lunedì 4 gennaio 2021

Apollo

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Apollo (in greco antico: Ἀπόλλων, Apóllōn; in latino: Apollo) è una divinità della religione greca.
Dio del Sole (di cui traina il carro), di tutte le arti, della musica, della profezia, della poesia, delle arti mediche (il dio della medicina è infatti suo figlio Asclepio), delle pestilenze e della scienza che illumina l'intelletto, il suo simbolo principale è il Sole o la lira. In seguito fu venerato anche nella Religione romana.
In quanto Dio della poesia, è il capo delle Muse. Viene anche descritto come un provetto arciere in grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo osteggiavano. In quanto protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è anche venerato come Dio oracolare capace di svelare, tramite la sacerdotessa, detta Pizia, il futuro agli esseri umani; anche per questo era adorato nell'antichità come uno degli dei più importanti del Dodekatheon.


Culto di Apollo

Apollo in Grecia

Apollo era uno degli Dèi più celebri ed influenti nell'antica Grecia; ed erano due le città che si contendevano il titolo di luoghi di culto principali del dio: Delfi, sede del già citato oracolo, e Delo. L'importanza attribuita al dio è testimoniata anche da nomi teoforici come Apollonio o Apollodoro, comuni nell'antica Grecia, dalle molte città che portavano il nome di Apollonia, dall'ideale del koûros (κόρος, "giovane"), che gli appartiene e dà il "suo carattere peculiare alla cultura greca nel suo complesso". Il Dio delle arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto sparsi, oltre che sul territorio greco, anche nelle colonie disseminate sulle rive africane del Mediterraneo, nell'esapoli dorica in Caria, in Sicilia e in Magna Grecia.
Come divinità greca, Apollo è figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una delle tre personificazioni della Luna (Luna crescente), insieme a Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).
Nella tarda antichità greca Apollo venne anche identificato come dio del Sole, ed in molti casi soppiantò Helios quale portatore di luce e auriga del cocchio solare. Nella Religione romana, non aveva nessuna controparte, ed il suo culto venne introdotto a Roma circa nel 421 a.C. In ogni caso, presso i Greci Apollo ed Helios rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Helios.

Apollo a Roma

A differenza di altri Dèi, Apollo non aveva un equivalente romano diretto: il suo culto venne importato a Roma dal mondo greco, ma fu mediato anche dalla presenza nei pantheon etrusco di un dio analogo, Apulu. Ciò avvenne in tempi piuttosto antichi nella storia romana, infatti fonti tradizionali riferiscono che il culto era presente già in epoca regia. Nel 431 a.C. ad Apollo fu intitolato un tempio in una località dove già sorgeva un sacello od un'area sacra di nome Apollinar come scrive Livio III, 63, 7, in occasione di una pestilenza che afflisse la città. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del Dio. Il culto venne incentivato poi, in epoca imperiale, dall'imperatore Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere un protetto del dio, che avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro Antonio; tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli Dèi romani più influenti. Dopo la battaglia di Azio l'imperatore fece rinnovare e ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio di Apollo Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri Sibillini. In onore del Dio, e per compiacere il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre carmen saeculare.


Apollo presso gli Etruschi

Nella religione etrusca è possibile trovare un corrispettivo di Apollo nel Dio dei tuoni Aplu o Apulo. Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del Dio etrusco sia derivata dal Dio greco. Quale dio della profezia presso gli Etruschi però trovava un corrispettivo anche in Suri.

Origini del culto

Le origini del culto apollineo si perdono nella notte dei tempi. È comunque opinione comune e consolidata tra gli studiosi che il culto del Dio sia relativamente recente e che, precedentemente ad Apollo, il santuario di Pito avesse una sua antichissima religione ctonia, legata al culto della Dea Madre. Lo stesso racconto di Eschilo su Apollo che riceve il santuario da Gea, Febe e Temi, tenderebbe a confermarlo. Una teoria però, basata sulla decifrazione degli enigmatici e tanto discussi documenti greci di Glozel (Vichy, Francia), tenderebbe ad ampliare il quadro mitico-storico interessante l'oracolo e collegherebbe la nuova, non identificata divinità, alla vicenda cadmea di Europa e a quella dell'alfabeto portato dallo stesso Cadmo in Beozia in periodo premiceneo. Divinità semitica che di quell'alfabeto, di provenienza siro-palestinese, era l'assoluta detentrice. Il santuario ctonio di Pito era stato dunque occupato, in qualche modo, da una divinità non greca (yh: da cui il noto successivo grido di IE, per Apollo "IEIOS") la quale però, a sua volta, venne grecizzata, secondo quanto fa intendere il noto racconto erodoteo (Historiae, I,61-62) sulla cacciata dei Cadmei, ovvero dei semiti, da parte degli Argivi. Tuttavia la divinità inglobata nella sfera della cultura greca manteneva alcuni dei caratteri orientali della divinità, come ad esempio l'ineffabilità, la figura androgina, l'aspetto di Dio cacciatore ed inseguitore del lupo (da cui Apollo Liceo), le qualità di Dio ambiguo od obliquo (Lossia) ma, per chi sapeva capirlo rettamente, salvatore e liberatore. Con la calata dei Dori (XII -XI secolo a.C.), una volta annientati i Micenei, il santuario, verosimilmente, subì l'umiliazione e la distruzione dei vincitori e solo verso il IX - VIII secolo a.C. fu riaperto e si risollevò, ma con un Lossia del tutto trasformato e in linea con la nuova Religione. Il potentissimo Dio androgino di origine semitica entrerebbe così a far parte della sacra famiglia olimpica, sdoppiandosi in Apollo e Artemide e diventando figlio di Zeus e di Leto. Sempre secondo questa teoria, supportata da accertati documenti, la famosa E apud Delphos (la lettera alfabetica epsilon posta tra le colonne nell'ingresso del santuario apollineo) di cui scrive Plutarco, la "E" che stava alla base dell'epifonema esprimente 'acuto dolore' (Esichio) dei fedeli, potrebbe fornire la prova che il nome di Apollo (mai sufficientemente compreso e spiegato dagli studiosi: Farnell, Kern, Hrozny, Nilsson, Cassola, ecc.) fosse derivato da un A/E -pollòn (il grido di dolore "ah!,eh!" esclamato più volte, così come testimoniano la letteratura greca tragica e paratragica).
Nell'età del bronzo greca non esistono attestazioni (almeno nelle tavolette di lineare B note) ad Apollo. Ne esistono invece numerose per il dio Paean (Παιών-Παιήων), un epiteto di Apollo in età classica, noto in Acheo come pa-ja-wo-ne (e collegato con numerosi santuari antichi di Apollo). Paean è il guaritore degli Dèi, ed il Dio della magia e del canto (da cui peana) magico-profetico. Come Dio della cura Paean compare anche nell'Iliade, dove, significativamente, non è completamente sovrapposto con Apollo (che parteggia esclusivamente per i troiani).
Infatti esisteva un importante Dio anatolico, (forse connesso con l'antica religione indoeuropea, e simile al Dio vedico Rudra o meglio alla coppia Rudra-Shiba) noto come Aplu (stranamente lo stesso nome dell'Apollo etrusco) che è un Dio terribile, legato alla malattia, ma anche alla cura, ed un potente arciere, forse anche un protettore della caccia e degli animali selvatici. Per gli Ittiti e gli Hurriti Aplu era il Dio della peste e della fine della pestilenza (come nell'Iliade). Per gli Hurriti soprattutto andava collegato agli Dèi mesopotamici Nergal e Šamaš. Molti culti anatolici sono legati alla profezia ed alle sacerdotesse (od anche ai sacerdoti) che cadono in trance mistica per profetizzare, proprio come le sacerdotesse di Apollo a Delfi. Apollo, come già ricordato, è uno degli Dèi che parteggiano per l'asiatica ed anatolica città di Troia nell'Iliade, forse elemento che nasconde una reminiscenza micenea, ovvero un Dio che durante la fine dell'età del bronzo non sarebbe ancora greco, ma decisamente anatolico, e sarebbe aggiunto agli olimpi solo in un momento successivo a quella guerra (si veda anche di seguito).
Sempre in età arcaica, con probabili connessioni al periodo miceneo, esistono dei riferimenti ad Apollo Smintheus, il Dio "ratto" legato all'agricoltura (forse una divinità pre-indeuropea, assunta a epiteto del Dio Apollo), ed in particolare ad Apollo Delfino. Questo epiteto di Apollo, molto venerato a Creta ed in alcune isole egee, potrebbe essere un Dio marino minoico. Ma Apollo poteva trasformarsi in tutti gli animali, fra cui proprio nei delfini, sovente raffigurati nell'arte minoica. Delfino (Delphinios) è un'etimologia alternativa a grembo (Delphyne) per il principale santuario del dio a Delfi. Sempre nella, per ora pressoché sconosciuta, Religione minoica esisteva una signora degli animali, collegabile ad Artemide-Diana, od anche a Britomarti/Diktynna (nome a sua volta presumibilmente di etimologia minoica), che presumibilmente avrebbe dovuto avere un doppio maschile. E se la divinità femminile è antesignana di Artemide, quella maschile è da porsi in riferimento ad Apollo. Inoltre i sacerdoti di Apollo a Delfi si definivano Labryaden, nome che a sua volta rimanda alla doppia ascia ed al labirinto, simboli religiosi importanti per i Cretesi. Tutti questi riferimenti secondo questa meticolosa ma discutibile analisi portano ad ipotizzare che nell'Apollo classico siano confluiti uno o più Dèi minoici o comunque pre-indeuropei della Grecia ed almeno un Dio anatolico.

