venerdì 23 aprile 2021

Teoria degli antichi astronauti

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La teoria degli antichi astronauti, detta anche teoria del paleocontatto o paleoastronautica, è l'insieme delle teorie che ipotizzano un contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane, quali Sumeri, Egizi, civiltà dell'India antica e civiltà precolombiane.
Queste teorie, diffusesi a partire dalla metà del XX secolo, non sono accettate dalla comunità scientifica e pertanto sono generalmente inquadrate nel più vasto e controverso campo pseudoscientifico della cosiddetta archeologia misteriosa o pseudoarcheologia. Sono anche diffuse in ufologia, rientrando in particolare nel campo di indagine definito "archeologia spaziale", "archeologia ufologica" o clipeologia.

Origine

Si fa risalire la nascita della paleoastronautica al 1960 con la pubblicazione di un articolo del matematico russo Matest Agrest. In seguito le teorie sul presunto contatto tra civiltà extraterrestri e alcune antiche civiltà umane sono divenute popolari negli anni sessanta e soprattutto negli anni settanta con la pubblicazione dei libri di Erich von Däniken e Peter Kolosimo, autore di numerosi best seller, tra cui Non è terrestre (1968) e Astronavi sulla preistoria (1972). L'espressione astronauti del passato appare inizialmente in Flying Saucers on the Moon (1954) del giornalista e scrittore Harold T. Wilkins, seguito dall'astronomo e scrittore Morris K. Jessup in Chase of the UFO (1955).
Il substrato di queste teorie era già stato elaborato alcuni anni addietro, subito dopo gli anni cinquanta, con la nascita dell'ufologia in seguito alle prime testimonianze documentate di avvistamenti di UFO. All'ufologia si unirono le tesi già elaborate da Charles Fort sull'apparente incoerenza cronologica di alcuni manufatti e il rinnovato interesse popolare degli anni sessanta nei confronti delle antiche civiltà e delle loro mitologie. In ambito ufologico nacque la clipeologia o paleoufologia, rivolta allo studio delle presunte manifestazioni di UFO nelle epoche passate. Inizialmente la paleoastronautica si sviluppò come una branca della clipeologia rivolta al periodo preistorico e protostorico, concentrando la sua attenzione su reperti archeologici di tali epoche.
I sostenitori delle teorie sugli antichi astronauti non si limitano a sostenere, come fanno i clipeologi, che visite di alieni siano avvenute anche nei secoli passati, ma affermano che vi sia stata un'influenza aliena nello sviluppo della civiltà e della specie umana arrivando a mettere in discussione, almeno in parte, la teoria evolutiva di Charles Darwin sostituendola talvolta con tesi creazioniste, secondo le quali la specie umana sarebbe stata geneticamente creata da entità superiori o per il tramite di angeli extraterrestri.
Se per la paleoantropologia l'uomo è il risultato di un processo evolutivo endogeno durato tre milioni di anni, processo evolutivo che ha portato le protoscimmie africane ad assumere via via la statura eretta e a sviluppare la propria intelligenza andando a formare società via via più avanzate, per i sostenitori delle teorie degli antichi astronauti specie aliene sono sbarcate sulla Terra e attraverso numerosi e remoti contatti con popolazioni locali hanno indotto o anche solo favorito e guidato il percorso evolutivo della specie umana. Questi contatti, in taluni casi costituiti da soggiorni prolungati di extraterrestri sulla Terra, avrebbero influenzato lo sviluppo di alcune civiltà: tracce a testimonianza di questi eventi sarebbero riconoscibili, secondo i fautori di queste teorie, studiando con una certa forma mentis alcuni reperti preistorici.
Tra i principali divulgatori delle teorie degli antichi astronauti vi sono lo scrittore e giornalista italiano Peter Kolosimo e l'archeologo e scrittore svizzero Erich von Däniken, preceduti di alcuni anni dal francese Robert Charroux e dal britannico W. Raymond Drake. Kolosimo e von Däniken dalla seconda metà degli anni sessanta hanno prodotto una serie di libri di grande presa popolare diffusi in molti paesi del mondo. Queste teorie sono state sostenute anche da alcuni religiosi, come il pastore presbiteriano e ufologo statunitense Barry Downing e il sacerdote cattolico spagnolo Salvador Freixedo. Altri popolari scrittori che in seguito hanno ripreso questa teoria sono Zecharia Sitchin e Robert K. G. Temple. Tra gli altri che si erano interessati a queste teorie prima della seconda guerra mondiale c'è anche il presunto sensitivo Edgar Cayce.
Diversi altri autori hanno teorizzato il riferimento a visite di alieni nei testi sacri o comunque mitologici: tra questi Mario Pincherle, Mauro Biglino, padre Enrique López Guerrero, Claude Vorilhon, Lloyd Pye, Corrado Malanga e Biagio Russo.

Idee principali

Esistono diverse ipotesi sul cosiddetto paleocontatto, che sarebbe avvenuto tra la specie umana e specie aliene:
  • la specie umana sarebbe il risultato di una creazione programmata, ovvero di esperimenti genetici condotti da extraterrestri sugli ominidi che fino a quel punto si sarebbero evoluti spontaneamente sulla Terra in concordanza con la Teoria di Darwin e dunque, in questo caso, senza nessuna apparente contraddizione con essa. Il fine di questi presunti alieni sarebbe stato accelerare l'evoluzione spontanea della specie umana: adattamento evolutivo e neocreazionismo dunque sarebbero veri entrambi. Il principale argomento a sostegno di questa teoria è il tempo relativamente breve (300.000 anni) impiegato dall'Homo sapiens per giungere a un livello evolutivo mai raggiunto da altri organismi, pur presenti sulla Terra da centinaia di milioni di anni.
  • la specie umana avrebbe avuto contatti con extraterrestri sin dalle ere più antiche. Questi alieni sarebbero le divinità delle civiltà antiche (egizi, maya, aztechi, popoli della Mesopotamia, romani), raffigurati nelle loro opere d'arte. Altri indizi della presenza di extraterrestri in epoche passate sarebbero celati in testi religiosi, come la Bibbia e il Rāmāyaṇa, o in opere letterarie di carattere epico. Gli extraterrestri si sarebbero manifestati anche in epoche successive: dipinti medievali e rinascimentali, specie a carattere religioso, mostrerebbero in cielo delle navicelle spaziali, a volte addirittura con angeli alla guida.
  • il ritrovamento di OOPArt, ossia "oggetti fuori posto" in quanto "fuori dal tempo" soprattutto sotto il profilo tecnologico rispetto alle temporizzazioni dell'archeologia canonica.

Argomenti a supporto

Secondo i suoi sostenitori, elementi a favore della teoria degli antichi astronauti si rinvengono nell'architettura e nell'arte antica. Esisterebbero numerosi siti archeologici che testimonierebbero il contatto tra la specie umana e visitatori extraterrestri, alcuni dei quali costruiti con tale perizia da suggerire l'uso di tecnologie aliene. Gli ufologi, e in particolare i clipeologi, citano tra gli altri Giza, Baalbek, Yonaguni, le Linee di Nazca, i monoliti di Stonehenge, oltre a incisioni rupestri e statuette rinvenute nelle Americhe, nelle isole del Pacifico, in Australia, in aree europee come la Scozia e in zone alpine, quali il Musinè o la Valcamonica. Le popolazioni umane primitive avrebbero visto le forme di vita aliene come "angeli", "spiriti", "dei" o "semidei".
Inoltre i teorici degli antichi astronauti interpretano vari brani dell'antica letteratura sumera e alcuni testi sacri prodotti da antiche civiltà del pianeta come possibili resoconti di un contatto a livello planetario. In particolare sono spesso citati l'Epopea di Gilgameš, il Rāmāyaṇa, dove si parla di carri volanti chiamati Vimana, e alcuni libri della Bibbia, come il Libro di Ezechiele in cui è descritta la visione di un "carro di fuoco".

