tratta piuttosto di un adattamento tardo giudaico di un testo latino o italiano. Il manoscritto della British Library è probabilmente l'archetipo della traduzione ebraica e il manoscritto di Gollancz una sua copia.
Un'edizione dei manoscritti latini della British Library fu pubblicata da S. L. MacGregor Mathers nel 1889. L. W. de Laurence pubblicò nel 1914 The Greater Key of Solomon, direttamente basato sull'edizione di Mathers, alla quale egli apportò modifiche nel tentativo di fare pubblicità alla sua attività di vendita per corrispondenza (ad esempio inserendo istruzioni del tipo "dopo aver bruciato mezzo cucchiaino da tè di Incenso del Tempio" assieme alle informazioni per ordinare l'incenso).

sabato 21 maggio 2022

In quale periodo storico possedere un animale domestico poteva costare la vita ad una donna?

 Negli anni della caccia alle streghe.



Se una donna possedeva un animale domestico, era probabile che un cacciatore di streghe cercasse di provare la sua "colpevolezza" analizzandone il seno.

Si credeva che le streghe tenessero i demoni nelle loro case sotto forma di animali domestici, travestiti da cani, gatti, insetti o roditori e che questi animali venissero nutriti da uno speciale capezzolo donato alla strega dal diavolo.

La presenza di un segno sulla pelle o una voglia insolita sul corpo era considerata una prova che l'accusata stesse praticando la stregoneria e allattando il suo demone.

Almeno l'80 percento delle persone perseguite per stregoneria erano donne e l'idea di un seno malvagio e creato dal diavolo è un esempio perfetto di quanto fossero misogine le indagini.

Molte volte il seno delle accusate fu oggetto di trattamenti brutali e umilianti e spesso veniva esposto pubblicamente.

Anna Pappenheimer, bavarese, è stata torturata affinché ammettesse di avere rapporti sessuali con il Diavolo. Come punizione, i suoi seni furono tagliati e spinti nella sua bocca e poi nella bocca dei suoi due figli adulti prima che tutti e tre venissero bruciati sul rogo.



 
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