Attributi ed epiteti

Apollo è normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la quale alcune leggende volevano che il Dio fosse nato e anche in virtù dell'epilogo del suo infatuamento per Dafne (che in greco significa lauro, alloro). Suoi attributi tipici sono l'arco, con le sue portentose frecce, e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri profetici. Animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare la musica ed il canto), ed ancora i falchi, i corvi, i delfini, in cui spesso il dio amava trasformarsi ed i serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E ancora il gallo, come simbolo dell'amore omosessuale, diversi, infatti, gli uomini di cui il Dio s'innamorò. Altro simbolo di Apollo è il grifone, animale mitologico di lontana origine orientale.
Come molti altri Dèi greci, Apollo ha numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli, poteri ed aspetti della personalità del Dio stesso. Il titolo di gran lunga maggiormente attributo ad Apollo (e spesso condiviso dalla sorella Artemide) era quello di Febo, letteralmente "splendente" o "lucente", riferito sia alla sua bellezza sia al suo legame con il sole (o con la luna nel caso di Artemide). Quest'appellativo venne mutuato ed utilizzato anche dai Romani.
Altri epiteti del Dio sono:
  • Akesios o Iatros, dal comune significato di guaritore e riferiti al suo ruolo di protettore della medicina, in quanto padre di Esculapio. In questo senso, i Romani gli diedero invece l'epiteto di Medicus, ed un tempio della Roma antica era dedicato appunto all'Apollo Medico.
  • Alexikakos' o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia - o tiene lontano - il male". Un simile significato ha anche l'appellativo di Averruncus che gli diedero i Romani. Questi appellativi si riferivano, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, al suo potere di scatenare - e dunque anche di tener lontane - malattie e pestilenze.
  • Aphetoros (dio dell'arco) ed Argurotoxos (dio dall'arco d'argento), in quanto patrono degli arcieri e provetto tiratore lui stesso. I Romani lo definivano invece Articenens, "colui che porta l'arco".
  • Archegetes, "colui che guida la fondazione", in quanto patrono di molte colonie greche oltremare.
  • Lyceios e Lykegenes, che possono essere sia un riferimento al lupo, animale a lui sacro, che alla terra di Licia, la regione nella quale alcune leggende riportavano che Apollo fosse nato.
  • Loxias (l'oscuro) e Coelispex (colui che scruta i cieli) con riferimento alle sue capacità oracolari.
  • Musagete (guida delle Muse) in quanto fu lui a convincerle ad abbandonare la loro antica dimora, il monte Elicona, portandole a Delfi e divenendo il loro protettore.
  • Targelio in quanto apportatore del fecondo calore che matura i prodotti della terra.

Mitologia

Vengono di seguito riportati i fatti più rilevanti riferiti ad Apollo dai miti tradizionali greci.

Nascita

Apollo nacque, come sua sorella gemella Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con Leto. Quando Era seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta proibì alla partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, la donna vagò fino a giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al suolo. Essendo perciò Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce Apollo ed Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto.
Altri miti riportano che la vendicativa Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire Ilizia, dea del parto. Solo l'intervento degli altri Dèi, che offrirono alla regina dell'Olimpo una collana di ambra lunga nove metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento. I miti riportano che Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia in seguito aiutato la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato, nel momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro, poiché era il settimo giorno del mese.
Ancora altri dicono che Era avesse mandato un serpente sulla Terra per seguire Leto tutta la vita impedendo così a chiunque di ospitarla e darle un rifugio. Leto vagò per molto tempo ma Poseidone, impietosito dalla sua situazione, lasciò che si rifugiasse in mare (dato che letteralmente non era terra) visto che lui, essendo il fratello di Zeus, poteva permettersi di sfidare Era.