Critiche

La teoria degli antichi astronauti non è sostenuta da alcuna prova riconosciuta dalla comunità scientifica.
I riferimenti in testi epici sono interpretati dalla scienza ufficiale come elementi mitologici o metafore poetiche; quelli in testi religiosi come visioni mistiche o allegorie. I ritrovamenti archeologici portati a sostegno della teoria degli antichi astronauti, descritti dai suoi fautori spesso come "misteriosi" o "senza spiegazione", trovano una spiegazione scientifica senza bisogno di ricorrere agli alieni.
Alan F. Alford, autore di Gods of the New Millennium (1996), era un aderente della teoria degli antichi astronauti. Molto del suo lavoro si basa sulle teorie di Sitchin. Egli tuttavia, dopo un'analisi più approfondita, trova ora fallace la teoria di Sitchin: "Sono ormai saldamente del parere che queste divinità personificavano la caduta del cielo, in altre parole, la discesa degli dèi era una resa poetica del mito del cataclisma che era al centro di antiche religioni del Vicino Oriente."
La comunità cristiana creazionista è a sua volta assai critica su molte delle teorie degli antichi astronauti: lo scrittore creazionista della "giovane Terra" Clifford A. Wilson ha pubblicato nel 1972 Crash Go the Chariots, in cui ha tentato di screditare tutte le indicazioni fornite nel libro di von Däniken Gli extraterrestri torneranno (Chariots of the Gods).
In un articolo pubblicato nel 2004 sulla rivista Skeptic Jason Colavito sostiene che von Däniken avrebbe plagiato molti dei concetti presenti nel libro Il mattino dei maghi; sostiene inoltre che questo libro, a sua volta, è stato fortemente influenzato dai Miti di Cthulhu e che il nucleo della teoria degli antichi astronauti ha origine nei racconti di H. P. Lovecraft Il richiamo di Cthulhu e Alle montagne della follia.

Ancient Astronaut Society

L'Ancient Astronaut Society è una società fondata il 14 settembre 1973 dall'avvocato Gene Philips con l'obiettivo di coordinare tutte le ricerche che si svolgono nell'ambito della teoria degli antichi astronauti, cercando di dimostrare l'esistenza di un primo contatto tra alieni scesi da navi spaziali e uomini avvenuto migliaia di anni fa. Ogni anno la Società organizza almeno un congresso a cui partecipano ufologi e scienziati da tutto il mondo. Il primo si è svolto a Chicago dal 26 al 28 aprile 1974.
L'AAS pubblica il bollettino Ancient Skies.






giovedì 22 aprile 2021

Il santo Graal

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Il santo Graal (The Holy Blood and The Holy Grail nell'originale inglese), è un controverso saggio scritto da Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln.
Il libro venne pubblicato per la prima volta nel 1982 da Jonathan Cape a Londra, come seguito non ufficiale dei tre documentari della BBC TV, facenti parte della serie Chronicle. Il seguito del libro, L'eredità messianica ("The Messianic Legacy"), fu pubblicato nel 1987. Il lavoro originale fu ripubblicato in edizione rilegata ed illustrata nel 2005. Uno dei libri, secondo gli autori, che influenzò il progetto fu L'Or de Rennes ("L'oro di Rennes", poi ripubblicato come Le Trésor Maudit, "Il tesoro maledetto"), un libro del 1967 scritto da Gérard de Sède, con la collaborazione di Pierre Plantard.
In questo libro, gli autori avanzarono l'ipotesi che il Gesù storico sposò Maria Maddalena, ebbe uno o più figli, e che quei figli o i loro discendenti emigrarono in quella che è oggi la Francia meridionale. Ivi giunti, essi si sposarono con membri di famiglie nobili che sarebbero divenute infine la dinastia Merovingia, le cui rivendicazioni speciali al trono di Francia vengono sostenute da una società segreta chiamata Priorato di Sion.
In realtà già nel XII secolo il monaco Pièrre des Vaux-de-Cernay, riferendosi ai Catari, cristiani gnostici che vivevano nel Sud della Francia, scriveva: "Gli eretici dichiaravano che Santa Maria Maddalena era la concubina di Gesù Cristo"
L'ipotesi della linea di sangue di Gesù secondo la quale il Gesù storico avrebbe sposato Maria Maddalena e avuto una figlia da lei venne portata alla ribalta da Donovan Joyce nel suo libro del 1973 The Jesus Scroll.
In un libro del 1977, Jesus died in Kashmir: Jesus, Moses and the ten lost tribes of Israel, Andreas Faber-Kaiser esaminò la leggenda secondo cui Gesù incontrò una donna del Kashmir, la sposò ed ebbe da lei diversi figli. L'autore intervistò anche il fu Basharat Saleem il quale dichiarava di essere un discendente kashmiro di Gesù.
Michael Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln affermarono:
«Il significato simbolico di Gesù è che egli è Dio esposto allo spettro delle esperienze umane - esposto alla conoscenza di prima mano di ciò che comporta essere un uomo. Ma poteva Dio, incarnato in Gesù, veramente dichiarare di essere un uomo, per comprendere lo spettro dell'esistenza umana, senza arrivare a conoscere due delle sfaccettature più basilari, più elementari della condizione umana? Poteva Dio dichiarare di conoscere la totalità dell'esistenza umana senza confrontarsi con due degli aspetti fondamentali dell'umanità come la sessualità e la paternità? Noi pensiamo di no. Di fatto, noi non pensiamo che L'Incarnazione simbolizzi veramente ciò che essa intende simbolizzare a meno che Gesù fosse sposato e avesse avuto dei figli. Il Gesù dei Vangeli, e della Cristianità istituita, è in fin dei conti incompleto - un Dio la cui incarnazione come uomo è soltanto parziale. Il Gesù che è emerso dalla nostra ricerca gode, secondo la nostra opinione, di un diritto molto più valido di quello che la Cristianità avrebbe voluto che lui fosse.»
La divulgazione del dibattuto contenuto del cosiddetto Vangelo della moglie di Gesù, avvenuta a Roma nel settembre del 2012, ha riportato alla ribalta il tema della relazione tra Gesù e Maria Maddalena. Il Vangelo della moglie di Gesù è un piccolo frammento di un antico papiro che riporta un brano in lingua copta che include le parole: "Gesù ha detto loro: 'mia moglie ...' ". Il frammento è una copia del IV secolo di ciò che si pensa essere "un vangelo scritto in greco, probabilmente nella seconda metà del II secolo."
Un bestseller internazionale fin dalla sua prima uscita, Il Santo Graal suscitò l'interesse verso un certo numero di idee correlate alla sua tesi principale. La risposta da parte degli storici e dagli studiosi professionisti nelle materie correlate fu universalmente negativa. Essi sostennero che la massa di affermazioni, antichi misteri, e teorie cospirative presentate come fatti reali sono pseudostorici. Ciononostante, queste idee furono considerate sufficientemente blasfeme perché il libro venisse bandito in alcuni paesi cattolici come le Filippine.
In una recensione al libro per The Observer, il critico letterario Anthony Burgess scrisse: "È tipico della mia anima non rigenerabile il fatto che io veda questo come un tema meraviglioso per un romanzo." Ventun'anni dopo, il tema de Il Santo Graal sarebbe stato romanzato con successo da Dan Brown nel suo romanzo del 2003 Il codice da Vinci, usando perfino i cognomi di Richard Leigh e Michael Baigent per il personaggio Leigh Teabing (il cui cognome è l'anagramma di Baigent). I tre autori querelarono Brown per plagio ma persero la causa.
Prima edizione italiana: Mondadori, Milano, 1982.

Background

Dopo aver letto Le Trésor Maudit, Henry Lincoln convinse la BBC Two, produttrice del programma televisivo storico-archeologico "Chronicle" a realizzare una serie di documentari che divennero molto popolari generando migliaia di risposte. Lincoln fuse le sue forze con quelle di Michael Baigent e Richard Leigh per ulteriori ricerche. Ciò portò questi autori a scoprire gli pseudostorici Dossiers segreti custoditi nella Bibliothèque nationale de France, i quali, benché sostenessero di descrivere centinaia di anni di storia medievale, in realtà erano stati vergati da Pierre Plantard e Philippe de Chérisey sotto lo pseudonimo di "Philippe Toscan du Plantier". Ignari del fatto che i documenti fossero falsi, Baigent, Leigh, e Lincoln li utilizzarono come fonte principale per il loro libro del 1982 Il Sacro Graal.
Paragonandosi ai reporter che avevano svelato lo scandalo Watergate, gli autori sostengono che soltanto attraverso una "sintesi speculativa è possibile discernere la sottostante continuità, la trama unificata e coerente che conduce al cuore di ogni problema storico." Per fare ciò, è necessario comprendere che "non è sufficiente limitarsi esclusivamente ai fatti reali."
Ne Il Santo Graal, Baigent, Leigh, e Lincoln presentarono i seguenti miti come fatti a sostegno delle loro ipotesi:
  • esiste una società segreta nota come Priorato di Sion, che ha una lunga storia risalente al 1099, e ha avuto una lunga serie di illustri Gran Maestri compresi Leonardo da Vinci, Victor Hugo e Jean Cocteau;
  • essa fondò i Cavalieri templari come suo braccio militare e finanziario;
  • essa ha il compito di installare la dinastia Merovingia, che governò i Franchi dal 457 al 751, sul trono di Francia e del resto d'Europa.
Gli autori reinterpretarono i Dossiers segreti alla luce del loro interesse a sminuire la lettura istituzionale della Chiesa Cattolica Romana della storia Giudeo-Cristiana. Contrariamente alle tesi iniziali franco-israelite di Plantard, secondo cui i merovingi discendevano soltanto dalla tribù di Beniamino gli autori sostengono che:
  • il Priorato di Sion protegge gli appartenenti alla dinastia Merovingia perché essi possono essere i discendenti del Gesù storico e della sua ipotetica moglie, Maria Maddalena, fatti risalire al Re Davide; e
  • la Chiesa ha cercato di eliminare i membri sopravviventi della dinastia e il loro supposti guardiani, i Catari e i Cavalieri templari, in modo che i papi potessero mantenere la cattedra episcopale attraverso la successione apostolica di San Pietro senza timore che esso venisse usurpato da un antipapa proveniente dalla successione ereditaria di Maria Maddalena.
Gli autori pertanto conclusero che gli scopi moderni del Priorato di Sion sono:
  • la rivelazione pubblica del Santo Graal - un segreto legato al tesoro perduto del Tempio di Gerusalemme - che faciliterebbe il ripristino della dinastia merovingia in Francia;
  • l'instaurazione di "Stati Uniti d'Europa" teocratici, come un intreccio di monarchie popolari, che re-istituzionalizzerebbero la cavalleria, e sarebbero unificate politicamente e religiosamente attraverso il culto imperiale di un re sacro merovingio, che occupi sia il trono d'Europa che la Santa Sede;
  • il trasferimento del governo dell'Europa e della sua sfera d'influenza al Priorato di Sion attraverso un parlamento federale.
Gli autori incorporarono altresì nel loro libro un trattatello antisemitico e anti-Massonico noto come Protocolli dei Savi di Sion, concludendo che esso si riferiva effettivamente alle attività del Priorato di Sion. Essi lo presentarono come la più persuasiva prova dell'esistenza e delle attività del Priorato affermando che:
  • il testo originale su cui la versione pubblicata dei Protocolli degli Anziani di Sion si basava non aveva nulla a che fare con la cospirazione sionista. Esso originava da una struttura massonica appartenente al Rito della Stretta Osservanza, che incorporava la parola "Sion" nel suo nome;
  • dopo un fallito tentativo di guadagnarsi l'influenza alla corte dello Zar Nicola II di Russia, Sergei Nilus modificò il testo originale per forgiare un trattatello infiammatorio nel 1903 allo scopi di screditare la cricca esoterica che gravitava intorno a Papus implicando che essi fossero cospiratori giudaico-massonici;
  • alcuni elementi Cristiani esoterici nel testo originale furono ignorati da Nilus e quindi rimasero immutati nella frottola antisemitica che lui aveva pubblicato.

Critica

Umberto Eco, nella rubrica La bustina di Minerva, ne «L'Espresso» del 23 agosto 2001, p. 166., elencando i libri che raccontano panzane sui Templari, indicava Il santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln come "il modello di fantastoria più sfacciato", affermando riguardo agli autori che "la loro malafede è così evidente che il lettore vaccinato può divertirsi come se facesse un gioco di ruolo."

mercoledì 21 aprile 2021

Pixie (folletto)

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Etimologia ed origine

L'origine del nome pixie è incerta. Alcuni pensano provenga dal dialettale svedese pyske, ovvero piccola fata; altri non concordano con questa tesi, sostenendo che data l'origine cornovalese della parola piskie, questo è probabilmente di derivazione celtica, anche se non è stato individuato l'esatto termine dal quale pixie dovrebbe derivare.
Sebbene sembra fossero presenti nella mitologia fin da prima dell'arrivo del Cristianesimo in Gran Bretagna, i pixie entrarono in questa religione con la spiegazione che erano le anime di bambini morti prima di essere battezzati.
Nel 1869 alcuni suggerirono che il nome pixie fosse una reminiscenza razzista delle tribù pitte, che usavano dipingere/tatuarsi di blu, una caratteristica spesso attribuita anche ai pixie. Sebbene questa idea sia talvolta ripresa da scrittori contemporanei, non ci sono connessioni certe e la derivazione etimologica è incerta.
Alcuni ricercatori del diciannovesimo secolo hanno elaborato altre ipotesi sulla derivazione del nome, o connesso il termine a Puck, una creatura mitologica a volte descritta come una fata, ma il nome Puck è anch'esso di origine incerta.
Fino all'avvento di racconti moderni, il mito del pixie era localizzato in Bretagna. Alcuni hanno notato alcune rassomiglianze alle "fate nordiche", le fae germaniche o scandinave, ma i pixie sono distinte da queste dai miti e dalle storie del Devon e della Cornovaglia.