Giovinezza: L'uccisione di Pitone e istituzione dell'Oracolo di Delfi

Poco più che bambino, Apollo si cimentò nell'impresa di uccidere il drago Pitone, colpevole di aver tentato di stuprare Leto mentre questa era incinta del dio. Partito da Delo, Apollo subito si diresse verso il monte Parnaso, dove si celava il serpente Pitone, nemico di sua madre, e lo ferì gravemente con le sue frecce forgiate da Efesto. Pitone si rifugiò presso l'oracolo della Madre Terra a Delfi, città così chiamata in onore del mostro Delfine, compagna di Pitone; ma Apollo osò inseguirlo anche nel tempio e lo finì dinanzi al sacro crepaccio. La Madre Terra, oltraggiata, ricorse a Zeus che non soltanto ordinò ad Apollo di farsi purificare a Tempe, ma istituì i giochi Pitici in onore di Pitone, e costrinse Apollo a presiederli per penitenza. Apollo, invece di recarsi a Tempe, andò a Egialia in compagnia della sorella Artemide, per purificarsi; e poiché il luogo non gli piacque, salpò per Tarra in Creta, dove re Carmanore eseguì la cerimonia di purificazione. Al suo ritorno in Grecia, Apollo andò a cercare Pan, il dio arcade dalle gambe di capra e dalla dubbia reputazione, e dopo avergli strappato con blandizie i segreti dell'arte divinatoria, si impadronì dell'oracolo delfico e ne costrinse la sacerdotessa, detta pitonessa o la Pitia, a servirlo.

Apollo e Tizio

Leto si era recata con Artemide a Delfi, dove si appartò in un sacro boschetto per adempiere a certi riti. Era, per vendicarsi di Leto suscitò un forte desiderio al gigante Tizio, che stava tentando di violentarla, quando Apollo e Artemide, udite le grida della madre, accorsero e uccisero Tizio con nugolo di frecce: una vendetta che Zeus, padre di Tizio, giudicò atto di giustizia. Nel Tartaro Tizio fu condannato alla tortura con le braccia e le gambe solidamente fissate al suolo e due avvoltoi gli mangiavano il fegato.

Apollo, Marsia e i figli di Niobe

Altre azioni che gli sono state attribuite dai miti durante la giovinezza, non furono così nobili: il Dio sfidò il satiro Marsia (o, secondo altre fonti, venne da questi sfidato) in una gara musicale di flauto; in seguito alla vittoria, per punire l'ardire del satiro, che si era impudentemente vantato di essere più bravo di lui, lo fece legare a un albero e scorticare vivo. Un altro mito racconta invece come si vendicò terribilmente di Niobe, regina di Tebe, la quale, eccessivamente fiera dei suoi quattordici figli (sette maschi e sette femmine), aveva deriso Leto per averne avuti solo due. Per salvare l'onore della madre, Apollo, insieme a sua sorella Artemide, utilizzò il suo terribile arco per uccidere la donna ed i suoi figli, risparmiandone solo due.

Apollo ed Admeto

Quando Zeus uccise Asclepio, figlio di Apollo, come punizione per aver osato resuscitare i morti con il suo talento medico, il dio per vendetta massacrò i ciclopi, che avevano forgiato i fulmini di Zeus. Stando alla tragedia di Euripide Alcesti, come punizione per questo suo gesto Apollo venne costretto dal padre degli dèi a servire l'umano Admeto, re di Fere, per nove anni. Apollo lavorò dunque presso il re come pastore, e venne da costui trattato in modo tanto gentile che, allo scadere dei nove anni, gli concesse un dono: fece sì che le sue mucche partorissero solo figli gemelli. In seguito, il Dio aiutò Admeto a ottenere la mano di Alcesti, che per volere del padre sarebbe potuta andare in sposa solo a chi fosse riuscito a mettere il giogo a due bestie feroci: Apollo gli regalò dunque un carro trainato da un leone ed un cinghiale.

Apollo ed Orfeo

Orfeo era un suonatore di cetra. Perse sua moglie Euridice, per cui tentò di salvarla dagli Inferi ma non ci riuscì. Sedusse Persefone con la sua musica e in cambio chiese di riportare in vita Euridice e lei acconsentì ad un solo prezzo: non dovette guardare sua moglie finché non fossero stati all'uscita degli Inferi. Ma lui, quasi alla fine del corridoio che conduceva alla salvezza, si girò e lei morì per sempre. Disperato tentò il suicidio e distrusse la sua cetra. Così Apollo, lo prese con sé e lo portò sull'Olimpo.

Apollo ed Ermes

Un mito degli inni omerici racconta dell'incontro tra il giovane Ermes e Apollo. Il Dio dei ladri, appena nato, sfuggì infatti alla custodia della madre Maia ed iniziò a vagabondare per la Tessaglia, fino a imbattersi nel gregge di Admeto, custodito da Apollo. Ermes riuscì con uno stratagemma a rubare gli animali e, dopo essersi nascosto in una grotta, usò gli intestini di alcuni di essi per confezionarsi una lira; un'altra leggenda a questo proposito parla invece di un guscio di tartaruga. Quando Apollo, infuriato, riuscì a rintracciare Ermes e a pretendere, con l'appoggio di Zeus, la restituzione del bestiame, non poté fare a meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono, ed accettò infine di lasciare ad Ermes il maltolto, in cambio della lira, che sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli sacri. Divenne quindi il Dio della musica, mentre Ermes venne considerato anche come il Dio del commercio. La lira poi passò a Orfeo; alla morte di questi, Apollo decise di tramutarla in cielo nell'omonima costellazione.

Apollo ed Oreste

Apollo ordinò a Oreste, tramite il suo oracolo di Delfi, di uccidere sua madre Clitennestra; per questo suo crimine Oreste venne a lungo perseguitato dalle Erinni.

Apollo durante la guerra di Troia

L'inizio del'Iliade di Omero vede Apollo schierato a fianco dei Troiani, durante la guerra di Troia. Il Dio era infatti infuriato con i Greci, ed in particolare con il loro capo Agamennone, per il rapimento da questi perpetrato di Criseide, giovane figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Per vendicare l'affronto, il Dio decimò le schiere achee con le sue terribili frecce, fino a che il capo dei greci non acconsentì a rilasciare la prigioniera, pretendendo in cambio Briseide, schiava di Achille. Questo fatto provocò l'ira dell'eroe mirmidone, che è uno dei temi centrali del poema.
Apollo continuò comunque a parteggiare per i Troiani durante la guerra: in un'occasione salvò la vita a Enea, ingaggiato in duello da Diomede. Da non dimenticare, infine, l'importantissimo aiuto che il Dio offrì ad Ettore e ad Euforbo nel combattimento che li vedeva avversari del potente Patroclo, amico intimissimo ed allievo del valoroso Achille; il Dio infatti, oltre ad aver stordito il giovane, che i Troiani avevano scambiato per il re mirmidone, vista l'armatura che indossava, lo privò di quest'ultima sciogliendola come neve al sole. Distrusse perfino la punta della lancia con cui Patroclo stava mietendo vittime tra le file troiane. Fu infine Apollo a guidare la freccia scoccata da Paride che colpì Achille al tallone, l'unico suo punto debole, uccidendolo.

Amori di Apollo

Apollo e Daphne

Un giorno, Cupido, stanco delle continue derisioni di Apollo, che vantava il titolo di dio più bello, di essere il dio della poesia nonché un arciere migliore di lui, colpì il dio con una delle sue frecce d'oro, facendolo cadere perdutamente innamorato della ninfa Daphne. Allo stesso tempo però, colpì anche la ninfa con una freccia di piombo arrugginita e spuntata in modo che rifiutasse l'amore di Apollo e addirittura rabbrividisse per l'orrore alla sua vista. Perseguitata dal dio innamorato, la ninfa, piangendo e gridando, chiese aiuto al padre Penéo, dio del fiume omonimo, che la tramutò in una pianta di lauro (alloro). Apollo pianse abbracciando il tronco di Daphne che ormai era un albero. Per questo il lauro divenne la pianta prediletta da Apollo con la quale era solito far ornare i suoi templi e anche i suoi capelli.

Apollo e Giacinto

Uno dei miti più conosciuti riferiti al Dio è quello della sua triste storia d'amore con il principe spartano Giacinto, mito narrato, fra gli altri, da Ovidio nelle sue Metamorfosi. I due si amavano profondamente, quando un giorno, mentre si stavano allenando nel lancio del disco, il giovane venne colpito alla testa dall'attrezzo lanciato da Apollo, spintogli contro da Zefiro, geloso dell'amore fra i due. Ferito a morte, Giacinto non poté che accasciarsi tra le braccia del compagno che, impotente, lo trasformò nel rosso fiore che porta il suo nome, e con le sue lacrime tracciò sui suoi petali le lettere άί (ai), che in greco è un'esclamazione di dolore. Saputo che Tamiri, un pretendente "scartato" da Giacinto, reputava di superare le muse nelle loro arti, il Dio andò dalle sue allieve per riferire tali parole. Le muse, allora, privarono Tamiri, reo di presunzione, della vista, della voce e della memoria.

Apollo e Cassandra

Per sedurre Cassandra, figlia del re di Troia Priamo, Apollo le promise il dono della profezia. Tuttavia, dopo aver accettato il patto, la donna si tirò indietro, rimangiandosi la parola data. Il Dio allora, sputandole sulle labbra, le diede sì il dono di vedere il futuro, ma la condannò a non venir mai creduta per le sue previsioni. La previsione più tragica ed inascoltata di Cassandra fu la caduta di Troia.

Apollo e Marpessa

Apollo amò anche una donna chiamata Marpessa, che era contesa fra il Dio e l'umano chiamato Ida. Per dirimere la contesa tra i due intervenne addirittura Zeus che decise di lasciare la donna libera di decidere; questa scelse Ida, perché consapevole del fatto che Apollo, essendo immortale, si sarebbe stancato di lei quando l'avesse vista invecchiare.

Apollo e Melissa

Secondo un altro mito, Apollo s'innamorò della ninfa Melissa. Fu un amore profondo ed incondizionato, ed il dio lasciò spazio soltanto alla fedele e totale devozione per la fanciulla piuttosto che adempiere i suoi doveri da divinità del Sole. Il carro del Sole venne quindi sempre meno guidato e trasportato, e il mondo cadeva sempre più nelle tenebre. Allora, per un decreto di entità superiori, Apollo venne punito e la ninfa venne trasformata in un'ape regina. Fu così che la meschina ragione infranse il cuore del dio.

Figli di Apollo

Come tutti gli Dèi greci, le leggende riportano come Apollo ebbe molti figli, da unioni con donne mortali e non.
Da Cirene, ebbe un figlio di nome Aristeo.
Da Ecuba, moglie di Priamo e regina di Troia, ebbe un figlio di nome Troilo, che venne ucciso da Achille
Il figlio più noto di Apollo è però certamente Asclepio, Dio della medicina presso i Greci. Asclepio nacque dall'unione fra il dio e Coronide; quest'ultima però, mentre portava in grembo il bambino, si innamorò di Ischi e fuggì con lui. Quando un corvo andò a riferire l'accaduto ad Apollo, questi dapprima pensò a una menzogna, e fece diventare il corvo nero come la pece, da bianco che era. Scoperta poi la verità, il dio chiese a sua sorella Artemide di uccidere la donna. Apollo salvò comunque il bambino, e lo affidò al centauro Chirone, perché lo istruisse alle arti mediche. Come ricompensa per la sua lealtà, il corvo divenne animale sacro del dio e venne dotato da Apollo del potere di prevedere le morti imminenti. In seguito Flegias, padre di Coronide, per vendicare la figlia diede fuoco al tempio di Apollo a Delfi, e venne per questo ucciso dal Dio e scaraventato nel Tartaro.

Amanti e figli di Apollo


  1. Acacallide - Figlia di Minosse
    1. Nasso - Insediato nell'isola
    2. Mileto - Fondatore della città
    3. Anfitemi - Pastore libico
  2. Azia maggiore - Donna romana
    1. Augusto - Imperatore romano
  3. Calliope - Musa della Poesia epica
    1. Orfeo - Celebre musico
    2. Ialemo - Dio del canto nuziale
    3. Imeneo - Dio del matrimonio
  4. Cirene[7] - Ninfa tessala
    1. Aristeo[7] - Custode di mandrie
  5. Coricia - Ninfa del Parnaso
    1. Licoreo - Re di Licorea
  6. Coronide[7] - Ninfa Lapita
    1. Asclepio[7] - Dio della medicina
  7. Creusa - Violentata dal dio
    1. Ione - Sacerdote di Delfi
  8. Danaide - Ninfa
    1. Cureti - Popolo Etolo
  9. Dia - Figlia di Licaone
    1. Driope - Re dell'Arcadia
  10. Driope - Amadriade
    1. Anfisso - Fondatore di Ela
  11. Ecuba - Regina troiana
    1. Ettore - Eroe troiano
    2. Polidoro - Ucciso da Polimestore
    3. Troilo - ucciso da Achille
  12. Ftia - Eponima della regione
    1. Doro
    2. Laodoco
    3. Polipete - Ucciso da Etolo
  13. Manto - Indovina, figlia di Tiresia
    1. Mopso - Celebre indovino
  14. Procleia - Troiana
    1. Tenete - Eroe di Tenedo
    2. Emitea - Principessa di Tenedo
  15. Psamate - Principessa di Argo
    1. Lino - Sbranato da cani
  16. Reo - Discendente di Dioniso
    1. Anio - Sovrano di Delfi
  17. Rodope - Ninfa
    1. Cicone - Capostipite dei Ciconi
  18. Talia - Musa della Commedia
    1. Coribanti - Seguaci di Dioniso
  19. Tiria - Figlia di Anfinomo
    1. Cicno - Abitante dell'Etolia
  20. Urania[7] - Musa dell'Astronomia e della geometria
    1. Lino[7] - Notevole musico

Influenza culturale

Il celebre progetto spaziale Apollo della NASA, che negli anni sessanta portò l'uomo sulla luna, deve il suo nome proprio al dio greco, in quanto protettore delle colonie e dei pionieri.
Famosa è la filastrocca popolare dedicata ad Apollo e al suo fantomatico "figlio" Apelle (tra l'altro, un pittore realmente esistito):


Apelle, figlio di Apollo,

fece una palla di pelle di pollo,

tutti i pesci vennero a galla

per vedere la palla di pelle di pollo
fatta da Apelle, figlio di Apollo.




domenica 3 gennaio 2021

Escludendo gli alieni cosa possono essere gli u.f.o?