Sud-Ovest Inghilterra

Prima della metà del diciannovesimo secolo, pixie e fate erano tenute in gran considerazione in Devon e Cornovaglia. I libri dedicati alle credenze locali dei contadini sono pieni di incidenti dovuti a manifestazioni di pixie. Alcune località devono il loro nome al mito dei pixie: ad esempio in Devon, vicino a Challacombe, un gruppo di rocce deve il suo nome alla credenza che i pixie abitino lì vicino. In alcune aree la credenza che pixie e fate siano creature reali è ancora presente.
Nelle leggende provenienti da Dartmoor si dice che i pixie si camuffino da mucchi di stracci per adescare i bambini. I pixies di Dartmoor sono amanti della musica e del ballo e amano cavalcare i puledri del paese. Questi pixie sono generalmente amichevoli e aiutano gli esseri umani, a volte aiutando vedove bisognose o altre nei lavori domestici. Comunque non sono totalmente benigni, in quanto hanno anche la reputazione di portare i viandanti fuori strada (e così il viandante diviene "pixy-led", ovvero "guidato da un pixie", l'unico rimedio per il quale consiste nell'indossare al contrario, con l'interno all'esterno, il proprio cappotto).
La regina dei pixie della Cornovaglia pare sia Joan the Wad ("Giovanna la Torcia"), considerata molto fortunata. Nel Devon, i pixie sono considerati "così piccoli da essere invisibili e innocui o amichevoli per l'uomo".
In alcune leggende e resoconti storici sono descritti con una statura quasi pari a quella di un umano. Per esempio, un membro della famiglia Elford a Tavistock, Devon, si nascose dalle truppe di Cromwell nella casa di un pixie. Nonostante l'entrata sia rimpicciolita col passare del tempo, la casa pixie, una caverna di formazione naturale sullo Sheep Tor, è ancora accessibile.
Si dice anche che a Buckland St. Mary, nel Somerset, i pixie abbiano combattuto contro le fate: e proprio per aver vinto ancora oggi visitano l'area, mentre le fate si dice se ne andarono per sempre dopo la loro sconfitta.
Fin dai primi anni del diciannovesimo secolo i loro contatti con gli umani sono diminuiti. Nel libro del 1824 Cornwall di Samuel Drew, troviamo questa osservazione: "L'era dei pixie, come fu quella della cavalleria, è finita. Al giorno d'oggi non ci sono molte case che si dica siano visitate da questi. Persino i campi e le strade che prima frequentavano spesso sembra siano state dimenticate. La loro musica può essere udita molto raramente."

Giornata dei Pixie

La celebrazione della Giornata dei Pixie (Pixie Day) è una vecchia tradizione che ha luogo ogni anno in giugno nella città di Ottery St. Mary, nell'East Devon. La festa si basa su una leggenda secondo la quale i pixie furono banditi dalla città a una grotta là vicino, conosciuta come 'Salone dei Pixie' (Pixie's Parlour).
La leggenda risale ai primi anni del Cristianesimo, quando il vescovo locale, avendo deciso di far costruire una chiesa a Ottery St. Mary, ordinò un set di campane dal Galles e dispose che gli strumenti musicali fossero scortati da monaci durante l'intero tragitto. Venendo a conoscenza di questa cosa, i pixie si preoccuparono molto, sapendo che le campane, una volta installate, avrebbero battuto le ultime ore del loro dominio su quelle terre. Così gettarono un incantesimo sui monaci, indirizzandoli dalla strada per Otteri a quella che portava alle scogliere di Sidmouth. Proprio quando i monaci stavano per cadere nel mare, uno dei monaci sbatté l'alluce su una roccia, ed esclamò "Dio benedica la mia anima": fu questa invocazione a rompere l'incantesimo. Le campane furono portate a Otteri e montate. In ogni caso, l'incantesimo dei pixie non fu rotto del tutto; ogni anno in un giorno di Giugno i pixie escono allo scoperto e portano le campane nella loro caverna, da dove devono essere prese dal Vicario di Ottery St. Mary. Questa leggenda è re-inscenata ogni anno dai gruppi di Lupetti e Coccinelle del paese, con una speciale ricostruzione del 'Salone dei Pixie' nella piazza del paese, mentre la vera grotta è situata lungo le rive del Fiume Otter.

Caratteristiche

I pixie sono stati descritti in molti modi diversi sia nel folklore che nei racconti.
Si dice che i pixie siano incredibilmente belli, nonostante ve ne siano alcuni che hanno apparenze strane e distorte; una specie di pixie pare abbia il carattere di un puledro, un'altra alcune caratteristiche in comune con le capre. Il modesto pixie è una creatura incompresa: spesso confusa con fate, spiriti o altre creature, è in realtà da queste molto differente. Gran parte di questa confusione può essere imputata alla Disney, che usa indifferentemente i termine 'pixie' e 'fata'. Anche Anna Eliza Bray ipotizzò che pixie e fate erano specie distinte. A parte le specie più elevate di pixie, la maggior parte può essere descritta come secca e ossuta, il cui sesso a volte è impossibile da distinguere. Il loro viso ha forma di cuore, o molto spigoloso, il loro corpo è descritto da linee dritte e hanno una corporatura tozza, specialmente quelli più affini agli alberi e alla terra, mentre i pixie dell'aria o dell'acqua paiono fragili e più effimeri. Hanno dimensioni piuttosto varie, da alcuni centimetri per gli abitanti degli alberi fino a raggiungere l'altezza di un bambino.
I pixie sono spesso poco vestiti o completamente nudi. Nel 1890, William Crossing annotò la preferenza dei pixie per parti di abiti eleganti: "Difatti, pare esista fra di loro una specie di debolezza per gli ornamenti e un pezzo di fiocco pare sia... altamente valutato da loro". ("Indeed, a sort of weakness for finery exists among them, and a piece of ribbon appears to be ... highly prized by them.") La mancanza di gusto estetico è stata presa da Rachael de Vienne, un moderno scrittore del genere fantastico, per indicare che i pixie vanno generalmente in giro nudi, sebbene capiscano l'umano bisogno di coprirsi. Nel libro di de Vienne, la protagonista, una bambina pixie, si diverte a giocare con dei fiocchi fatti da lei con la camicia del padre.
Si dice anche che alcuni pixie rubino i bambini o che portino i viaggiatori fuori strada. Queste usanze pare in origine fossero riferite alle fate e non ai pixie; nel 1850, Thomas Keightley osservò che la maggior parte della mitologia pixie potrebbe essere stata originata dai miti sulle fate. Si dice anche che i pixie ricompensino chi si cura di loro e puniscano chi si comporta male, tesi per la quale Keightley fa degli esempi. Inoltre, con la loro presenza portano benedizione su chi è affezionato a loro.
I pixie praticano l'equitazione per divertimento e annodano le criniere in grovigli inestricabili. Hanno fama di "grandi esploratori, conoscono le grotte dell'oceano, le fonti delle correnti e le insenature delle terre".
Alcuni credono che i pixie abbiano origine umana, o che "facciano parte della natura umana", al contrario delle fate la cui mitologia fa risalire a forze immateriali e spiriti maligni. In alcune discussioni i pixie sono presentati con creature senza ali e simili ai pigmei, anche se questa è probabilmente una recente aggiunta alla mitologia "classica".
Uno studente inglese prese il mito dei pixie abbastanza sul serio da affermare che "i pixie sono certamente una razza più piccola, e, dalla grande cupezza delle storie a loro proposito, credo che siano anche una razza più antica.