 



Veicoli sperimentali, umani che vengono da un futuro cosí distante che il loro aspetto é diverso dal nostro o da una realtà parallela, esseri di un'altra dimensione (ultraterrestri). Se sono umani del futuro si spiegherebbe il loro aspetto diverso ma simile al nostro (i famosi grigi) mentre se vengono da realtà parallele o da altre dimensioni si spiegherebbe il perché di certe anomalie come: l'essere invisibili all'occhio umano ma comparire nelle foto o perché nei casi di avvistamenti del secondo tipo (con evidenza fisica) appaiono in modo diverso ai testimoni presenti. Anni fa il giornalista John Keel, sorpreso dalle analogie tra il fenomeno UFO e i fenomeni psichici elaborò la teoria del superspettro. Secondo essa gli UFO non sarebbero altro che la manifestazione fisica nel nostro mondo di esseri di un'altra dimensione o di esseri che vivono insieme a noi da sempre ma che non possiamo vedere perché siamo limitati dai nostri sensi. Secondo Keel alla vista di un essere simile il nostro cervello per non impazzire elaborerebbe un autoinganno, facendocelo apparire in una forma a noi piú familiare. Per questo in molti casi i testimoni di un avvistamento danno versioni diverse degli UFO o gli extraterrestri appaiono nelle foto ma risultano invisibili ad occhio nudo. Keel si spinse a dire che nei secoli gli uomini hanno scambiato questi esseri a seconda delle epoche per: fantasmi, demoni, fate, gnomi o piú di recente per spiriti o extraterrestri. Questo spiegherebbe anche perché gli extraterrestri appaiono cosí diversi a seconda delle epoche, da quelli di aspetto nordico degli anni '50 a quelli rettiliani di oggi.


sabato 2 gennaio 2021

Perché il governo degli Stati Uniti ha nascosto l'esistenza degli UFO mantenendo allo stesso tempo segreto che li stavano monitorando e indagando (AATIP)?

 


Ci sono tre ragioni principali. Uno basato su ciò che ha fatto il governo degli Stati Uniti, e due che sospetto siano vere perché so come pensa il governo.

(1) Il governo degli Stati Uniti non crede che l'umanità possa gestire la verità che la Terra è visitata da civiltà extraterrestri. Hanno commissionato uno studio sull'impatto della rivelazione che la Terra è visitata da vita extraterrestre e intelligente circa settant'anni fa dal Brookings Institute. Predissero caos di massa, panico e disordini civili, specialmente tra i segmenti religiosi della nostra società. Sebbene molti credano che l'umanità sia cambiata dalla fine degli anni Quaranta, la politica di negazione del governo rimane. L'unica organizzazione all'interno del governo che sembra voler sostenere la divulgazione in una forma limitata è la US Navy. Tutti gli altri rami militari, così come le tre agenzie di stampa, sono completamente contrarie.

(2) La completa divulgazione metterebbe fuori mercato l'industria petrolifera e rovinerebbe l'economia. Se rivelassimo tutto ciò che sappiamo, alla fine sorgerebbe la domanda: "Come vengono alimentati gli UAP?" È lecito ritenere che non si affidino alla benzina. Il "tictac" nel primo video che il Pentagono ha rilasciato alla fine del 2017 non aveva sbocchi di alcun tipo, come quelli per jet o missili. L'IR sui getti non ha rilevato pennacchi di calore. E mentre i nostri jet potevano rimanere in volo solo un'ora senza fare rifornimento, il tictac (e gli altri nell'ultimo video) sembrava essere in grado di rimanere in volo indefinitamente. Usano sistemi di alimentazione e sistemi di propulsione molto diversi dai nostri.

Se dovessimo capire come replicare la loro fonte di energia e usarla nei nostri aerei, automobili e persino per alimentare le nostre case, l'industria dei combustibili fossili da un trilione di dollari crollerebbe, e forse il resto dell'economia terrestre con essa. Il governo degli Stati Uniti non vuole che ciò accada e si può credere che anche figure oscure dell'industria petrolifera stiano facendo pressioni sul governo per mantenere segreta la questione.

(3) Paura. Il tictac ha superato le nostre attuali attrezzature all'avanguardia in ogni modo. Il tictac è sceso da un'altezza di 28.000 piedi a pochi piedi sopra l'oceano in 0,78 secondi. Penso che ciò equivalga a una velocità di circa Mach 30. Che supera di gran lunga la velocità di uno qualsiasi dei nostri jet da combattimento. Inoltre, si è verificato un arresto improvviso. Qualsiasi imbarcazione che andasse così veloce e si fermasse improvvisamente ucciderebbe il suo equipaggio a causa delle forze g. Ma il tictac ha reso impossibili arresti improvvisi e svolte improvvise ai nostri attuali caccia a reazione. Inoltre, potrebbe scomparire e riapparire a miglia di distanza. Quindi, se dovessimo entrare in un conflitto armato con loro, non durerebbe a lungo. Il governo non vuole ammetterlo.

Alcuni punti di chiusura. AATIP è solo uno dei numerosi gruppi che lavorano sullo studio di questo fenomeno. Una buona parte del lavoro viene svolta da appaltatori della difesa come Bigelow Aerospace. Il budget dell'AATIP era di 20 milioni di dollari. In effetti, probabilmente stiamo spendendo miliardi. Poiché AATIP ha avuto molto successo secondo il suo alto funzionario Elizando, puoi scommettere che i gruppi che studiano questo fenomeno hanno ottenuto più soldi.

Il mio ultimo punto è che abbiamo velivoli molto più avanzati degli F-18 Super Hornet che hanno incontrato i tictac, ma pochissimi. Mi vengono in mente due: il caccia a due uomini X-22 (non F-22) e il TAW-50, enormemente potenti, ma credo che ne abbiamo solo una ventina. Non abbiamo idea di quanti tictac ci siano. Potrebbe esserci una nave madre con migliaia di loro dall'altra parte della luna. Sappiamo che il tictac può bloccare il nostro radar. Non abbiamo idea di cosa siano le capacità offensive. Ogni volta che inviamo un combattente ad abbattere un UAP, il combattente si schianta o scompare. Questo non è vero solo per i nostri combattenti, ma anche per quelli appartenenti a Russia e Cina.




venerdì 1 gennaio 2021

Bagiennik

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Bagiennik è il nome dato ai demoni dell'acqua nella mitologia slava.
Queste creature vivevano rintanate nelle profondità di laghi e fiumi. Talvolta potevano essere scorte in stagni e paludi, quando mettevano la testa fuori della superficie dell'acqua per respirare e per vedere cosa succedeva nei dintorni. Erano in grado di schizzare una sostanza viscida e oleosa dalle narici poste in mezzo agli occhi o sulla fronte. Questa sostanza era talmente calda da bruciare chi ne veniva colpito, ma si diceva anche che possedesse delle incredibili proprietà guaritrici per reumatismi, ferite profonde, indigestione, malattie del cuore e persino infertilità. La presenza dei bagiennik poteva essere riconosciuta dalle bolle sulla superficie dell'acqua o dal fatto che questa diventava improvvisamente scura e melmosa per poi ritornare subito limpida e tranquilla. Il dio dei bagiennik è Wąda, Signora dei laghi e dei corsi d'acqua torbidi e poco profondi, conosciuta anche come la Regina dei prati subacquei.

giovedì 31 dicembre 2020

Shango

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Shango (trascritto anche come Sango, Xangô, Chango e in altre varianti) è un importante orisha (dio o semidio) della mitologia yoruba. È associato soprattutto con l'etnia oyo, di cui rappresenta un antenato mitico. È una divinità potente, associata al fuoco e al tuono, e ha un ruolo importante anche nei culti afro-americani derivati dalla religione yoruba, come il candomblé, santeria e vudù.

Origine del mito

La tradizione orale yoruba descrive Shango come re dell'Impero Oyo, figlio del re fondatore Oranian e di sua moglie Torosi. Da un punto di vista storico, questo collocherebbe la sua vita intorno al XV secolo. Il suo regno viene ricordato come un periodo di grande prosperità, durante il quale l'impero crebbe fino a unificare tutto il popolo yoruba. Nella trasposizione mitologica e religiosa, questa prosperità si riflette nella magnificenza tipica dei rituali del culto di Shango, ricchi di colori, forme e simboli diversi.

Figura mitologica e simbologia

Shango è associato al fuoco, al fulmine e al tuono; ha un carattere violento e vendicativo, cacciatore e saccheggiatore, virile e coraggioso; è un giustiziere, e castiga i bugiardi, i ladri e malfattori. Per queste caratteristiche, sia in epoca coloniale che post-coloniale Shango è stato frequentemente considerato come il simbolo della lotta dei neri contro l'oppressione da parte dei bianchi.
A seconda delle tradizioni, Shango viene annoverato come figlio della dea-madre Yemaja o di Obatala, messaggera e intermediaria degli dèi, che lo avrebbe concepito con Aganju, signore del fiume. Ha avuto numerose mogli e amanti, fra cui spiccano le figure di Obá (la prima moglie), Oxum (la seconda) e Oya (la moglie preferita).
Shango viene spesso rappresentato con un'arma chiamata Oxê, un'ascia bipenne, che rappresenta l'azione rapida ed efficace della giustizia. Negli altari in onore di Shango compare spesso una scultura che rappresenta una donna dallo sguardo tranquillo e distaccato che dona quest'arma al dio-eroe.
Nel culto yoruba di Shango vengono spesso impiegate maschere con le sembianze di una testa di ariete. Questo elemento ha portato diversi ricercatori, fra cui Basil Davidson a postulare un legame fra la cultura yoruba e quella di Kush, presso cui l'ariete aveva un ruolo simbolico fondamentale.
Il numero sacro di Shango è il sei.

Racconti tradizionali

Il concepimento di Shango da Obatala è oggetto di un racconto yoruba. Si narra che un giorno Aganju non voleva concedere a Obatala il permesso di attraversare il fiume. Quest'ultima cercò di aggirare il divieto trasformandosi in una piacente donna e lasciandosi circuire da Aganju, e dalla loro unione fu concepito Shango.
Un altro racconto tradizionale sull'infanzia e la gioventù di Shango descrive il suo incontro col padre in un bosco. Aganju non lo riconobbe, e cercò di ucciderlo per mangiarlo. L'orixa Oya, accortasi del pericolo, corse ad avvertire Obatala, che in origine era signora dei fulmini; Obatala trasferì a Oya il proprio potere, e questa salvò Shango dando fuoco al bosco. Shango sarebbe in seguito diventato egli stesso signore del fuoco.

Nelle religioni sincretiche

Nelle religioni sincretiche in cui ogni divinità tradizionale viene identificata con un santo della tradizione cristiana, Xangô viene in genere identificato con San Gerolamo, a San Giuda Taddeo. A Cuba in particolare si identifica con Santa Barbara.

Nella archeologia

La notizia pubblicata sulle Scienze può sembrare contorta e ancora ufficiosa, ma in qualunque caso è riferita alla divinità Shango.
Un gruppo di archeologi dell'Università del Maryland hanno rintracciato nella città di Annapolis, un contenitore argilloso delle dimensioni di un pallone di calcio databile intorno al 1700. Al suo interno sono stati ritrovati innumerevoli frammenti di spille, proiettili e unghie utilizzati per esorcizzare gli spiriti e guidare le forze soprannaturali. La manifattura è attribuita a quella africana per quanto riguarda la conoscenza di amuleti e delle pratiche religiose, mentre i materiali usati sembrano tipicamente locali (Nordamericani). L'archeologo Matthew D.Cochran della University College di Londra che ha avuto il merito ed il privilegio di dissotterrare il reperto ritiene che sia associato al culto di Shango.



mercoledì 30 dicembre 2020

Nefilim

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L'appellativo nephilim (in ebraico נפלים), presente nell'Antico testamento (Torah), in diversi libri non canonici del Giudaismo e in antichi scritti cristiani, si riferisce ad un popolo presente sulla terra al tempo dell'incrocio tra i "figli del vero Dio" (Gen 6:4 = 1 Ora avvenne che quando gli uomini cominciarono a crescere di numero sulla superficie del suolo e nacquero loro delle figlie, 2 allora i figli del [vero] Dio notavano che le figlie degli uomini erano di bell'aspetto; e si prendevano tutte quelle che scelsero. 3 Dopo ciò Dio disse: "Il mio spirito non agirà certo indefinitamente verso l'uomo, in quanto egli è anche carne. Pertanto i suoi giorni dovranno ammontare a 120 anni. 4 I Nephilim mostrarono d'essere sulla terra in quei giorni, e anche Dopo, quando i figli del [vero] Dio continuarono ad avere relazione con le figlie degli uomini, ed esse partorirono loro dei figli; Con "figli del vero Dio" s'intende una parte di quegli angeli che si sono ribellati insieme a Satana. Avere rapporti con le "figlie degli uomini" era contro la loro natura e i rapporti con le donne umane sono stati guidati solo dalla loro perversione) e le "figlie degli uomini", come narra il racconto biblico (Vedi Genesi 6:1-8). Il termine è utilizzato anche riguardo ai giganti che abitavano la terra di Canaan (Numeri 13:33). Un termine simile ma con un suono diverso viene utilizzato nel Libro di Ezechiele 32:27 e si riferisce ai guerrieri filistei morti.