Interpretazioni letterarie

Molti poeti dell'epoca vittoriana concepivano i pixie come creature magiche. Un esempio è Samuel Minturn Peck: nel suo poema The Pixies, scrive:
‘Tis said their forms are tiny, yet
All human ills they can subdue,
Or with a wand or amulet
Can win a maiden's heart for you;
And many a blessing know to stew
To make to wedlock bright;
Give honour to the dainty crew,
The Pixies are abroad tonight.
La poetessa inglese del tardo novecento Nora Chesson raccoglie la mitologia pixie abbastanza bene nel poema intitolato The Pixies, dove riassume le speculazione e i miti sui pixie in versi:
Have e'er you seen the Pixies, the fold not blest or banned?
They walk upon the waters; they sail upon the land,
They make the green grass greener where'er their footsteps fall,
The wildest hind in the forest comes at their call.
They steal from bolted linneys, they milk the key at grass,
The maids are kissed a-milking, and no one hears them pass.
They flit from byre to stable and ride unbroken foals,
They seek out human lovers to win them souls.
The Pixies know no sorrow, the Pixies feel no fear,
They take no care for harvest or seedtime of the year;
Age lays no finger on them, the reaper time goes by
The Pixies, they who change not, grow old or die.
The Pixies though they love us, behold us pass away,
And are not sad for flowers they gathered yesterday,
To-day has crimson foxglove.
If purple hose-in-hose withered last night
To-morrow will have its rose.
Chesson accenna a tutte le caratteristiche basilari, includendo anche le più moderne. I pixie sono esseri "a metà", non maledetti da Dio o benedetti. Loro fanno l'imprevedibile, benedicono il territorio e sono creature della foresta che altre creature selvagge trovano affascinanti e che non spaventano. Amano gli umani, prendendone alcuni per compagni e sono quasi immortali; sono alati e volano di posto in posto.
La tradizione della "Giornata dei Pixie" nella città natale di Samuel Taylor Coleridge., Ottery St Mary, ispirò il suo poema Song of the Pixies.
La scrittrice dell'epoca vittoriana Mary Elizabeth Whitcombe divide i pixie in tribù a seconda di personalità e scopi.
Nella scrittura moderna, l'autrice fantasy Rachael de Vienne è fedele alla mitologia pixie, intrecciando numerosi elementi di questa nei suoi lavori. Altri scrittori fanno un tributo ai pixie utilizzandone il nome, sebbene spesso si distacchino dalla mitologia stessa.

In epoca moderna

Animazione

Nel film Disney, Le avventure di Peter Pan, Campanellino è descritta come una pixie, sebbene, nel racconto di J.M.Barrie su cui si basa il film, sia in realtà una fata. Nelle versioni Disney lei usa sempre la "polvere di pixie" anziché la polvere di fata presente nel racconto. Nel racconto originale di Barrie, Campanellino è tradizionalmente presentata come un puntino luminoso volante emesso da lontano. La Disney continua ad usare i termini "pixie" e "fata" in modo intercambiabile per Campanellino, e spin-off associati. In Due Fantagenitori, i pixie (tradotti nella serie come folletti), sono ottusi, indossano dei completi grigi, parlano con voce monotona, indossano cappelli a punta e, a differenza delle fate, trattano la magia come un affare e al posto delle bacchette magiche usano dei telefoni cellulari.

Curiosità

Un piccolo ma altamente ingegnoso transricettore QRP è stato chiamato Pixie in loro onore.




martedì 20 aprile 2021

Pirausta

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«Sia ne la fiamma avventuroso il core
come Pirausta entr’à fornace ardente;
che nel foco non pur non langue, ò muore,
ma da l’incendio suo tragge diletto,
e divien ne l’ardor viè più possente.»
(Isabella Andreini, Rime, Sonetto LXXXVII, vv. 10-14)



La pirausta (anche al maschile: il pirausta; dal latino pyrausta o pyraustes, che sono dal greco πυραύστης, composto di πῦρ, pŷr, "fuoco" e αὔω, aúō, "accendere"), chiamata anche pirali, piralide o pirallide (latino pyrallis) o pirigone (latino pyrigon), è una creatura leggendaria, descritta da vari autori dell'antichità e dell'era moderna. Le descrizioni, pur centrate tutte sulla preminenza del fuoco, divergono: la tradizione più diffusa vuole che la pirausta sia un insetto poco più grande di una mosca, che nel fuoco nasce e si sviluppa, osservato originariamente nelle fonderie del rame di Cipro; una posizione minore, più modestamente, le attribuisce invece i caratteri tipici di una falena: l'attrazione per le fiamme e la conseguente morte per combustione.

Riferimenti storici

Nell'antichità

Eschilo

Una delle apparizioni più antiche del termine si trova nell'opera del celebre tragediografo greco Eschilo, che dedica alla pirausta un intenso trimetro:
(GRC)
«δέδοικα μωρὸν κάρτα πυραύστου μόρον.»
(IT)
«grandemente pavento il folle fato della pirausta.»
La creatura sembra qui essere una comune falena, che, attratta dal bagliore della fiamma, vi vola incontro fino a bruciare viva. Il verso di Eschilo è ripreso da autori successivi (vedi infra), tra cui Eliano e Aldrovandi.

Aristotele

Nel libro V della sua Storia degli animali, nel considerare le modalità e i luoghi della riproduzione degli insetti, Aristotele parla di un insetto poco più grande di un moscone, dotato di zampe e ali, che si genera e vive nel fuoco. Il fuoco, distruttivo per le altre forme di vita, è essenziale per questa piccola creatura: se infatti la si rimuove dalle fiamme, essa spira.
(GRC)
«Ἐν δὲ Κύπρῳ, οὗ ἡ χαλκῖτις λίθος καίεται, ἐπὶ πολλὰς ἡμέρας ἐμβαλλόντων, ἐνταῦθα γίνεται θηρία ἐν τῷ πυρί, τῶν μεγάλων μυιῶν μικρόν τι μείζονα, ὑπόπτερα, ἃ διὰ τοῦ πυρὸς πηδᾷ καὶ βαδίζει. Ἀποθνήσκουσι δὲ καὶ οἱ σκώληκες καὶ ταῦτα χωριζόμενα τὰ μὲν τοῦ πυρός, οἱ δὲ τῆς χιόνος. Ὅτι δ´ ἐνδέχεται καὶ μὴ καίεσθαι συστάσεις τινὰς ζῴων, ἡ σαλαμάνδρα ποιεῖ φανερόν· αὕτη γάρ, ὡς φασί, διὰ τοῦ πυρὸς βαδίζουσα κατασβέννυσι τὸ πῦρ. »
(IT)
«A Cipro, nei luoghi dove fondono il minerale di rame, con mucchi del minerale accumulati giorno dopo giorno, un animale è generato nel fuoco, poco più grande di un moscone, dotato di ali, capace di saltare o zampettare nelle fiamme. E i bruchi [di cui si era parlato prima] e questi altri animali periscono quando si tolgono i primi dalla neve e i secondi dal fuoco. Ora, la salamandra è un chiaro indizio in proposito, per mostrarci che esistono animali che il fuoco non può distruggere; perché questa creatura, così si dice, non solo cammina nel fuoco ma, nel farlo, lo spegne. »
(Aristotele, Storia degli animali, libro V)

Seneca

Lucio Anneo Seneca, nelle sue Quaestiones Naturales, potrebbe dare l'impressione che tali creature siano generate dal fuoco; Aristotele tuttavia dice chiaramente ἐν τῷ πυρί, "nel fuoco", e non ἐκ τοῦ πυράς, "dal fuoco". Seneca, ragionando sulla nascita degli esseri viventi dai diversi elementi, dichiara di sfuggita:
(LA)
«[...] est ergo aliquid in aqua vitale.
De aqua dico? Ignis, qui omma consumit, quaedam creat et, quod videri non potest simile veri, tamen verum est, animalia igne generari.»
(IT)
«[...] c'è dunque nell'acqua un elemento vitale.
Nell'acqua, ho detto? Il fuoco, che tutto consuma, crea anche, e – il che non sembra vero, eppure lo è – vi sono animali generati dal fuoco.»
(Lucio Anneo Seneca, Questiones naturales, libro V, 5,2-6,1)