Il nome

Nella Bibbia la parola nephilim viene spesso tradotta come "giganti" o "titani", mentre in altre traduzioni si preferisce mantenere il termine nefilim. La radice dunque più accreditata è l'aramaica "naphil" che significa letteralmente "giganti". Nella lingua aramaica esiste il termine AWS`[ [nephilà], un nome proprio che identifica la costellazione di Orione. A tal proposito molti studiosi sostengono che la radice "nephil" si riferisca alla costellazione di Orione: il termine "nephilim" sarebbe quindi il plurale di "nephila". Come dice la Bibbia, i Giganti erano inizialmente esseri umani. Altri studiosi, come il teologo americano Charles Calddweel Ryrie, sostengono che la radice etimologica di Nefilim sia "cadere", ossia cadere su di altri, dovuto al fatto che sarebbero stati uomini dalla forza inusitata. In ogni caso secondo Ryrie non erano la prole di quei matrimoni dai quali sarebbero nati eroi o uomini famosi.
Alcune versioni parlano di eroi famosi, guerrieri caduti o ancora angeli caduti; un'ennesima traduzione potrebbe essere quelli che sono precipitati, giacché il nome deriva dalla radice semitica nafal, che significa cadere.

I riferimenti biblici

Nella Genesi (Genesi 6:1-8) si legge:
«1Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, 2i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. 3Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni". 4C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi..»
(Genesi 6:1-8, versione CEI 2008)

L'interpretazione cristiana

I primi apologisti cristiani, come Tertulliano e soprattutto Lattanzio accolsero l'idea, presente chiaramente nel Libro di Enoch e negli scritti a esso correlati, che i "figli di Dio", i benei ha-elohim (בני האלהים: lett. "figli degli dèi") fossero gli angeli caduti, come sembra alludere anche il passo della Genesi. Tuttavia, in seguito Giulio Africano e Agostino d'Ippona condannarono l'idea che i cosiddetti "figli di Dio" potessero essere angeli. Nella Città di Dio, i figli di Dio sono fatti divenire i discendenti di Set. Altri suggeriscono che i "figli di Dio" in realtà fossero personaggi storici del passato, completamente umani, divinizzati dalla tradizione orale. I "figli di Dio" sono quindi individuati come i discendenti di Set, mentre i "figli degli uomini" come i discendenti di Caino. A conforto di questa ipotesi si richiama il fatto che lo scopo del diluvio universale inviato da Dio era quello di spazzare via dalla Terra quei nefilim che si erano resi così orgogliosi e depravati ai tempi di Noè. L'idea che esseri divini possano accoppiarsi con umani risulta controversa, specialmente tra molti cristiani che, citando un'interpretazione degli insegnamenti di Gesù nel Vangelo di Matteo, affermano che "gli angeli non si sposano" (Matteo 22:30; Marco 12:25) sebbene questo sia un concetto estrapolato dal contesto del verso, perché in Luca (Luca 20:34-36) Gesù afferma che i resuscitati non si sposano nel cielo, ma sono "come gli angeli". In questa ipotesi però resta inspiegato di come sia possibile che dall'unione tra i figli di Dio e le figlie degli uomini possano nascere dei giganti, che tra l'altro ricompaiono anche dopo il diluvio, dove vengono specificate anche le loro dimensioni.
  • La Chiesa ortodossa etiope accoglie il libro di Enoch come canonico.
  • La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni afferma che i figli di Dio erano i figli di uomini devoti a Dio e che le figlie degli uomini erano figlie di uomini che avevano rinnegato Dio.

Altre ipotesi

Alcuni esegeti, trovando sgradevole o blasfema l'idea della copulazione tra angeli e umani, hanno suggerito interpretazioni più figurative del concetto di Nefilim, proponendo l'idea che fossero una progenie di posseduti dai demoni. Alla luce delle speculazioni moderne sulle storie dei rapimenti, alcuni hanno inoltre ipotizzato che si trattasse di una descrizione arcaica di una forma d'inseminazione artificiale e di manipolazione genetica da parte di alieni.

I Nefilim e la para-storia

Vi sono stati alcuni tentativi di conciliare la mitologia con la scienza teorizzando che alla radice della mitologia vi siano elementi di verità nella forma di "leggenda" molto distorta. In questo contesto, i Nephilim sono stati associati con la popolazione di Atlantide, che alcuni sostengono essere in contatto o addirittura discendenti dagli extraterrestri.

I Nefilim come superstiti preistorici

La teoria prevalente per stabilire un legame tra la scienza e la Bibbia è quella che sostiene che i Nephilim fossero neandertaliani sopravvissuti (oppure i loro resti ossei), o forse un ibrido tra Homo sapiens e uomo di Neanderthal. Questa teoria assomiglia a quella che associa la leggenda dei draghi alle ossa di dinosauro (nella Bibbia forse indicati con il nome ebraico Tannin).
Molti studiosi pensano che l'uomo moderno abbia condiviso gli stessi territori dei neandertaliani per molti millenni, e che la regione del Vicino Oriente sia stata l'ultimo habitat per uno sparuto numero di tribù superstiti di H. neandertalensis. Dunque, è concepibile che sia rimasta una memoria popolare di queste tozze e forti creature, tramutata in leggenda evoluta successivamente in popolari racconti mitologici, più o meno adattati al loro gusto dalle varie civiltà. Ad esempio, in Sardegna, creature ancestrali, tozze e pelose sono raffigurate dalle maschere dei "Mamuthones".


La teoria degli antichi astronauti
Zecharia Sitchin ed Erich Von Daniken hanno scritto libri sostenendo che i Nephilim siano i nostri antenati e che noi siamo stati creati (con l'ingegneria genetica) da una razza aliena (per i sumeri gli Annunaki, per altre credenze i nordici o gli abitanti di Nibiru). Nei voluminosi libri di Sitchin si impiega l'etimologia della lingua semitica e traduzione delle tavolette in scritta cuneiforme dei Sumeri per identificare gli antichi dei mesopotamici con gli angeli caduti (i "figli degli Elohim" della Genesi). Osservando che tutti gli angeli vennero creati prima della Terra, lui constata che non possono essere della Terra... e dunque, potrebbero tutti essere considerati semanticamente come dei puri "extraterrestri".
Nei suoi libri David Icke presenta una teoria simile, nella quale esseri interdimensionali rettiliani servendosi dell'ingegneria genetica danno luogo a una progenie con tratti fisici di alta statura, pelle chiara, e suscettibilità a qualsiasi forma di suggestione ipnotica (che a suo parere, avviene quando i "demoni" posseggono la loro progenie e pretendono fedeltà), e afferma che questa linea di sangue è rimasta in controllo del mondo dai giorni dei Sumeri fino a oggi. Va detto, per completezza, che le teorie di David Icke sono considerate da alcune comunità di ufologi come vera e propria disinformazione.




martedì 29 dicembre 2020

Brooks Agnew



Brooks Alexander Agnew (Pasadena, ...) è un fisico e scrittore statunitense, noto per le sue pubblicazioni pseudoscientifiche e creazioniste, in cui sostiene una complessa cosmogonia derivante da un'interpretazione del Libro della Genesi.

Biografia

Nato in California, Agnew entrò nell'aviazione militare nel 1973, studiando come ingegnere elettronico. Dopo il servizio militare, frequentò la Brigham Young University, un istituto mormone gestito dalla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ed in seguito studiò presso la Tennessee Technological University, ottenendo infine un PhD in fisica.
Ha pubblicato un centinaio di articoli su vari argomenti, dalla spettroscopia al movimento trans-dimensionale nello spazio-tempo; nel 1998 è apparso nel documentario Holes in Heaven, commentando i presunti effetti deleteri del progetto di ricerca HAARP.
Oggi risiede in Kentucky, dove conduce un programma radiofonico domenicale e insegna matematica al Gaston College (Carolina del Nord).

Le pubblicazioni creazioniste

Agnew è stato coautore nel 2004 di un noto testo creazionista: The Ark of Millions of Years, seguito da un secondo volume nel 2006.
Nei due testi, Agnew sostiene che la Terra abbia due "stati" di età differenti.
Da una parte sostiene sia vecchia solo 7.000 anni, e che sia stata creata in sette giorni da Dio, secondo le teorie creazioniste. Tuttavia, sarebbe anche vecchia 4,5 miliardi di anni, compatibilmente con quanto affermato dalle conoscenze scientifiche attuali.
Agnew giustifica questa evidente contraddizione attribuendo ogni età ad una Terra diversa: esisterebbe quindi una "Terra Fisica" (che rispetta le evidenze scientifiche) e una "Terra Spirituale" (che sarebbe stata creata dal Dio cristiano solo pochi millenni fa). Secondo Agnew, l'unione di queste due "manifestazioni" costituirebbero il pianeta Terra come lo conosciamo.
Sempre secondo Agnew, nella Genesi si parlerebbe della creazione di due pianeti (uno "fisico" e uno "spirituale"), entrambi composti di sola acqua e separati da uno spazio in cui si sarebbe trovato il paradiso. Il pianeta d'acqua "spirituale", su cui sarebbe vissuto Noè, si sarebbe spostato "come un'arca" attraverso i "mari del cosmo", passando attraverso un buco nero ed arrivando fino al nostro sistema solare. Agnew sostiene che i buchi neri siano quindi stati creati da Dio appositamente per poter viaggiare da un capo all'altro dell'universo.
Una volta giunta nel nostro sistema solare, la terra d'acqua di Noè si sarebbe congiunta alla terra fisica, "unendo le polarità", affinché i "figli di Dio" potessero "sviluppare appieno il loro potenziale".
Nel testo Agnew parla anche dei Nephilim, una ipotetica razza di giganti alieni, con mani dotate di sei dita e dentature a file multiple. Questi Nephilim, che sarebbero le stirpi di giganti citati anche nella Bibbia, avrebbero corrotto il senso morale dell'umanità, con lo scopo di rendere il pianeta inabitabile.

La ricerca della Terra Cava

Agnew è un sostenitore della Teoria della Terra cava, recentemente ripescata dalla pubblicazione del libro Hollow Earth dell'autore statunitense David Standish (2006).
Secondo questa teoria, l'interno della terra sarebbe vuoto e sarebbe abitabile; i passaggi per questo spazio interno si troverebbero ai poli, e condurrebbero ad un nuovo mondo che si troverebbe sulla superficie interna della crosta terrestre. I sostenitori di questa tesi, che ha le sue origini in alcune teorie del XVII e XVIII secolo, rifiutano di accettare modelli scientifici affermati come la tettonica a zolle o la gravitazione.
Agnew, per dimostrare questa teoria, sin dal 2004 cercato di organizzare una crociera al Polo Nord con un rompighiaccio. Da questo progetto, denominato North Pole Inner Earth Expedition (NPIEE), ha anche tratto un film, un documentario promozionale sull'organizzazione e sulla futura esecuzione del viaggio.
Agnew ha promosso il viaggio come La più grande spedizione geologica della storia, ma ha avuto difficoltà a raccogliere i fondi necessari, rimandando di anno in anno.
Con la morte di Steve Currey, avventuriero americano e precedente organizzatore del viaggio deceduto il 26 giugno 2006 per tumore al cervello, Agnew ha preso il comando della spedizione.
Il viaggio si sarebbe dovuto tenere a bordo del rompighiaccio nucleare russo Yamal, una nave artica da 23000 tonnellate, lunga 150 metri ed equipaggiata da 100 uomini, potente di 75.000 cavalli vapore. La nave avrebbe dovuto essere equipaggiata con strumenti per cercare depressioni e variazioni sul fondo marino, per cercare il passaggio verso il "continente interno", un buco di 80-500 miglia di diametro che si troverebbe a 84.4 gradi nord e 41 gradi est, a circa 400 chilometri da Ellesmere Island. Il costo del biglietto avrebbe dovuto essere di circa 20.000$ per 13 giorni di viaggio.
La spedizione sarebbe dovuta partire da Murmansk, in Russia, e avrebbe dovuto passare nei pressi del Polo Nord, nella Terra di Francesco Giuseppe, e da lì partire in direzione nord-est, seguendo il percorso che il navigatore Olaf Jansen avrebbe seguito nel suo ipotetico viaggio del 1º luglio 1829, dove avrebbe trovato un'apertura nel ghiaccio e l'ingresso nella Terra Cava.
Agnew ha avvertito che il buco sul fondale avrebbe potuto essere "mascherato" dagli "abitanti dell'interno", che egli stesso ha identificato, all'interno del suo programma radiofonico in "8 razze principali e 200 razze minori". Tra queste razze vi sarebbero le Tribù perdute di Israele, delle etnie bibliche che sarebbero migrate nel Continente Nordico 2500 anni fa, nel 687 a.C. e sarebbero scomparse nel continente interno.
Il programma del viaggio, organizzato inizialmente da Currey e ripreso da Agnew, prevede che una volta trovato il passaggio la spedizione prosegua verso l'interno della Terra Cava, seguendo la linea costiera del Continente Interno e cercando il "Fiume Hiddekel", per poi risalire il corso della corrente fino alla "Città di Jehu", dove dovrebbe avvenire l'incontro con gli abitanti del Continente Interno, come (sostiene Agnew) sarebbe avvenuto a Jansen nel 1829.
Da Jehu i partecipanti alla spedizione, sostiene il programma di viaggio, dovrebbero proseguire il loro viaggio su una monorotaia che collega la città con i Giardini dell'Eden, che si troverebbero sotto il continente americano. Lì, nella "Città di Eden", la visita dovrebbe proseguire con un incontro con il "Re del Continente Interno".
La promozione del viaggio, programmato dal 26 giugno al 19 luglio 2007 ha ottenuto rilievo anche sulla stampa. Tuttavia, al 5 giugno 2007, il viaggio risulta nuovamente cancellato e rimandato al 2008.
Tra i partecipanti registrati sinora vi sono esperti di meditazione, mitologia e UFO, oltre che una troupe di documentaristi.



 
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