Plinio il vecchio

Plinio il vecchio riprende Aristotele nella sua Storia naturale, aggiungendo alcuni dettagli: la piralide è dotata di quattro zampe e le sue ali sono atte al volo:
(LA)
«Gignit aliqua et contrarium naturae elementum. Siquidem in Cypri aerariis fornacibus et medio igni maioris muscae magnitudinis volat pinnatum quadrupes; appellatur pyrallis, a quibusdam pyrotocon. Quamdiu est in igni, vivit; cum evasit longiore paulo volatu, emoritur.»
(IT)
«Alcune creature sono generate anche dall'elemento naturale contrario. Infatti nelle fonderie del rame di Cipro anche nel mezzo delle fiamme vola una creatura con le ali e quattro zampe, della taglia di una grossa mosca; è chiamata piralide, o pyrotocon da altri. Finché rimane nel fuoco essa vive; ma, quando lo lascia con un volo piuttosto lungo, muore.»
(Plinio il vecchio, Storia naturale, libro XI, 42)

Eliano

Claudio Eliano, nel suo De animalium natura, parla della pirausta e della pirigone in due passi diversi. Le due creature tuttavia non coincidono, e anzi presentano caratteri opposti. Il primo è il passo della pirigone:
(LA)
«In montibus, terra, marique nasci animalia nihil mirum; nam materia, et nutrimentum, et natura horum causa est. Ex igne vero generatos volucres exsistere nuncupatos Pyrigonos, et in eo ipso igne vivere et ali, hucque et illuc volare, hoc admirandum est. Illud item admirationem excitat, cum ex igne nutricio egrediuntur, et frigidum coelum attingunt, statim exeunt e vita. Quae autem causa sit, igne ut nascantur, contraque aere extinguantur, aliis dicendum relinquo.»
(IT)
«Non è una grande meraviglia che gli esseri viventi nascano sulle montagne, in terra e nei mari, giacché le cause sono la materia, il cibo e la natura. Ma è stupefacente che dal fuoco sorgano creature che gli uomini chiamano pirigoni, e che queste vi vivano e vi prosperino, volando avanti e indietro in esso. E, il che è la cosa più straordinaria, quando queste creature rimangono al di fuori dell'area del calore cui sono abituate, e respirano aria fredda, muoiono di colpo. Il perché queste nascano nel fuoco e muoiano nell'aria lascio che siano altri a spiegarlo.»
(Claudio Eliano, De animalium natura, libro II, 2)


Troviamo la pirausta più avanti, nel libro XII. Qui Eliano descrive una creatura del tutto differente dalla prima e simile a una comune falena, che risulta attratta dalle fiamme e ne è uccisa.
(LA)
«Pyrausta animal est, quod igitur fulgore gaudet; et ad lucernas advolat, cum flamma maxime viget, atque inde se aliquid adepturum putat: magno autem impetu in eam illapsus comburitur.»
(IT)
«La pirausta è una creatura che gode del fulgore del fuoco; e vola verso le lampade che ardono con la fiamma più intensa, e poi ci finisce dentro per la propria irruenza, e vi brucia a morte.»
(Claudio Eliano, De animalium natura, libro XII, 8)



A chiusura di questo passo Eliano cita il passo di Eschilo di cui sopra. Alcuni traduttori hanno voluto identificare questa seconda creatura con la tarma minore della cera.

Nel rinascimento

Erasmo da Rotterdam

Erasmo da Rotterdam dedica alla pirausta un paragrafo dei suoi Adagi.

Aldrovandi

Ulisse Aldrovandi, citando molti autori dell'antichità, parla della pirausta nel suo De animalibus insectis libri septem.

Nel seicento

Alexander Ross

Alexander Ross cita la pirausta in Arcana microsmi per argomentare le proprie tesi contro Thomas Browne:
(EN)
«That some mens bodies have endured the fire without pain and burning, is not more strange then true; which may be done three manners of ways: [...] 3. The body is made sometimes to resist fire by natural means, as by unguents; [...] The Salamander also liveth sometimes in the fire, though not so long as some have thought. Pyraustæ are gendred in the fire; So Aristotle and Scaliger
(IT)
«Che alcuni corpi abbiano sopportato il fuoco senza soffrire né bruciarsi, non è più strano che vero; la qual cosa può essere fatta in tre diversi modi: [...] 3. Il corpo è reso in quei momenti resistente al fuoco per vie naturali, come per mezzo di unguenti; [...] Anche la salamandra vive a volte nel fuoco, per quanto non a lungo come taluni hanno creduto. Le pirauste si generano nel fuoco; così [dicono] Aristotele e Scaligero.»
(Alexander Ross, Arcana Microcosmi, libro II, capitolo 1, 1)


Influenza culturale

Letteratura italiana

La pirausta, in entrambe le sue caratterizzazioni, ricorre nell'uso poetico e letterario italiano, in particolare nel periodo barocco. Nel linguaggio mistico, la pirausta è spesso immagine dell'anima che anela all'Empireo o vi è immersa.
Tra gli autori che parlano della pirausta come creatura che vive nel fuoco sono Isabella Andreini nel suo Sonetto LXXXVII, Giovan Battista Marino nel poema L'Adone, Giovanni Battista Andreini ne L'olivastro, overo il poeta sfortunato, Francesco Fulvio Frugoni ne Il cane di Diogene, Annibale Marchetti in Iddio rintracciato per le sue orme, Giovanni Rho in Della Santissima Eucaristia, Tommaso Campanella in Del senso delle cose.
La pirausta è invece nominata come creatura attratta e uccisa dalle fiamme da Giacinto Maria Anti.

Descrizioni moderne

Lo zoologo Karl Shuker, nel suo Draghi: una storia naturale, fornisce una descrizione più dettagliata della piralide:
«Questo eccezionale animale, non più grande di una grossa mosca, somigliava a un insetto con quattro zampe, corpo di colore bronzo brunito e ali dorate. La testa, però, era quella di un drago.»
L'autore tuttavia non precisa da quale fonte siano tratte queste informazioni.




lunedì 19 aprile 2021

Pensiero magico

 



Il pensiero magico, o pensiero superstizioso, è la convinzione che eventi non correlati siano causalmente connessi nonostante l'assenza di qualsiasi legame causale plausibile tra di loro, in particolare come risultato di effetti soprannaturali. Gli esempi includono l'idea che i pensieri personali possono influenzare il mondo esterno senza agire su di essi, o che gli oggetti devono essere collegati in modo causale se si assomigliano o sono entrati in contatto l'uno con l'altro in passato. Il pensiero magico è un tipo di pensiero fallace ed è una fonte comune di inferenze causali non valide. A differenza del confusione di correlazione con causalità , il pensiero magico non richiede che gli eventi siano correlati.

La definizione precisa del pensiero magico può variare leggermente se usata da diversi teorici o tra diversi campi di studio. In antropologia (la prima ricerca), la causalità postulata è tra rito religioso , preghiera , sacrificio o osservanza di un tabù e un beneficio o una ricompensa attesi. Ricerche successive indicano che il pensiero magico è comune anche nelle società moderne.

In psicologia , il pensiero magico è la convinzione che i propri pensieri da soli possano produrre effetti nel mondo o che pensare qualcosa corrisponda al farlo. Queste convinzioni possono indurre una persona a provare una paura irrazionale di compiere determinati atti o avere determinati pensieri a causa di una presunta correlazione tra il farlo e la minaccia di calamità.

In psichiatria , il pensiero magico è un disturbo del contenuto del pensiero; qui denota la falsa convinzione che i propri pensieri, azioni o parole causeranno o impediranno una conseguenza specifica in qualche modo che sfida le leggi di causalità comunemente intese.

Nella religione , nella religione popolare e nelle credenze superstiziose , la causalità postulata è tra rito religioso , preghiera , sacrificio o osservanza di un tabù e un beneficio o una ricompensa attesi. Si presume che l'uso di un oggetto o di un rituale fortunato, ad esempio, aumenti la probabilità che uno si esibisca a un livello in modo da poter raggiungere l'obiettivo o il risultato desiderato.

I ricercatori hanno identificato due possibili principi come cause formali dell'attribuzione di false relazioni causali:

  • la contiguità temporale di due eventi

  • "pensiero associativo", l'associazione di entità basata sulla loro somiglianza l'una con l'altra

Eminenti teorici vittoriani identificarono il pensiero associativo (una caratteristica comune dei praticanti di magia) come una forma caratteristica di irrazionalità. Come con tutte le forme di pensiero magico, le nozioni di causalità basate sull'associazione e sulle somiglianze non sono sempre considerate la pratica della magia da parte di un mago. Ad esempio, la dottrina delle firme sosteneva che le somiglianze tra parti di piante e parti del corpo indicavano la loro efficacia nel trattamento delle malattie di quelle parti del corpo e faceva parte della medicina occidentale durante il Medioevo . Questo pensiero basato sull'associazione è un vivido esempio dell'applicazione umana generale dell'euristica della rappresentatività.

Edward Burnett Tylor ha coniato il termine "pensiero associativo", caratterizzandolo come pre-logico, in cui la "follia del mago" sta nel confondere una connessione immaginata con una reale. Il mago crede che gli oggetti collegati tematicamente possano influenzarsi a vicenda in virtù della loro somiglianza. Ad esempio, nel racconto di EE Evans-Pritchard, membri della tribù Azande credo che lo sfregamento dei denti di coccodrillo sulle piante di banano possa invocare un raccolto fruttuoso. Poiché i denti di coccodrillo sono curvi (come le banane) e ricrescono se cadono, gli Azande osservano questa somiglianza e vogliono impartire questa capacità di rigenerazione alle loro banane. Per loro lo sfregamento costituisce un mezzo di transfert.

Sir James Frazer (1854-1941) elaborò il principio di Tylor dividendo la magia nelle categorie di magia simpatica e contagiosa . Quest'ultimo si basa sulla legge del contagio o del contatto, in cui due cose che una volta erano collegate mantengono questo legame e hanno la capacità di influenzare i loro oggetti presumibilmente correlati, come danneggiare una persona danneggiando una ciocca dei suoi capelli. La magia simpatica e l' omeopatia operano sulla premessa che "il simile influisce sul simile", o che si possono impartire le caratteristiche di un oggetto a un oggetto simile. Frazer credeva che alcuni individui pensassero che il mondo intero funzioni secondo questi principi mimetici o omeopatici.

In How Natives Think (1925), Lucien Lévy-Bruhl descrive una nozione simile di "rappresentazioni collettive" mistiche. Anche lui vede il pensiero magico come fondamentalmente diverso da uno stile di pensiero occidentale . Afferma che in queste rappresentazioni l'attività mentale delle persone "primitive" è troppo poco differenziata perché sia ​​possibile considerare idee o immagini di oggetti da sole indipendentemente dalle emozioni e dalle passioni che evocano quelle idee o da esse evocate ". Lévy-Bruhl spiega che i nativi commettono l' errore post hoc, ergo propter hoc , in cui le persone osservano che x è seguito da y e concludono che x ha causato y. Crede che questo errore sia istituzionalizzato nella cultura nativa e venga commesso regolarmente e ripetutamente.

Nonostante l'opinione che la magia sia meno che razionale e implichi un concetto inferiore di causalità, in The Savage Mind (1966), Claude Lévi-Strauss ha suggerito che le procedure magiche sono relativamente efficaci nell'esercitare il controllo sull'ambiente. Questa visione ha generato teorie alternative del pensiero magico, come l'approccio simbolico e psicologico, e ha attenuato il contrasto tra il pensiero "colto" e "primitivo": "Il pensiero magico non è meno caratteristico della nostra attività intellettuale mondana di quanto lo sia di Zande pratiche di cura. "

Bronisław Malinowski s' Magia, Scienza e Religione (1954) discute un altro tipo di pensiero magico, in cui le parole ei suoni sono il pensiero di avere la capacità di influenzare direttamente il mondo. Questo tipo di pensiero di realizzazione del desiderio può comportare l'evitamento di parlare di determinati argomenti ("parla del diavolo e apparirà"), l'uso di eufemismi invece di certe parole, o la convinzione che conoscere il " il vero nome "di qualcosa dà potere su di esso, o che certi canti, preghiere o frasi mistiche determineranno cambiamenti fisici nel mondo. Più in generale, è un pensiero magico prendere un simbolo come suo referente o un'analogia per rappresentare un'identità.

Sigmund Freud credeva che il pensiero magico fosse prodotto da fattori di sviluppo cognitivo . Ha descritto i praticanti di magia come proiettare i loro stati mentali sul mondo che li circonda, simile a una fase comune nello sviluppo del bambino. Dall'infanzia alla prima età scolare, i bambini spesso collegano il mondo esterno con la loro coscienza interna, ad esempio "Piove perché sono triste".

Un'altra teoria del pensiero magico è l'approccio simbolico. I principali pensatori di questa categoria, tra cui Stanley J. Tambiah , credono che la magia debba essere espressiva, piuttosto che strumentale. Al contrario del pensiero diretto e mimetico di Frazer, Tambiah afferma che la magia utilizza analogie astratte per esprimere uno stato desiderato, lungo le linee della metonimia o della metafora .

Una questione importante sollevata da questa interpretazione è come i semplici simboli possano esercitare effetti materiali. Una possibile risposta sta nel concetto di " performatività " di John L. Austin , in cui l'atto di dire qualcosa lo rende vero, come in un rito inaugurale o coniugale. Altre teorie propongono che la magia sia efficace perché i simboli sono in grado di influenzare gli stati psicofisici interni. Affermano che l'atto di esprimere una certa ansia o desiderio può essere riparativo in sé.

Secondo le teorie di sollievo e controllo dell'ansia, le persone si rivolgono a credenze magiche quando esiste un senso di incertezza e potenziale pericolo e con scarso accesso alle risposte logiche o scientifiche a tale pericolo. La magia viene utilizzata per ripristinare un senso di controllo sulle circostanze. A sostegno di questa teoria, la ricerca indica che il comportamento superstizioso è invocato più spesso in situazioni di stress elevato, specialmente da persone con un maggiore desiderio di controllo.

Un'altra potenziale ragione per la persistenza dei rituali magici è che i rituali spingono al loro uso creando una sensazione di insicurezza e quindi proponendosi come precauzioni. Boyer e Liénard propongono che nei rituali ossessivo-compulsivi - un possibile modello clinico per certe forme di pensiero magico - l'attenzione si sposti al livello più basso dei gesti, con conseguente abbassamento dell'obiettivo. Ad esempio, un rituale di pulizia ossessivo-compulsivo può enfatizzare eccessivamente l'ordine, la direzione e il numero di salviette utilizzate per pulire la superficie. L'obiettivo diventa meno importante delle azioni utilizzate per raggiungere l'obiettivo, con l'implicazione che i rituali magici possono persistere senza efficacia perché l'intento si perde nell'atto. In alternativa, alcuni casi di "rituali" innocui possono avere effetti positivi nel rafforzare l'intento, come può essere il caso di alcuni esercizi pre-partita nello sport.

Alcuni studiosi ritengono che la magia sia psicologicamente efficace . Citano l' effetto placebo e la malattia psicosomatica come primi esempi di come le nostre funzioni mentali esercitano potere sui nostri corpi. Allo stesso modo, Robin Horton suggerisce che impegnarsi in pratiche magiche che circondano la guarigione può alleviare l'ansia, che potrebbe avere un significativo effetto fisico positivo. In assenza di assistenza sanitaria avanzata, tali effetti giocherebbero un ruolo relativamente importante, contribuendo così a spiegare la persistenza e la popolarità di tali pratiche.

Ariel Glucklich cerca di comprendere la magia da una prospettiva soggettiva, tentando di comprendere la magia a un livello fenomenologico , basato sull'esperienza . Glucklich cerca di descrivere l'atteggiamento che i praticanti magici sentono che chiama "coscienza magica" o "esperienza magica". Spiega che si basa sulla "consapevolezza dell'interrelazione di tutte le cose nel mondo per mezzo di una percezione sensoriale semplice ma raffinata".

Un altro modello fenomenologico è quello di Gilbert Lewis , che sostiene che "l'abitudine è sconsiderata". Crede che coloro che praticano la magia non pensino a una teoria esplicativa dietro le loro azioni più di quanto la persona media cerchi di afferrare il funzionamento farmaceutico dell'aspirina. Quando una persona media prende un'aspirina, non sa come funziona chimicamente il medicinale. Prende la pillola con la premessa che c'è una prova di efficacia. Allo stesso modo, molti che si avvalgono della magia lo fanno senza sentire il bisogno di comprendere una teoria causale dietro di essa.

Robin Horton sostiene che la differenza tra il pensiero dei popoli occidentali e quello dei non occidentali è prevalentemente " idiomatica ". Dice che i membri di entrambe le culture usano lo stesso buon senso pratico e che sia la scienza che la magia sono vie al di là della logica di base con cui le persone formulano teorie per spiegare qualunque cosa accada. Tuttavia, le culture non occidentali usano l'idioma della magia e hanno figure spirituali della comunità, e quindi i non occidentali si rivolgono a pratiche magiche oa uno specialista in quell'idioma. Horton vede la stessa logica e il buon senso in tutte le culture, ma osserva che il loro contrasto è ontologicogli idiomi portano a pratiche culturali che sembrano illogiche agli osservatori la cui cultura ha norme corrispondentemente contrastanti. Spiega: "i motivi per cui un profano accetta i modelli proposti dallo scienziato spesso non sono diversi dal motivo del giovane abitante africano per accettare i modelli proposti da uno dei suoi anziani". In modo simile, Michael F. Brown sostiene che gli Aguaruna del Perù vedono la magia come un tipo di tecnologia, non più soprannaturale dei loro strumenti fisici. Brown dice che gli Aguaruna utilizzano la magia in modo empirico; per esempio, scartano tutte le pietre magiche che hanno trovato inefficaci. Per Brown, come per Horton, il pensiero magico e quello scientifico differiscono solo nel linguaggio. Queste teorie sfumano i confini tra magia, scienza e religione e si concentrano sulle somiglianze nelle pratiche magiche, tecniche e spirituali. Brown scrive anche ironicamente di essere tentato di negare l'esistenza della "magia".

Una teoria della differenza sostanziale è quella della società aperta rispetto a quella chiusa. Horton descrive questo come una delle principali differenze tra il pensiero tradizionale e la scienza occidentale. Suggerisce che la visione scientifica del mondo si distingue da quella magica dal metodo scientifico e dallo scetticismo , che richiedono la falsificabilità di qualsiasi ipotesi scientifica. Egli osserva che per i popoli nativi "non esiste una consapevolezza sviluppata di alternative al corpo stabilito di testi teorici". Osserva che tutte le ulteriori differenze tra il pensiero tradizionale e quello occidentale possono essere comprese come risultato di questo fattore. Dice che poiché non ci sono alternative nelle società basate sul pensiero magico, non è necessario che una teoria sia oggettivamente giudicata valida.

Secondo la teoria dello sviluppo cognitivo di Jean Piaget, il pensiero magico è più importante nei bambini di età compresa tra 2 e 7 anni. A causa degli esami dei bambini in lutto, si dice che durante questa età, i bambini credono fermamente che i loro pensieri personali abbiano una diretta effetto sul resto del mondo. Si ipotizza che le loro menti creeranno una ragione per sentirsi responsabili se sperimentano qualcosa di tragico che non capiscono, ad esempio una morte. Jean Piaget , uno psicologo dello sviluppo , ha elaborato una teoria delle quattro fasi dello sviluppo . I bambini di età compresa tra 2 e 7 anni sarebbero classificati nella sua fase di sviluppo preoperatoria . Durante questa fase i bambini stanno ancora sviluppando il loro uso dipensiero logico . Il pensiero di un bambino è dominato dalla percezione delle caratteristiche fisiche, il che significa che se al bambino viene detto che un animale domestico di famiglia è "andato via" quando è effettivamente morto, allora il bambino avrà difficoltà a comprendere la trasformazione del cane che non c'è più. . Il pensiero magico sarebbe evidente qui, dal momento che il bambino potrebbe credere che l'animale domestico di famiglia se ne sia andato è solo temporaneo. Le loro giovani menti in questa fase non comprendono la finalità della morte e il pensiero magico può colmare il divario.

Si è scoperto che i bambini spesso si sentono responsabili di uno o più eventi che si verificano o sono in grado di invertire un evento semplicemente pensandoci e desiderando un cambiamento: vale a dire il "pensiero magico". La finzione e la fantasia sono parte integrante della vita a questa età e sono spesso usate per spiegare l'inspiegabile.

Secondo Piaget, i bambini all'interno di questa fascia di età sono spesso " egocentrici ", credendo che ciò che provano e sperimentano sia lo stesso dei sentimenti e delle esperienze di tutti gli altri. Anche a questa età, c'è spesso una mancanza di capacità di capire che potrebbero esserci altre spiegazioni per eventi al di fuori del regno delle cose che hanno già compreso. Ciò che accade al di fuori della loro comprensione deve essere spiegato usando ciò che già sanno, a causa dell'incapacità di comprendere appieno concetti astratti.

Il pensiero magico si trova in particolare nelle spiegazioni dei bambini sulle esperienze di morte, che si tratti della morte di un membro della famiglia o di un animale domestico, o della loro stessa malattia o della morte imminente. Queste esperienze sono spesso nuove per un bambino piccolo, che a quel punto non ha esperienza per comprendere le ramificazioni dell'evento. Un bambino può sentirsi responsabile di ciò che è accaduto, semplicemente perché era arrabbiato con la persona che è morta, o forse ha giocato con l'animale troppo brutalmente. Potrebbe anche esserci l'idea che se il bambino lo desidera abbastanza intensamente, o esegue solo l'atto giusto, la persona o l'animale domestico può scegliere di tornare e non essere più morto. Quando si considera la propria malattia o la morte imminente, alcuni bambini potrebbero sentirsi puniti per aver fatto qualcosa di sbagliato o per non aver fatto qualcosa che avrebbero dovuto, e quindi si sono ammalati. Se le idee di un bambino su un evento sono errate a causa del suo pensiero magico, c'è la possibilità che le conclusioni che il bambino fa possano sfociare in credenze e comportamenti a lungo termine che creano difficoltà per il bambino mentre matura.

  • Il " pensiero quasi magico " descrive "casi in cui le persone agiscono come se credessero erroneamente che la loro azione influenzi il risultato, anche se in realtà non hanno questa convinzione". Le persone possono rendersi conto che un'intuizione superstiziosa è logicamente falsa, ma agiscono come se fosse vera perché non si sforzano di correggere l'intuizione.


 
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